Skip to main content

 

La Crimea (in russo: Крым e in ucraino: Крим) è una penisola fra Russia e Ucraina. Si affaccia sul Mar Nero ed è collegata alla terraferma dall’istmo di Perekop che lo unisce alle regioni sudorientali dell’Ucraina. Dal 2018 è collegata alla Russia dal ponte di Crimea, situato sullo stretto di Kerč’. È de facto una repubblica federata della Russia, corrispondente grosso modo alla penisola omonima, fatta eccezione per la città di Sebastopoli.
La crisi della Crimea del 2014 è stata una crisi politica scoppiata nella penisola, la cui popolazione è per maggioranza di etnia russa, conclusasi con la separazione dall’Ucraina dopo l’intervento militare russo di occupazione del territorio. Il 16 marzo 2014 si è tenuto un referendum in base al quale le due entità della Repubblica autonoma di Crimea hanno sottoscritto il trattato di adesione alla Federazione Russa. Tale atto [qui] è considerato valido solo da una parte minoritaria della comunità internazionale.

In Crimea esistono diversi tipi di suoli, tra cui il chernozem che occupa oltre il 45% della penisola e contiene una quantità altissima di humus e calcio. Il Chernozem è molto fertile, resistente alla compattazione, alla lisciviazione, agli agenti atmosferici e alla formazione di croste. Attraverso questo terreno, il sistema radicale delle piante riceve la quantità ottimale di umidità e aria. A causa della sua composizione, il chernozem ha sempre un colore più o meno nero, che è una caratteristica tipica del suolo Crimeo. Nel sottosuolo ci sono anche depositi di varie risorse naturali, come minerale di ferro, sale, petrolio e gas e vengono estratti vari materiali da costruzione. La terra di Crimea, su cui è possibile dedicarsi tra l’altro all’allevamento del bestiame e all’agricoltura, ha reso la penisola oggetto di migrazioni consistenti. [qui] Proprio questa penisola, per la sua posizione strategica e per la sua ricchezza, è sempre stata oggetto di conflitti fra nazioni e martoriata da guerre senza fine il cui ricordo si perde nella notte dei tempi.

Le motivazioni che portano alla guerra sono sempre molto complesse. Tra queste: la rivendicazione di diritti (che può essere allo stesso tempo causa e conseguenza del conflitto); il cambiamento climatico e le devastazioni ambientali; lo sfruttamento e l’accaparramento delle risorse (acqua, petrolio, minerali, gas, terra e legname); gli interessi economici in senso lato, che si legano spesso alla pessima redistribuzione della ricchezza; la conquista di autonomia e indipendenza. Tutte queste ragioni spesso si intersecano tra loro e questo mix, insieme alle differenze culturali, religiose e di comunità, alimenta e prolunga la situazione di conflitto in maniera esponenziale. [qui]

I civili continuano ad essere le vittime per eccellenza di tutte le guerre. Secondo i dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti in emergenza, nel 2021 il numero di persone bisognose di aiuti umanitari è il più alto mai registrato. La situazione è ulteriormente peggiorata in questo ultimo mese. La stima dell’Alto commissariato Unchr prevede un esodo dall’Ucraina di almeno 4 milioni di persone, il dieci per cento della popolazione residente nello Stato. Un dato impressionante, preoccupante che contribuirà a ridefinire assetti geo-politici in mutamento e a massificare ulteriormente lo stato di povertà della popolazione di questa povera terra. Quella della Crimea è una delle storie politiche e sociali più travagliate dell’intero pianeta:

  • Nel 1261, in seguito al trattato di Ninfeo, i Genovesi sostituirono i Veneziani nel controllo degli stretti del Mar Nero e nel 1266 riuscirono a conquistare i porti e alcune città Crimee. Le città commerciali in mano ai genovesi vennero poi conquistate nel 1475 dal generale turco ottomano Gedik Ahmet Pascià e divennero una provincia dell’Impero ottomano.
  • Nel 1854-1855 la Crimea fu il principale teatro della Guerra d’Oriente, che è oggi nota come “Guerra di Crimea”: gli eserciti congiunti di Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna riuscirono ad espugnare la cittadella militare russa di Sebastopoli, ponendo così termine alle mire espansionistiche dell’Impero Russo verso Costantinopoli. In quell’occasione Cavour mandò i bersaglieri del Regno di Sardegna a combattere a fianco degli alleati per avere l’aiuto della Francia contro gli Austriaci. Fu un massacro, i bersaglieri morirono quasi tutti. [qui]
  • La Crimea fu anche teatro di alcune delle più sanguinose battaglie della Seconda guerra mondiale. Dopo la liberazione il 18 maggio 1944 l’intera popolazione dei Tatari di Crimea venne deportata dal regime sovietico di Stalin per punizione, in quanto i tatari, dopo aver creato la Wolgatatarische Legion, avevano combattuto a fianco delle truppe del Terzo Reich. Si stima che il 46% dei deportati morì per la fame e le malattie.
  • Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la Crimea ospitò la Conferenza di Jalta e fu trasformata in un oblast’ della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR). [qui]
  • Dopo il collasso dell’Unione Sovietica del dicembre 1991, la Crimea proclamò l’autogoverno il 5 maggio 1992, ma in seguito accettò di rimanere all’interno dell’Ucraina indipendente come repubblica autonoma.
  • Nel 2014 la Crimea è stata occupata militarmente e annessa alla Russia come Repubblica di Crimea a seguito di un referendum popolare avvenuto il 16 marzo. Tale referendum è stato considerato illegittimo e illegale e non riconosciuto dalla comunità internazionale, in quanto in violazione di norme cogenti del diritto internazionale, e condotto sotto occupazione militare. (La secessione ha contagiato immediatamente il Donbass. Gruppi militari Russi hanno preso progressivamente il controllo del territorio, specie nelle enclavi di Lugansk e Donetsk, fino a dichiarare l’indipendenza e la nascita delle due repubbliche riconosciute il 21 febbraio 2022 da Putin in diretta tv. Questo sancisce, di fatto, una rottura degli accordi di Minsk, con cui erano tornate sotto l’egida di Kiev).

Allo stato attuale, la base navale di Sebastopoli, strategica per la posizione di Mosca nel Mediterraneo, ospita una delle quattro principali flotte della Marina militare russa, che comprende la flotta del Nord con sede a Severomorsk, quella del Pacifico collocata a Vladivostok e quella del Baltico a Kaliningrad, alle quali si affianca la flotta del Caspio. L’importanza della base non si esaurisce nell’aspetto militare, in quanto attraverso i porti del Mar Nero transita il 30% del totale delle esportazioni marittime russe. Una storia di guerre senza fine, di deportazioni, massacri, soprusi, cattiveria senza ritegno. Una terra martoriata all’inverosimile perché ricca di risorse e in una posizione geopolitica strategica. A tutti i “potenti della terra” è interessata e/o interessa la Crimea.

Esistono altri territori del mondo che hanno subito un destino simile, tutti accumunati da presenze di risorse e posizione geografica strategica. Se consideriamo tutti i focolai di guerra, che allo stato attuale sono circa 3.000 in tutto il mondo, ci rendiamo conto di quanto si possa (in senso lato) parlare di “guerra mondiale” in corso, cioè di una guerra che ha focolai ovunque e che è accomunata dall’uso di armi sempre più distruttive, quali le bombe chimiche.
Nel mondo, USA, Russia e Cina sono i paesi con la forza bellica più imponente. Gli Stati Uniti hanno l’esercito più potente, la Russia ha il primato delle scorte nucleari e la Cina quello del maggior numero di militari in servizio attivo (2 milioni di persone.) USA e Russia hanno inoltre nelle loro mani il 90% delle testate atomiche presenti sulla Terra. Secondo il SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute – gli arsenali atomici sono così suddivisi: Russia: 6225 bombe atomiche, Usa: 5550, Cina: 350, Francia: 290, Regno Unito: 215, Pakistan: 165, India: 156, Israele: 90, Corea del Nord: 40.

L’Italia non ha un proprio arsenale atomico ma ospita sul proprio territorio bombe atomiche americane, come anche Belgio, Germania, Paesi Bassi e Turchia in quanto membri della NATO.
Ce n’è a sufficienza per diventare tutti della carne bruciata, per pensare che semplicemente utilizzando parte di questo arsenale, sulla faccia della terra non resterà un solo essere umano. C’è il rischio che l’intero pianeta diventi come una immensa Cernobyl, quel territorio invaso dalle radiazioni, abbandonato e adesso ricco di vegetazione che si è riappropriata degli spazi umani con una prepotenza e una arroganza che impressiona. Un messaggio del pianeta Terra che non si può sottovalutare. Una Natura piegata alla cattiveria dell’uomo sa ribellarsi molto più e molto più prepotentemente di quanto può fare una nazione e un popolo. La forza della natura può annientare il maleficio che proviene dalle armi riemergendo nuova e libera, senza più la presenza di alcun essere umano, però.

E allora non resta che tornare a parlare di pace e di disarmo. riposizionandoli all’interno delle agende mondiali come temi centrali. Solo così sipotrà salvare la vita su questo pianeta. Proprio su questi argomenti e su tutte le loro possibili implicazioni, tutte le menti illuminate del mondo dovrebbero indirizzare le loro risorse, conoscenze e abilità.

In copertina: Marcia della Pace (Mosca 15,03.2014) Nello slogan: “L’occupazione della Crimea è una vergogna della Russia” (su licenza Creative Commons)

tag:

Catina Balotta

Sociologa e valutatrice indipendente. Si occupa di politiche di welfare con una particolare attenzione al tema delle Pari Opportunità. Ha lavorato per alcuni dei più importanti enti pubblici italiani.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it