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TUTTI VOGLIONO IL NASO DI BARBIE, O NO?

TUTTI VOGLIONO IL NASO DI BARBIE, O NO?

Voglio fare la modella e anche l’attrice! devo rifarmi questo naso che è troppo grosso, troppo storto, troppo largo, troppo piatto”. Sentendo le persone giovani parlare del proprio naso si ha davvero la tentazione di convincersi che per lavorare nel mondo dello show business serva un naso come quello di Barbie (la bambola sempre giovane e algida che ha fatto la fortuna della Mattel a partire dal 1959) pena l’esclusione da qualsiasi percorso professionale nel mondo dorato e spesso effimero delle passerelle e della macchina da presa.

Però Meryl Streep, Uma Thurman, Julia Roberts, Gisele Bundchen, Barbra Streisand, Anjelica Huston, per fare solo alcuni esempi, hanno dimostrato come un naso pronunciato può contribuire a un’estetica unica e memorabile. La bellezza può essere inclusiva e variare, valorizzando spesso un tratto del viso come il naso, considerato da molti un elemento di grande fascino.

Ognuno di noi ha un suo proprio naso ed è questo organo che determina in maniera preponderante la fisionomia del volto. Un naso grande, aquilino o storto può attirare l’attenzione e diventare l’elemento che definisce l’identità visiva di una persona in modo inaspettatamente soddisfacente.

Una delle muse ispiratrici del grande Pedro Almodóvar è stata sicuramente Rossy de Palma. L’attrice è dotata di un naso pronunciato, con una forma irregolare e marcata, asimmetrico, questo contribuisce al suo look unico, considerato da lei stessa un tratto di bellezza fuori dagli standard, sempre rivendicato con orgoglio.

Ci sono anche personaggi famosi che sono ricordati proprio per il loro naso particolare che li ha resi immediatamente riconoscibili (Cyrano De Bergerac, Totò, Adrien Brody, ancora per fare qualche esempio). Alla luce di tutto ciò, penso si possa decidere che una rinoplastica non serve per diventare famosi, ma per alimentare la propria autostima e il marcato bisogno di adeguarsi a cliché estetici imperanti.

Il naso è fondamentale sia per la respirazione che per l’olfatto. Con la respirazione il naso filtra, umidifica e riscalda l’aria prima che entri nei polmoni. I peli e il muco che si trovano al suo interno intrappolano la polvere, i germi e le particelle irritanti. Nella parte superiore delle cavità nasali ci sono i ricettori olfattivi, che rilevano gli odori. Gli impulsi vengono inviati al cervello tramite il nervo olfattivo. Il naso agisce anche come cassa di risonanza per la produzione della voce e ci difende dagli agenti esterni attraverso lo starnuto.

Uno dei racconti più famosi che hanno come protagonista questo importante organo è quello di Nikolaj Gogol che nel 1836 scrive un’opera letteraria dal titolo Il naso.  La trama racconta di un barbiere che trova un naso dentro un panino e scopre che appartiene a un ufficiale, il maggiore Kovalëv. Il naso si è staccato dal volto del suo proprietario per andarsene in giro per la città, comportandosi come una persona autonoma e di rango elevato. Kovalëv cerca disperatamente di riaverlo, ma il naso non ne vuole sapere. Dopo vari tentati falliti di riattaccarlo, questo ritorna al suo posto, senza spiegazioni logiche. Il racconto è uno dei primi esempi di letteratura surrealista, anticipando kafka e altri autori dell’assurdo.

Anche ne Il profumo di Patrick Süskind si parla in modo approfondito del naso, o meglio, dell’olfatto, facendo di questo senso il fulcro assoluto della narrazione. Il protagonista Jeans-Baptiste Grenouille nasce nella Francia del XVIII secolo con un olfatto sovrumano, riesce a percepire ogni odore nel dettaglio, anche quelli che gli altri non notano. Il suo naso diventa il suo “super potere”, l’unico filtro con cui comprende il mondo.

Grenouille non ha un odore proprio, cosa che lo rende invisibile agli altri. Questo lo tormenta e lo porta ad un’ossessione: creare il profumo perfetto, in grado di dominare la volontà umana. Per crearlo, compie omicidi seriali, uccidendo giovani donne per estrarne “l’essenza”.

È una sorta di alchimista dell’odore e il naso è lo strumento della sua arte e della sua follia. Dopo aver ucciso 25 ragazze, Grenouille riesce a creare il profumo perfetto. Chiunque lo sente, lo venera come una creatura divina.

Viene anche condannato a morte, ma grazie al profumo riesce a farsi idolatrare dalla folla e a liberarsi. Torna a Parigi nel luogo dove era nato e lì, in mezzo a una folla di disperati e criminali, si versa un intero flacone di profumo addosso. La folla lo crede una creatura angelica e, in un atto di pura estasi lo assale, lo smembra e lo divora. Così finisce la sua vita.

Questo incredibile romanzo ha un significato simbolico importante. Accentua il potere dei sensi ed esalta la tirannia dell’olfatto. Ribalta infatti il predominio della vista nella cultura occidentale e mette al centro l’olfatto, il senso più animale, primitivo e irrazionale. Propone il tema della “creazione” come atto divino e mostruoso. Il profumo perfetto è una parodia della creazione stessa, nasce da morte, violenza e manipolazione.

L’odore simboleggia l’identità profonda, chi non ha odore non esiste davvero per gli altri. Rappresenta inoltre la disumanizzazione del genio, chi è troppo diverso dagli altri non può essere parte del mondo umano. Il gesto finale è un atto di annullamento dell’identità che sancisce la massima “Se non posso essere amato, non voglio esistere”. Finale nichilista, decisamente.

Ci sono inoltre tanti altri racconti e romanzi che parlano del naso: Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand (1897), Tristram Shandy di Laurence Sterne (1767), La narice del re di Jean Rolin (2002), per citare i più conosciuti.

Anche giornalisti e saggisti hanno scritto del naso, come Avery Gilbert, psicologo sensoriale e divulgatore, Rachel Herz, neuro-scienziata e autrice di articoli divulgativi, Chandler Burr, giornalista del New York Times esperta di profumi, Ed Young giornalista scientifico di The Atlantic. Penso si possa concludere che il naso è un simbolo multiforme perché può essere identità, istinto, memoria, desiderio, potere, ridicolo, tragedia. È una porta sensoriale verso ciò che non possiamo vedere né dire, ma che ci governa.

Ne La calunnia è un venticello (2014) Edoardo Bennato utilizza il termine naso per sottolineare l’assurdità e la pericolosità delle voci infondate. Nel testo della canzone si trovano questi versi: Può bastare/la confessione di un pentito/magari di uno che fa un nome a caso/solo perché gli salta la mosca al naso.

L’espressione “gli salta la mosca la naso” è un modo di dire Italiano molto colorito che significa provare un fastidio improvviso, un’irritazione o un sospetto senza un motivo preciso. A ognuno di noi viene in mente qualche esempio di eventi, circostanze e affermazioni che gli hanno fatto saltare la mosca al naso, a me sicuramente un numero consistente, sarà perché dopo i cinquant’anni la presunzione di “sapere” è consolidata e l’attenzione alle novità vestita di consapevolezza e pragmatismo.

Michael Jackson fin dagli anni ’80 è diventato celebre non solo per la sua musica rivoluzionaria e la sua danza iconica, ma anche per il suo aspetto in continua trasformazione. Uno dei cambiamenti più evidenti è stato proprio il suo naso che nel corso degli anni ha subito diversi interventi chirurgici.

All’inizio della carriera Jackson aveva un naso abbastanza normale, tipico di un ragazzo afroamericano. Con il passare degli anni e la crescente fama, il naso è diventato più sottile, con il ponte più stretto e la punta più definita. Le rinoplastiche erano probabilmente motivate da un mix di desiderio estetico e da problemi respiratori legati a un incidente durante una performance.

Il naso è diventato così il simbolo della metamorfosi di Jackson da giovane star pop a figura quasi eterea e irraggiungibile. Credo che il caso di Michael Jackson apra un dibattito importante su identità, bellezza, pressione mediatica, soprattutto per artisti di colore che operano in industrie dominate da standard estetici eurocentrici.

Il naso in questo contesto non è solo un tratto fisico, ma un simbolo di come la cultura, la fama e le aspettative sociali possano influenzare profondamente la percezione di sé. E così si ritorna al motivo per cui molte persone si sottopongono a rinoplastica: migliorare l’aspetto del naso per correggere forme che non piacciono (naso troppo grande, aquilino, troppo largo, gobbo, punta cadente o asimmetrie); aumentare l’armonia del viso, il naso è infatti centrale nel volto e cambiarlo può migliorare l’armonia generale; aumentare l’autostima: molte persone si sentono più sicure quando sono soddisfatte del proprio aspetto.

Motivi funzionali per problemi respiratori o per traumi e incidenti; motivi psicologici e sociali; pressioni sociali: l’idea di bellezza spinge spesso le persone a voler modificare tratti del proprio volto, incluso il naso; influenza dei media: celebrità, social media e standard estetici promossi da film e pubblicità aumentano il desiderio di cambiamento; desiderio di appartenenza ad alcuni contesti culturali.

Insomma, avere un naso “armonioso” è considerato un vantaggio sociale ed estetico, anche se io ritengo questa convinzione fallace.  E così tenersi il proprio naso è un simbolo di anticonvenzionalità e di originalità. Per apprezzarlo nella sua naturalezza bisogna essere degli originali, anche perché è un organo che subisce delle modifiche con l’età causate della perdita di elasticità dei tessuti e dell’effetto della gravità.

Con l’invecchiamento si verifica una ptosi della punta e un assottigliamento della pelle, che fanno sembrare il naso più grande. E un po’ alla volta si diventa vecchi, canuti e con un gran naso. Solo a pochi piace tutto ciò. Sicuramente a chi ama la scoperta e subisce la fascinazione della sorpresa nascosta in ogni possibile futuro. “Grigio è bello” potrebbe essere un nuovo slogan che, aprendo alla legittimazione sociale dei capelli non più giovani come apprezzabili, spiana la strada a una rivalutazione di tutte le età umane come belle, anche esteticamente.

Tim Burton nei suoi film spesso ha selezionato attori con tratti distintivi insoliti, per creare atmosfere gotiche e surreali. Ad esempio, Johnny Depp e Helena Carter hanno nasi particolari che contribuiscono alla loro presenza unica.

Anche Wes Anderson ama attori con caratteristiche peculiari e volti non convenzionali. Nei suoi film i dettagli del viso (nasi compresi) sono parte del suo stile estetico distintivo. Pedro Almodovar ha spesso scelto attori con volti espressivo e tratti marcati, tra cui nasi non perfetti, per raccontare storie intense e autentiche.

Rick Owens, stilista noto per il suo stile anticonformista e dark, valorizza modelle e modelli con tratti insoliti, incluso il naso. Vivienne Westwood ha sempre promosso l’individualità e la rottura degli schemi estetici classici, scegliendo spesso volti con caratteristiche imperfette.

Il fotografo Peter Lindbergh ha rivoluzionato la fotografia di moda mostrando la bellezza autentica, spesso immortalando modelle senza ritocchi, compresi i nasi non perfetti. Irving Penn è celebre per i suoi ritratti che mettono in risalto le caratteristiche uniche dei soggetti, inclusa la forma del naso. Stessa cosa per Annie Leibovitz che ama catturare la personalità attraverso i dettagli del volto, inclusi nasi particolari, rendendo ogni ritratto unico.

Credo davvero che il nostro naso abbia una missione nel mondo e che il racconto di Gogol sia fortemente intuitivo e visionario in questo senso. Il nostro naso appartiene al nostro volto; il naso degli altri lo guardiamo perché fa parte di visi che ci incuriosiscono. È un organo che ci dice molto della storia di una persona. Anche i forti bevitori di vino con il loro naso sempre rosso, lo sanno bene.

Ciò che però mi sorprende sempre del naso, ed è il motivo per cui non vorrei mai fosse distrutto da alcuna rinoplastica, è la sua impressionante abilità di percepire gli odori, anzi di definirli “odori” proprio grazie al processo di assorbimento dei gas che solo lui nell’universo, sa fare. Cosa sarebbe un odore senza naso? Assolutamente nulla. Questo Pushkin lo aveva compreso nel suo significato più profondo al punto da dedicare a questo meraviglioso organo e alle sue funzionalità il suo romanzo più importante. A cosa serve cambiare la forma del naso di fronte a tale potere?

Cover: immagine tratta da https://pixabay.com/it/images/search/free%20image/

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Catina Balotta

Sociologa e valutatrice indipendente. Si occupa di politiche di welfare con una particolare attenzione al tema delle Pari Opportunità. Ha lavorato per alcuni dei più importanti enti pubblici italiani.

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