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Erano gli anni ’70, i fumetti arrivavano in tv.
Riviviamo quei meravigliosi momenti col papà di Supergulp Guido De Maria, disegnatore, umorista e regista pubblicitario e televisivo.

Ritengo doveroso rivolgere la mia attenzione a questo importante regista pubblicitario, nonché umorista, disegnatore e sceneggiatore, che ha prodotto centinaia di caroselli e spot pubblicitari per la Rai e noto come il papà di Supergulp. Negli anni ’70 i fumetti debuttano sul teleschermo con Gulp. Guido De Maria ne è coautore con Gaverni e ne cura anche la regia. Il grande successo dei fumetti in TV è dovuta alla sua intuizione che codifica un vero e proprio linguaggio del telefumetto; nasce così il famoso personaggio di Nick Carter, il detective di Bonvi e De Maria, il vero mattatore di Gulp, che De Maria produce e dirige per la Rai.

E chi non ricorda Giumbolo, creato sempre da De Maria per Supergulp, simpatico personaggio che cantava la sigla finale della trasmissione dei fumetti in tv, o Salomone, il pirata pacioccone dello spot per l’Amarena Fabbri, o la serie dei Brutos? E come dimenticarsi di Franco e Ciccio per lo spot della cera Grey, o del carosello della camicia coi baffi con Maurizio Costanzo?
De Maria è rimasto sempre attivo realizzando, proprio in questi giorni di emergenza del coronavirus, ExtraGulp! i fumetti sul web, un nuovo blog dedicato al mondo dei comics, omaggio a Supergulp dove il nostro infaticabile regista afferma: “In questi giorni inediti di pandemia mondiale ed emergenza sanitaria, in cui dobbiamo stare tutti in casa, ci è venuta la voglia di ripartire dalle belle cose di una volta, i bei ricordi che fanno piacere all’anima”.

Non solo questo, ma anche un altro imperdibile e invitante appuntamento ci attende nella mostra Anni molto animati, il fumetto italiano ai Musei Civici di Modena fino al 17 maggio 2020 (appena il Museo potrà riprendere dopo la pausa per coronavirus), che spazia dai caroselli di Paul Campani a quelli di Guido De Maria, da Supergulp di Bonvi e De Maria a Comix di Beppe Cottafi e De Maria.
Guido De Maria è nato nel 1932 a Lama Mocogno (Modena), comune sull’appennino modenese, dove è stato insignito della cittadinanza onoraria. Il nostro primo incontro , nel 2011, avvenne in occasione di una sua mostra a Carpi presso la Biblioteca Multimediale e fu proprio in quell’occasione che gli dedicai una mia prima recensione.
De Maria ha un suo posto onorevole nella storia non solo del fumetto, ma dell’arte dell’umorismo in genere, un posto che gli è dovuto per la sua originalità che ancora oggi ha il potere di piacere e di insegnare qualcosa.
Le sue figurazioni, o creature, sapienti e profonde, trasportano l’animo dello spettatore in quella sfera gioiosa che è propria della poesia creativa.
La vivacità ed alcuni caratteri della sua arte, quelli precisamente che fanno di essa qualcosa di eccezionale e unico, la rendono uno strumento davvero potente e importante.
Io vedo in lui, come molti altri avevano visto prima di me , il perfetto e genuino discendente di quella razza di illustratori, vignettisti e fumettisti, famosa per la sua felice spontaneità di visione e di espressione di un mondo tutto malizioso ed infantile, un artista completo in ogni sua sfumatura.

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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