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Le bugie sul salario minimo (Vespa in tv) hanno le gambe corte

La querelle sul salario minimo è comica. Quasi tutti i paesi al mondo (e in Europa) ce l’hanno. I pochi che non l’hanno (come i paesi nordici e Austria) hanno sistemi contrattuali e un welfare che aiuta moltissimo i lavoratori più poveri dei propri paesi.
Non sto qui a ribadire le ragioni di un salario minimo (vedi il mio articolo“Salario Minimo Legale: perché conviene” su Periscopio del 28 luglio) se non per aggiungere che c’è ampio consenso, anche tra gli economisti liberali, su come il salario minimo sia uno strumento efficace in quei paesi dove i lavori malpagati sono un problema persistente (come appunto in Italia). Un tempo molti erano contrari pensando che salari minimi avrebbero scoraggiato le imprese ad assumere, ma l’opinione prevalente è cambiata perché i dati di molti mercati del lavoro hanno dimostrato che l’introduzione di un salario minimo moderato non riduce affatto l’occupazione. Riducono invece le disuguaglianze perché migliorano le entrate di quel 25% di lavoratori poveri.

La cosa comica è che quando era al Governo il M5S e il PD non l’hanno introdotto (mentre la Meloni e la Lega lo volevano), ora che la destra è al Governo non vuole introdurlo ma lo vogliono le opposizioni.

In un talk show Bruno Vespa ha concluso dicendo che in Europa è vero che solo pochissimi paesi non hanno il salario minimo, ma è anche vero che solo 6 paesi hanno un salario minimo superiore ai 9 euro all’ora, come propone oggi l’opposizione.
Caro Vespa i conti non si fanno così! 
Il salario minimo esistente in un paese va riferito al salario medio di quello specifico paese, per cui è evidente che in Germania dove il salario medio lordo è di 2.890 euro, 12 euro all’ora lordi significa avere un salario minimo pari a circa il 66%, mentre in Polonia dove il salario medio è 900 euro avere un salario minimo di 4,9 euro all’ora significa che è il 77% del salario medio, molto più alto di quello che sarebbe in Italia (69%) se venisse introdotto a 9 euro all’ora (come nell’ipotesi della figura allegata).

 

Per leggere tutti gli articoli di Andrea Gandini pubblicati su Periscopio clicca sul nome dell’autore.

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Andrea Gandini

Economista, nato Ferrara (1950), ha lavorato con Paolo Leon e all’Agenzia delle Entrate di Bologna. all’istituto di studi Isfel di Bologna e alla Fim Cisl. Dopo l’esperienza in FLM, è stato direttore del Cds di Ferrara, docente a contratto a Unife, consulente del Cnel e di organizzazione del lavoro in varie imprese. Ha lavorato in Vietnam, Cile e Brasile. Si è occupato di transizione al lavoro dei giovani laureati insieme a Pino Foschi ed è impegnato in Macondo Onlus e altre associazioni di volontariato sociale. Nelle scuole pubbliche e steineriane svolge laboratori di falegnameria per bambini e coltiva l’hobby della scultura e della lana cardata. Vive attualmente vicino a Trento. E’ redattore della rivista trimestrale Madrugada e collabora stabilmente a Periscopio.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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