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Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


Un artista che ha anticipato gli influencer con cent’anni di scarto: è stato anche questo Giovanni Boldini, il pittore nato a Ferrara nel 1842 e diventato uno dei più ricercati ritrattisti del bel mondo a Parigi, dove è morto nel 1931. Nella capitale mondana a cavallo tra fine dell’Ottocento e primi del Novecento, infatti, il pittore ferrarese ha saputo cogliere il grande potere delle immagini, diventando con il suo pennello il veicolo capace di trasformare un abito in un’icona di stile. A raccontarlo – con una mostra creata apposta in base a studi dei carteggi e della documentazione legata alle opere di cui il Comune di Ferrara detiene la più grande collezione al mondo – è l’allestimento intitolato “Boldini e la moda”, che sarà visitabile a Palazzo dei Diamanti di Ferrara (corso Ercole I d’Este 21) da sabato 16 febbraio fino a domenica 2 giugno 2019. A svelare in anteprima alla stampa e ai mass media ferraresi l’indagine sullo stretto rapporto tra l’arte e il mondo dell’artigianato, del lusso e dell’alta società che diventa il cardine attorno a cui cresce la popolarità delle opere è stata la curatrice dell’esposizione Barbara Guidi, esperta delle Gallerie civiche d’arte moderna e contemporanea che per l’occasione si è avvalsa anche della collaborazione con la storica del costume Virginia Hill.

Allestimento della mostra “Boldini e la moda”, Palazzo dei Diamanti di Ferrara (foto GM)

Gli stilisti creavano gli abiti e lui li faceva indossare a celebrità come la cantante lirica Lina Cavalieri definita la “Venere in terra” da Gabriele D’Annunzio o la ballerina Cléo de Mérode che fece innamorare il re del Belgio. E così il gioco – anzi il quadro – era fatto, in quell’alone impalpabile di sete, veli e velluti preziosi l’incanto si compiva e nasceva la prima grande alleanza tra abilità sartoriale, celebrities e divulgazione per immagini incorniciate e rimbalzate di Salone in salotti.

“Donna con turchese (Cléo de Mérode)” di Giovanni Boldini, photogravure a colori, 1901
“Donna con cappello (Lina Cavalieri)” di Giovanni Boldini, photogravure a colori, 1902

Il nero è chic: altra constatazione modaiola che arriva con un secolo di anticipo. A consacrare il colore dei trend-setter del primo Millennio è un’intuizione che resta inizialmente élitaria e che la mostra testimonia, dedicandole un’intera sala del palazzo dei Diamanti. Sdoganato il colore dall’ambito del lutto e della sera, il total-black diventa segno di distinzione, enfatizzato – come ha spiegato Barbara Guidi – dal fatto che all’epoca solo stoffe di alta sartoria riuscivano a rendere elegante e raffinata questa tinta, impossibile da riprodurre con efficacia su materiali meno lussuosi. E Boldini sulle sue tele ne sa enfatizzare la matericità, rendendo ad esempio davvero palpabile la differenza tra la parte in seta lucida e quella in feltro nella tuba di uno dei ritratti maschili in esposizione.

Ritratto di “Cecilia Fortuny” in giacchetta nera (foto Dino Buffagni per Palazzo dei Diamanti)
“Visite – cappotto in velluto e raso di seta neri appartenuta a Cecilia de Madrazo”

Donne che gli abiti li vestono e svestono. L’altra grande intuizione o anticipazione che si può collegare a Boldini è la sapienza nel rivelare la sensualità che sta sotto gli abiti. Un aspetto a cui è dedicata un’altra sala della mostra “Boldini e la moda”, quella dove si svela il segreto della “Silhouette” accentuata da quell’accessorio intimo che è il corsetto. Ecco allora la bellezza prorompente de “L’attrice Alice Regnault” in abito bianco discinto e già immortalata da Boldini in un paio di stanze prima in abito nero da amazzone che ne stringe sempre la sottilissima vita. Lo stesso accessorio spunta nel disegno a matita e pastello di stile boldiniano ma dell’artista Paul Helleu (“Elegante di spalle con corsetto azzurro”, 1896) e poi c’è lui – il corsetto in raso, seta e stecche di balena – che viene dal Musée des arts décoratifs di Parigi.

“Elegante di spalle” di Paul Helleu, 1896 (foto Dino Buffagni)
Corsetto, Musée des Arts Décoratifs,Parigi (foto Dino Buffagni)

Memorie letterarie sotto le tele. A sancire il peso mediatico dell’arte di Boldini e a conferire alle sue opere quel salto di qualità che le fa uscire dall’effimero modaiolo per consacrarle come stile evocatore di femminilità, lusso e bellezza assoluta contribuiscono le parole scritte. Ecco allora che nella rassegna le pareti di ognuna delle sale dove sono raccolti quadri, abiti e oggetti riporta una citazione presa di volta in volta da scrittori, poeti o anche stilisti. In apertura il riconoscimento di quanto senso di fascinosa bellezza emanino i dipinti boldiniani viene dal grande stilista Christian Dior, che ha scritto “Delle donne della mia infanzia mi resta soprattutto il ricordo dei loro profumi, dei vortici di pelliccia, dei gesti alla Boldini”. Poco dopo è la volta di Charles Baudelaire che coglie il binomio che ci sta sotto, dove ciò che è il presente e l’effimero diventa canone fuori dal tempo: “La modernità è il transitorio, il fuggitivo, il contingente, la metà dell’arte la cui altra metà è l’eterno e l’immutabile”. Nella sala dedicata a “Il tempo della modernità”, infine, il rimando tra la signora in rosso del ritratto “Miss Bell” di Boldini e le pagine del libro di Marcel Proust. Perché il dipinto sembra dare forma e colore alla visione della fascinosa donna evocata da Marcel Proust nel romanzo “Du côté de chez Swann”, un’immagine materializzata anche dal recupero di un paio di scarpe di quella stessa tonalità ed epoca, appartenute a una celebre contessa.

Scarpe della contessa Greffulhe e una preziosa edizione del libro di Proust. Sullo sfondo il ritratto in rosso di “Miss Bell” (foto Dino Buffagni)

“La mostra – fa notare l’assessore comunale alla cultura Massimo Maisto – è il risultato straordinario delle competenze messe a frutto dalle Gallerie civiche e Ferrara Arte, che non si comprano ma si fanno crescere sul territorio e restano un patrimonio della città, capace di creare eventi come questo, auto-prodotti e propedeutici a valorizzare una collezione d’arte locale con un valore internazionale”.

Allestimento della mostra “Boldini e la moda” a Palazzo dei Diamanti di Ferrara (foto GM)

“Boldini e la moda”, Palazzo dei Diamanti, corso Ercole I d’Este 21, Ferrara, sabato 16 febbraio-domenica 2 giugno 2019, tutti i giorni orari 9-19

Nella foto di copertina abito da gran ballo bianco con maniche a sbuffo della Fondazione Vassiliev esposto insieme al ritratto della donna in abito bianco “Fuoco d’artificio” di Giovanni Boldini (foto GM)

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, MN 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, BO 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici UniFe, Mimesis, MI 2017). Ha curato mostra e catalogo “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it