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LA CURIOSITA’
Quando la casa della musica parla italiano

Tempo di lettura: 3 minuti

da MOSCA – E’ sempre una grande emozione quando si entra nel tempio della musica di una città estera, che di solito si chiama Casa della musica, Parco della musica o Auditorium e si ritrova l’Italia, immancabilmente. Anche qui, al Dom Musyki di Mosca, è successo, lo scorso venerdì sera. Non credo sia retorica dire che la nostra opera e la nostra musica sono un successo mondiale da sempre, che le note dei nostri grandi musicisti, compositori, baritoni o tenori risuonano in quei corridoi eleganti e moderni. Se poi all’entrata ti accoglie una fotografia gigante di Luciano Pavarotti, sei ancora più felice, anche perché quel grande artista proveniva dalla tua stessa regione (un po’ di sano campanilismo).

casa-della-musicacasa-della-musicaCi sediamo, quasi sprofondiamo, nelle comode poltrone della sala Svetlanov, io e la mia dolce metà (o, come si direbbe qui, la mia ‘vtoraya polovina’) e, poco dopo, le note dell’orchestra sinfonica Novaya Classica e del giovane pianista Nikita Galaktionov si librano leggere nell’aria. La musica di Arthur Rubinstein è una vera magia. La serata è dedicata a lui. Ma il bello deve ancora venire. Appare sul palco il baritono, un uomo abbastanza imponente, in elegante abito nero, dai capelli pettinati all’indietro, tenuti ben incollati da una tonnellata di gel che presto striderà con una voce angelica. Perché lui, Igor Manashirov, dopo un exploit iniziale da baritono, si trasforma in un mezzo-soprano, la sua voce sembra quella di una donna. Se si chiudono gli occhi è una donna che canta, ne siamo sicuri. La leggerezza è nell’aria. Sembra di stare altrove.

casa-della-musicacasa-della-musicaQuasi sicuramente poco noto in Italia, Manashirov è nato a Mosca, il primo gennaio 1964 (già nascere il primo gennaio può avere un certo significato…) e si è laureato alla facoltà di teatro musicale. Ha lavorato come insegnante di canto e chitarra, ha studiato in Italia con i migliori insegnanti di canto lirico, e preso lezioni da grandi maestri del bel canto, tra i quali anche da Luciano Pavarotti. Quando esegue le arie d’opera è unico, ha un repertorio classico ma anche jazz e moderno, è stato, ed è, ospite solista di importanti teatri d’opera in Russia e all’estero. Vincitore di tre concorsi internazionali di rilievo (Yugoslavia, nel 1993, ‘Mosca-transito’, nel 1995, e Concorso animatori, nel 2008), per la sua eccellenza e il suo servizio all’arte del canto ha ricevuto il titolo onorifico in Italia di Maestro.

Curiosando sul web, ho scoperto che è stato lanciato da un talent tipo The Voice (o, meglio, lo stesso talent, l’equivalente russo ‘Golos’) e che molti suoi virtuosismi si trovano in rete [ascolta] [ascolta ancora]. Io sono rimasta particolarmente colpita e commossa dal suo splendido e intenso “Parlami d’amore Mariù”, che il grande Vittorio de Sica aveva cantato nel film “Gli uomini, che mascalzoni”, su un testo scritto, nel 1932, da Cesare Andrea Bixio e Ennio Neri. Altri grandi l’avrebbero magistralmente interpretata, come Tino Rossi, Giuseppe Di Stefano, Mario Del Monaco, Mario Lanza, Fred Buscaglione, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, José Carreras, Johnny Dorelli, Beniamino Gigli, Natalino Otto, Luciano Tajoli, Ferruccio Tagliavini, Mina, Luigi Tenco, Achille Togliani, Claudio Villa, Giorgio Gaber. Igor non è da meno. Se ero venuta per Rubinstein, ho scoperto altro. E se l’artista moscovita non è ancora troppo noto, vorremo che anche voi iniziaste a conoscerlo. Certi che noto lo diventerà presto.

Per saperne di più su Igor Manashirov visita il sito [vedi] e la pagina Facebook [vedi].

Mosca, Dom Musyki, fotografie Simonetta Sandri

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’, Roma Film Corto Festival), è vicepresidente di Ferrara Film Commission e segue la comunicazione del Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’. Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Congo, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.