Schadenfreude alla vaccinara. A proposito di rosiconi
Schadenfreude alla vaccinara. A proposito di rosiconi.
Dopo aver ascoltato “l’alto discorso da statista” della Presidente Meloni alla Festa di Atreju e dopo aver letto il garbato ”telegramma di condoglianze” dettato dal Presidente Trump per la morte violenta del regista Robert Reiner, mi sono ricordato di un “vecchio” articolo del nostro compianto Gillo Dorfles a proposito della gioia maligna per il male altrui.
[NdA: Benedetta sia la tanto bistrattata Intelligenza Artificiale almeno per quel suo effetto lenitivo e guaritore da farmaco in grado di alleviare i nostri vani sforzi mnemonici o sostenere la nostra imperizia nelle ricerche di fonti e citazioni autentiche e certificate].
In un batter d’occhio sono riuscito a recuperare l’articolo di Dorfles comparso sul Corriere della Sera del 10/5/1998 con il titolo: Da Mozart a Ronaldo: tutti vittime di una gioia maligna.
Qui il nostro amato Professore di Estetica si domandava come mai, in italiano, non esistesse una parola apposita per quella forma di gioia maligna, per la quale invece tanto il russo (zloradstvo) che il tedesco (Schadenfreude) possedevano un termine esatto.
Forse perché da noi questo sentimento è poco diffuso?
Allora leggete qua ( TESTUALE):
“La segretaria del Pd, Elly SHHHHLEIN con il suo nannimorettiano «mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo PE’GNENT’» ha comunque fatto PARLA’ DE noi. Chi scappa dimostra di non avere contenuti”…
”Parlano male di Atreju ed è l’edizione migliore di sempre, parlano male del governo e il governo sale nei sondaggi…Hanno tentato di boicottare una casa editrice ed è diventata famosissima. Si portano sfiga da soli, che manco QUANNO TE capita la carta della pagoda al Mercante in fiera. E allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe rendendo questa edizione di Atreju la più intensa e partecipata di sempre”
Ovviamente il tono era carico come sempre; simile, per capirci, a quello che la Meloni contesta a Landini il quale “… ALZA I TONI perché non ha argomenti validi oppure perché ha verità incontestabili da nascondere” (ipse dixit!).
C’è poi tutto una parte dell’intervento concentrato sui cosiddetti rosiconi che, ahi loro, poi alla fine se la sono cercata e meritata… la fine. Proprio come ha detto con un sottile giro di parole il riferimento politico, strategico e umano della nostra Premier, il Presidente Trump, a proposito di quel rosicone (sore loser) di Robert Reiner.
A me ‘STA parola “rosicone”…ODDIO ME STO A MELONIZZA’! Scusate.
Dicevo: a me questa parola rosicone, mi ha fatto riflettere su quanto sia diffuso il sentimento di cui parlava Dorfles, nel nostro Paese. E oggi più che mai. Per esempio basterebbe riproporre il suo “vecchio” articolo con questa lieve modifica: Da Sinner a Venezi: tutti vittime di una gioia maligna. Et voilà.
Come diceva Dorfles anche io credo che tutti i nostri compatrioti siano pronti a gioire delle piccole disavventure, dello scarso successo o delle mosse sbagliate del prossimo.
Sicché la presenza di un termine ad hoc sarebbe davvero auspicabile e rosicone, seppure di connotazione prettamente romanesca, potrebbe essere la variante – alla vaccinara – all’altezza del nobile Schadenfreude tedesco.
Ma forse la vera ragione della mancanza, in italiano di un tale termine, è dovuta a questa “semplice” ragione: “…l’Italia non ha di solito il «coraggio della propria malignità» come hanno tanti altri popoli , appunto il tedesco e il russo, che hanno coniato vocaboli appositi” [G.Dorfles].
Dove quindi risiede l’essenza di alcuni nostri comportamenti del tutto normali (da una parte politica e dall’altra) e per di più ubiqui, dalle Alpi all’Etna?
Perché esultiamo intimamente se una macchina viene trattenuta più della nostra a una barriera autostradale,
oppure assistiamo con compiacimento al poveretto che insegue l’autobus appena partito dalla fermata
o, ancora, gufiamo per quella squadra o un’altra e godiamo della sua sconfitta?
Dorfles conclude dicendo che si tratta “..senz’altro di un atteggiamento etico: non basta desiderare il male purché vada a scapito proprio e non a quello di un altro prossimo…”. È questa mancanza di coraggio a farci scaricare la gioia maligna sul più antipatico dei nostri competitori (se non sul più temuto).
Ed è questa mancanza di coraggio della propria malignità ad impedirci di concepire, nella nostra lingua, una parola come Schadenfreude e a chiedere di accontentarsi del rosicone della nostra Premier e del suo riferimento umano, strategico e politico.
Cosicché ci sarà sempre il dio di un altro, la patria di un altro, la famiglia di un altro a… DOVE’ ROSICA’!
immagine di copertina: pagina Facebook Rosicone
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