I DIALOGHI DELLA VAGINA
Punto e basta o punto e virgola?
Girare pagina, azzerare, dire da oggi punto a capo, mi sembra il manifesto di un cuore per niente libero. Caso mai, un punto e virgola per riprendere fiato e provare a riorientarsi un po’.
Non ci si scrolla mai il peso di una storia, cioè di una persona, con un’alzata di spalle, per quanto corto fosse il legame e per quanto minimo fosse l’investimento. Cosa resta del vissuto? Quanto questo influenza la spontaneità e la leggerezza entrando in una storia successiva? E se a tornare è la stessa persona da cui ci eravamo allontanati?
Il vissuto resta tutto e svolge la sua funzione: un po’ memento mori se le cose non sono andate troppo bene e un po’ come un punto fermo che qualche singhiozzo di felicità esiste.
E ogni storia si regge su queste due gambe e si nutre del continuo avvicendarsi di momenti bui e di radiosi risvegli accanto a qualcuno.
Il vissuto è anche il manometro delle emozioni e del loro peso, dei nostri battiti e di quelli che abbiamo ascoltato adagiate su un petto. Per questo l’andare a capo non rientra nella punteggiatura degli affetti, il discorso non si interrompe mai di netto e del tutto, al massimo si mette un’interlinea più ampia che si prende il suo tempo. Una sospensione che, anche quando subita, è sempre utile alla revisione di una parte e del suo tutto. Tra qualche gancio lanciato e la tentazione di afferrarlo al volo, passiamo i mesi custodendo quel pensiero che non vuole perdere luce.
Azzerare non credo sia umano, persino ai cuori più granitici può scappare un rivediamoci. E allora perchè no? In fondo non avevamo cancellato niente, anche se lo avevamo giurato agli amici.
E voi siete quelli del punto a capo o vi è successo di riprendere un discorso?
Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com