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Che cosa sono le emozioni? Come si manifestano, da dove hanno origine? Quanti e quali sono i problemi che ruotano attorno ad esse? Tante sono le domande quando si parla di emozioni. Un ambito estremamente vasto, affascinante, in larga parte ancora inesplorato e purtroppo sempre più spesso causa di gravi patologie. Argomenti complessi e ostici per i non addetti ai lavori, il più delle volte convinti di saperne abbastanza per da dare tutto per scontato. Ma, in realtà, i fattori emotivi che condizionano le scelta della nostra vita sono complessi e vanno attentamente considerati.
Ed è proprio sulle emozioni che si è incentrata la conferenza della psicoanalista ferrarese Chiara Baratelli, tenuta lunedì in biblioteca Ariostea e introdotta da Gian Luca Pizzetti. In una sala Agnelli gremita, si è chiuso il ciclo di incontri della rassegna “Viaggio all’interno della comunità dei saperi – Le parole di questo millennio”, iniziativa che dall’ottobre dello scorso anno ha presentato pareri di molti esperti chiamati ad approfondire le più svariate tematiche.

Specializzata in disturbi alimentari e sessuologia, Baratelli ha sviscerato con estrema chiarezza la parola emozione, coinvolgendo il pubblico in un’analisi a tratti inevitabilmente tecnica ma necessaria per approfondire la questione e sfatare alcuni luoghi comuni. “Per definizione, emozione significa trasportare fuori, scuotere, un qualcosa che parte dall’interno e muove verso l’esterno” ha spiegato. Emozioni come movimenti interiori dentro ognuno di noi, risposte a stimoli che si traducono in cambiamenti fisiologici e risposte del cervello, perché “noi pensiamo che parta tutto dal cuore, ed il gesto classico che siamo portati a fare quando proviamo un emozione è proprio quello di portare la mano al petto, ma ci sbagliamo”.
Tutto nasce dal cervello quindi, originandosi da alcuni fattori chiave come i meccanismi fisiologici, gli eventi emotigeni, le valutazioni cognitive, e giunge ad una netta divisione delle emozioni in primarie (quelle automatiche, istintive, che appartengono a tutti gli esseri viventi) e secondarie (influenzate dalla cultura e frutto della combinazione delle primarie), le quali assumono diverse funzioni che, appunto, giocano ruoli da protagonisti in tutte le nostre azioni.

La conoscenza di questi concetti risulta fondamentale per la comprensione dei tanti problemi causati dall’incapacità di provare o riconoscere emozioni: ecco che all’intelligenza emotiva – la capacità cioè di non farsi sopraffare dalle emozioni, anche quelle positive, che consente di essere autoconsapevoli – si contrappone il grave problema dell’alessitimia, ovvero il non riuscire a riconoscere le emozioni, nemmeno a dargli un nome.
Una “anestesia emozionale” come la chiama la psicanalista, la quale specifica come “il non riconoscere le emozioni diviene un problema non solo per sé ma anche per gli altri”. Illustrando casi di pazienti con forti problemi derivati da invidia, senso di colpa e frustrazione che spesso sfociano in isolamento, disturbi alimentari e anche autolesionismo, la studiosa ricorda poi il ruolo fondamentale dei genitori, che devono essere “bravi nel comprendere i gesti dei più piccoli, ai quali troppo spesso le emozioni – sbagliando – si insegna a trattenerle”.

Questi sono solo alcuni dei tanti spunti emersi durante la conferenza; per meglio approfondire le parole di Chiara Baratelli mettiamo a disposizione il video integrale della conferenza, consultabile di seguito o direttamente dalle pagine della nostra nuova Ferraraitalia Tv.

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Andrea Vincenzi


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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