Trump-Zelensky, il pasto nudo:
l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta
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Trump-Zelensky, il pasto nudo: l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta
Chi ha rivisto i 49 minuti del dialogo in mondovisione tra Trump e Zelensky avrà notato che nei primi 30 minuti c’era un clima apparentemente disteso, che sembrava portare alla firma di un pre-accordo sullo sfruttamento comune sulle terre rare ucraine e un passo deciso verso il cessate il fuoco. Ad un certo punto però Zelensky ha sostenuto che voleva delle garanzie di sicurezza e cioè che gli Stati Uniti garantissero una copertura aerea delle zone di confine, onde evitare future invasioni russe. Una richiesta che i russi non vogliono accettare. Ciò ha fatto infuriare Trump e Vance, che hanno visto sfuggire la possibilità di un rapido cessate il fuoco, anche perché Zelensky ripeteva (in mondovisione) che Putin è un criminale e non rispetta gli accordi.
Lucio Caracciolo, fine analista geopolitico, afferma che la “rissa” non era stata certo programmata, che Zelensky ha fatto un errore tattico, in quanto rompere con gli Stati Uniti pone l’Ucraina in una situazione di ulteriore debolezza, tanto più se gli Stati Uniti dovessero interrompere gli aiuti in corso. Quasi tutta l’élite europea si è schierata a favore di Zelensky e in particolare i paesi che più hanno sostenuto l’Ucraina: Inghilterra, Polonia, paesi confinanti con la Russia. Il primo ministro inglese, nonostante sia uscito dall’Unione Europea, ha convocato Zelensky per assicurare il suo sostegno incondizionato (altri 2 miliardi) e intende svolgere un ruolo di coordinamento degli europei a sostegno dell’Ucraina.
Le domande a questo punto sono le seguenti:
se Trump, come appare, non intende più sostenere spese a favore dell’Ucraina, trova consenso tra gli americani?
se gli USA non aiutano, riusciranno inglesi ed europei da soli a sostenere l’Ucraina? E per quanto?
Alla prima domanda è facile rispondere: Gallup sonda gli americani periodicamente e prima delle ultime elezioni il consenso all’invio di armi in Ucraina era ulteriormente sceso (dal 45% dell’inizio della guerra al 40%). Consenso che è sempre stato minoritario.
Anche alla seconda domanda è facile rispondere. Inglesi ed europei non sono in grado in pochi mesi (neppure in pochi anni) di sostituire gli aiuti militari americani, tantomeno di produrre le munizioni e il resto degli armamenti che si consuma ogni giorno nella guerra. Gli ucraini si trovano in enorme difficoltà – anche a reperire giovani che vadano al fronte – e si va ampliando giorno dopo giorno la sproporzione di forze sul campo. Il tempo non gioca a favore dell’Ucraina. Se quindi Trump non riuscisse a fermare la guerra per trarre benefici per gli americani dal cessate il fuoco e si profilasse una prosecuzione della guerra con un sostegno più diretto dell’Europa (ma con meno supporto militare), il rischio sarebbe il cedimento del fronte ucraino e che la Russia conquistasse anche l’ambita Odessa, che impedirebbe all’Ucraina l’accesso al Mar Nero. Non credo sia interesse della Russia conquistare tutta l’Ucraina perché dovrebbe sostenerne l’intera ricostruzione avendo, peraltro, una popolazione in maggioranza ostile: ma Odessa è sicuramente ambita.
Per capire alcuni risvolti della rivoluzione geopolitica che è in atto – in cui gli Stati Uniti sono intenzionati a ridefinire le aree di influenza nel mondo con un accordo diretto con Cina e Russia, da cui trarre vantaggi per gli americani, lasciando ai margini l’Europa e gli altri alleati occidentali – riportiamo alcuni estratti di una recente intervista resa a un giornale tedesco da Michael von der Schulenburg, membro del Parlamento Europeo, una carriera da diplomatico per ONU e OSCE.
Chi parla di moralità finisce in guerra, chi parla di interessi cerca una soluzione
Dalla sconfitta in Vietnam i cittadini americani sono sempre stati contrari, in larga maggioranza, alle guerre condotte dai propri Governi. La democrazia americana pare sia in crisi per i nostri media, ma per alcuni aspetti mi pare che non lo sia affatto e che i cittadini americani siano più saggi dei propri Governi e forse non sono i soli (vale per l’Italia e credo anche per la Russia). Peccato che su questi dati ci sia un’ampia censura da parte dei nostri media, i quali criticano la “democrazia” quando i cittadini fanno scelte che certi direttori dei giornali non condividono.
Nella sua lunga carriera diplomatica ha mai assistito a uno sconvolgimento così rapido come quello che sta avvenendo attualmente per quanto riguarda la guerra in Ucraina?
Sono stato molto tempo in Iran e Iraq; i negoziati per il cessate il fuoco per la prima guerra del Golfo si sono svolti nella mia casa a Teheran. Per molto tempo si è detto che la guerra sarebbe stata sicuramente vinta. Poi le cose si sono susseguite molto rapidamente: in quel momento, non era prevedibile che Khomeini un giorno avrebbe cambiato idea e avrebbe improvvisamente deciso di accettare la risoluzione di cessate il fuoco del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tuttavia, le azioni degli Stati Uniti in relazione alla guerra in Ucraina mi ricordano di più le dinastie del XVIII secolo, quando arrivava un nuovo re e all’improvviso cambiava qualcosa di fondamentale.
Vuoi dire che Re Donald Trump, il Secondo, sostituirà Re Joe Biden, il Primo?
Sì, hanno opinioni molto diverse sugli interessi internazionali degli USA. Joe Biden era un neoconservatore che voleva proteggere il mondo in modo unilaterale controllando questo ponte tra Asia ed Europa. Gli Stati Uniti lo fanno fin dai tempi di George Bush Junior. All’improvviso arriva qualcuno e dice: No, non è affatto questo che ci interessa. Ho vissuto questa esperienza in Afghanistan, conosco le persone coinvolte lì, come il negoziatore afghano prima del ritiro degli Stati Uniti e l’allora presidente Ashraf Ghani: gli americani sono giunti alla conclusione che non potevano vincere la guerra con questo governo, che avevano installato loro stessi e che non era stato realmente eletto liberamente. Poi hanno iniziato a negoziare con i talebani. Il presidente Ghani ne venne a conoscenza dal giornale, così come gli europei. Gli americani sono molto egoisti in questo senso, dicono che è troppo costoso per noi e che non ne verrà fuori più nulla. E’ successo anche in Ucraina: la svolta è iniziata con Biden, quando gli ucraini cominciarono stupidamente ad attaccare gli impianti nucleari russi. Era troppo e sapevano che non potevano fidarsi degli ucraini e che non avrebbero potuto vincere la guerra con loro senza rischiare una guerra mondiale. Tutto è cambiato da un giorno all’altro. E ora i grandi perdenti sono gli ucraini, i tedeschi, gli europei.
Alcuni osservatori affermano che fin dall’inizio gli Stati Uniti non avevano l’interesse primario o la convinzione di poter vincere militarmente questa guerra.
No, non credo proprio. Sono stato coinvolto nel processo di negoziazione di Istanbul 2022, un processo che è stato bocciato da inglesi e americani. All’epoca pensavano che sarebbe stato facile sconfiggere i russi. Non bisogna dimenticare come si parlava della Russia prima della guerra, quando i media europei scrivevano che la Russia non era un paese ma una stazione di servizio, o i resoconti sulla lentezza dell’esercito russo: la gente pensava che sarebbe stato molto facile vincere. … Ma il fatto che le cose siano andate in questo modo è anche dovuto al fatto che l’Ucraina è stata sopravvalutata.
Cosa dicevano le bozze del trattato dell’aprile 2022 poi naufragato?
Dal punto di vista dell’ONU, non c’è altro esempio, dopo la Seconda guerra mondiale, in cui i paesi in guerra, chiunque l’abbia iniziata, abbiano concordato sui punti importanti di un trattato di pace nel giro di un mese. Tutti questi trattati di pace sono registrati presso l’ONU e se chiedete ai colleghi ONU vi diranno: non abbiamo mai visto niente di simile, con quale rapidità e qualità i russi e gli ucraini abbiano raggiunto un accordo. In quel momento gli ucraini non cedettero un solo metro quadrato di terra. Hanno ammesso solo che la Russia può controllare la Crimea per 15 anni prima di risolvere la questione diplomaticamente. Ciò avrebbe ovviamente significato che la Crimea sarebbe rimasta russa, ma tutti gli altri territori no. Putin l’ha accettato, Zelensky l’ha accettato, entrambe le parti l’hanno siglato, come si fa prima di stipulare un trattato di pace. Sarebbe stata una cosa grandiosa, un’Ucraina neutrale entro i confini del 1991, ad eccezione della Crimea. L’Ucraina avrebbe tratto grandi vantaggi dalla neutralità e avrebbe svolto la funzione di ponte tra l’UE e i paesi BRICS, il che avrebbe potuto avere effetti molto positivi dal punto di vista economico. Tutto questo è ormai perduto, non accadrà più e la colpa del saccheggio di questi dieci punti di Istanbul ricade esclusivamente sull’Occidente, che voleva continuare la guerra. Le guerre non riguardano la moralità, riguardano gli interessi. All’ONU abbiamo sempre detto che quando una parte parla di moralità, si finisce in guerra, mentre chi parla di interessi cerca una soluzione. I negoziati di pace sono così: sono duri.
In che misura è nell’interesse della Russia condurre negoziati di pace, data la sua posizione vantaggiosa sul campo di battaglia?
In genere, chi vince è felice di negoziare, mentre chi perde non ha molta voglia di farlo, finché riesce a sopportarlo. La Russia è molto interessata a questo. Inoltre, Trump darà ai russi tutto ciò che vogliono. Ma l’interesse russo è sempre stato chiaro. Quando si negozia, si cerca di verificare se tutte le parti si comportano in modo razionale. Il più razionale è Putin perché sa esattamente cosa vuole e si comporta di conseguenza. Durante le negoziazioni è sempre difficile confrontarsi con persone che non sanno esattamente cosa vogliono e non si comportano in modo chiaro. Putin non vuole la NATO o gli americani in Ucraina, vuole assicurarsi l’accesso al Mar Nero attraverso la Crimea e si tratta di coloro che nell’Ucraina orientale parlano russo e circa il 70% dei quali ha votato per partiti filo-russi. Ciò che trovo interessante ora è che Trump non si aspetta che ci sia un cessate il fuoco finché non sarà firmato tutto. In realtà, questa è una pratica comune. Posso anche spiegarvi il perché: questo gioca a favore dei russi, che sono in avanzata.
Chi può garantire l’Ucraina su un confine lungo più di 2.000 chilometri?
Forse un contingente dell’ONU.
Con vari paesi dei BRICS?
Si, in quanto i BRICS si sono schierati con la Russia: all’incontro a Kazan, in Russia, c’erano 22 capi di governo. Non vogliono un’espansione della NATO. La Turchia ora è un membro dei BRICS: anche loro non vogliono gli americani nel Mar Nero. In Germania, ci piace pensare che se siamo di nuovo gentili con i russi, loro torneranno ad abbracciarci perché amano molto i tedeschi, ma non credo che accadrà. Perché la Russia ha un’alternativa. Prima noi avevamo la tecnologia e l’industria e loro le materie prime e tutto si incastrava. Ma ora hanno i paesi BRICS, il gasdotto per la Cina è terminato e sicuramente presto ne avranno anche uno per l’India. La Russia si è orientata verso le regioni in crescita dell’Asia, dove si registrano più innovazioni rispetto al gruppo G-7. E pagheremo un prezzo incredibile per tutto questo. Trump costringerà Ursula von der Leyen a una rapida ammissione dell’Ucraina nell’UE facendo sì che l’Europa paghi per la ricostruzione…. Lo so dall’Afghanistan, dall’Iraq. Noi europei siamo chiacchieroni. Nessuno ha mai vissuto la guerra o un figlio che sia stato in guerra. L’Unione Europea è nata come progetto di pace. Poi scoppia la guerra e fino ad oggi non c’è stata alcuna proposta di pace da parte dell’Europa. Nulla che riguardi diplomazia e negoziati. E’ una violazione del diritto internazionale. L’ONU afferma che dovremmo prevenire le guerre attraverso i negoziati. E una volta che ci sono, negoziare il più velocemente possibile per porvi fine. Questo è ciò che hanno fatto la Russia e l’Ucraina. Invece Friedrich Merz (attuale Presidente della CDU) pensa di usare i missili Taurus per ricattare un paese dotato di 6mila armi nucleari!
Cosa dovrebbe fare l’Europa?
Dire che ha commesso un errore e che da ora in poi agirà diversamente. Vogliamo davvero spendere così tanti miliardi in armamenti, crediamo seriamente a questa assurdità secondo cui la Russia ci attaccherà? Dovremmo finalmente capire che le guerre riguardano gli interessi e l’America ormai ha perso il suo interesse, all’improvviso ci ritroviamo soli e ne pagheremo le conseguenze. Ora dobbiamo cambiare la nostra politica. Uno dei risultati di questi negoziati sarà che la Russia controllerà l’intero confine, dal Mare di Barents fino al Mar Nero. Ora controllano l’accesso all’Asia per conto nostro. Eppure, rispetto alla rotta transatlantica, questa rotta transasiatica è per noi molto più importante: per le materie prime, per i mercati, per il dinamismo. E lo abbiamo tagliato! Poi ci auto-applaudiamo e facciamo un ulteriore passo avanti con le nostre sanzioni. Come possiamo liberarci dalle sanzioni? La ragione consiglierebbe di cercare di confrontarsi con la realtà nella politica estera e di sicurezza e non con argomenti ideologici o moralistici.
Vede qualche possibilità che si possano instaurare relazioni pacifiche e prospere tra Germania e Russia nel prossimo futuro?
Dovremmo ricostruire i nostri rapporti con la Russia. Ne abbiamo più bisogno noi di quanto ne abbia bisogno la Russia. Dobbiamo liberarci di tutta questa moralità, di tutta questa arroganza, di questo guardare dall’alto in basso. Entro il 2050, l’UE rappresenterà solo il 4,5% della popolazione mondiale e la nostra quota nell’economia globale scenderà al 9%. Non ci rendiamo conto di non essere più al centro del mondo. Pagheremo per questa arroganza.
Come valuta la prospettiva dell’annuncio di Donald Trump di negoziare con Cina e Russia sul disarmo, in particolare quello nucleare?
Penso che le prospettive siano buone. Per la Cina, la pace con la Russia è inizialmente una cosa positiva, poiché non voleva assolutamente un’espansione militare degli USA e della NATO in Ucraina e nel Mar Nero, cioè alle sue spalle. Anche Taiwan imparerà una lezione dal fiasco ucraino, ovvero che in ultima analisi non può fare affidamento sugli Stati Uniti, e in futuro agirà con più moderazione. Trump aveva invitato il vicepresidente cinese al suo insediamento. Penso quindi che sia giunto il momento per la Cina di parlare con gli Stati Uniti di sicurezza comune. Inoltre, una costellazione USA-Cina-Russia non sarebbe schiacciante per la Cina: i negoziati si svolgerebbero su un piano di parità.
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