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Il rinnovamento del calcio inglese, trent’anni fa: con uno spot

Fa un po’ strano pensare che circa trent’anni fa le partite del massimo campionato inglese venivano trasmesse soltanto da due emittenti, ossia BBC e ITV, e per giunta in quantità assai minori rispetto a oggi. Non c’erano posticipi, approfondimenti o lunghi pre-partita: il collegamento dallo stadio avveniva dieci minuti prima del fischio d’inizio, senza passare dall’ormai consueto studio televisivo. Di conseguenza, al di là di coloro che il sabato pomeriggio si recavano allo stadio, il pubblico della First Division faticava a seguire regolarmente la propria squadra.

La situazione cambiò all’inizio degli anni ’90: gli effetti del rapporto Taylor, l’hype generato dal Mondiale italiano e la modifica regolamentare del retropassaggio aumentarono la curiosità del pubblico inglese, il quale fu uno dei primi in Europa ad abituarsi alle pay tv satellitari e ai nuovi palinsesti sportivi. In particolare, l’allora British Sky Broadcasting (BSkyB) riuscì a battere la concorrenza di ITV e a ottenere in esclusiva i diritti per la messa in onda della neonata Premier League. Il tutto grazie a un’offerta da 191 milioni di sterline e all’essenziale compartecipazione dell’allora proprietario del Tottenham Alan Sugar, la cui azienda di elettronica avrebbe fornito alla stessa BSkyB le parabole e i decoder digitali. Insomma, il 1992 fu l’anno in cui il massimo campionato inglese cambiò pelle: nuova governance, nuovo look e maggiore visibilità.

La campagna pubblicitaria lanciata da BSkyB, intitolata “It’s a whole new ball game”, martellò il pubblico inglese durante l’estate, e lo spot televisivo con Alive and Kicking dei Simple Minds fu trasmesso un po’ ovunque. Quello spot è diventato col tempo un oggetto di culto, se non altro perché racchiude in sé l’estetica patinata di quegli anni: tra un sorriso e l’altro, ventidue giocatori – uno per ciascuna squadra della Premier League 1992/1993 – si allenano e si fanno la doccia per poi correre insieme verso un luminosissimo terreno di gioco. Com’è intuibile dalle parole dell’ex giornalista di BSkyB Richard Keys, lo spot contribuì a svecchiare e a rendere ancora più appetibile un prodotto ultracentenario.

“We had to get in people’s faces and make it exciting. We weren’t lying back and inviting people to join if they wanted to; we were selling.

Se volete saperne di più su quell’iconico spot, sul sito di Sky Sports UK c’è un lunghissimo “dietro le quinte” con pareri e ricordi dei protagonisti [Qui].
Se invece vi siete chiesti che diavolo ci faceva Vinnie Jonesil calciatore nella foto di copertina – con quel martello in mano, sappiate che la maglia appesa è quella del Wimbledon, club in cui tornò nell’agosto del 1992 dopo aver giocato per il Leeds, lo Sheffield United e il Chelsea. Ebbene, il trasferimento al Wimbledon avvenne a Premier League già iniziata, e nella suddetta pubblicità Jones indossava, per l’appunto, la maglia del Chelsea. Come ovviare al problema? In assenza di Photoshop, l’unica soluzione fu inchiodare la divisa della sua nuova squadra sopra quella dei Blues.

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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