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Fare la fine del Leeds

Dal 1992 a oggi 23 squadre sono retrocesse dalla Premier League alla League One, ossia la terza divisione del calcio inglese, nel giro di poche stagioni. Tra queste c’è anche il Leeds United di inizio millennio, il cui collasso finanziario è divenuto il termine di paragone di ciascuna crisi societaria, al punto che in Inghilterra è stata coniata l’espressione che dà il titolo a quest’articolo, che in inglese sarebbe “doing a Leeds”. Ma cosa successe esattamente al club di Elland Road?

Dopo aver vinto l’ultima edizione della First Division, il Leeds tornò ai vertici del calcio inglese sul finire degli anni ’90, classificandosi al quarto posto della Premier League 1998/1999. A partire dalla stagione successiva, il club di Peter Ridsdale acquistò alcuni dei giocatori più promettenti del panorama britannico: dal terzino Danny Mills all’attaccante Michael Bridges, passando per i ben più noti Mark Viduka e Rio Ferdinand, prelevati nell’estate del 2000. L’intenzione dello stesso Ridsdale era la seguente: sulla scia della semifinale di Coppa UEFA e della qualificazione alla Champions League 2000/2001, il Leeds avrebbe dovuto raggiungere lo status di title contender in Premier League al fine di garantirsi una costante partecipazione alle competizioni europee. Un’ambizione, questa, che trovò riscontro nelle dichiarazioni di Adam Pearson, direttore dell’area commerciale del club.

“Our aim is to become the clear nº 2 club in the country behind Manchester United. The football is central to everything and Peter Ridsdale has had the bottle to push on rather than consolidate.”

Così, nonostante un debito societario di circa 21 milioni di sterline, il club inglese continuò a obbligarsi verso numerosi enti finanziari e creditizi, e nel settembre del 2001 ottenne addirittura un prestito di 60 milioni di sterline da un gruppo di imprese composto, tra le altre, dalla società di investimento londinese M&G e dalla compagnia assicurativa americana MetLife. Tuttavia, gli ottimi risultati ottenuti tra il 1999 e il 2001 non ebbero un seguito, e già dalla stagione 2002/2003 il Leeds lottò per non retrocedere in seconda divisione. Nel frattempo, l’allenatore del precedente quadriennio, cioè David O’Leary, fu sostituito dall’esperto Terry Venables, il quale restò in carica fino al 21 marzo del 2003. La squadra riuscì lo stesso a salvarsi, ma ciò fu soltanto un fuoco di paglia: nel giro di quattro anni il Leeds retrocesse dapprima in Championship (2004) e poi in League One (2007); il tutto al termine di una stagione, cioè quella 2006/2007, in cui il club fu costretto a entrare in amministrazione controllata a causa dell’aumento dei debiti.

Insomma, va da sé che il declino del Leeds di Ridsdale è stato citato più e più volte negli ultimi quindici anni, a partire dal proprietario del Newcastle Mike Ashley, il quale dichiarò nel settembre del 2008 che il suo club non avrebbe mai fatto la fine del Leeds. Una vicenda analoga a quella del Leeds l’ha vissuta invece il Portsmouth, passando dalla vittoria della FA Cup nel 2008 alla retrocessione in quarta divisione nel 2013.

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Paolo Moneti

Sono un pendolare incallito a cui piacciono un sacco le lingue straniere e i dialetti italiani. Tra un viaggio e l’altro passo il mio tempo a insegnare, a scrivere articoli e a parlare davanti a un microfono. Attualmente collaboro con Eleven Sports, Accordi & Spartiti, Periscopio e Web Radio Giardino.

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PAESE REALE
di Piermaria Romani


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