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di Federico Messina*

Allarmante: è il dato relativo al calo del numero dei dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e del loro costo, emerso dal resoconto annuale curato dalla Ragioneria dello Stato di recente pubblicazione (15 gennaio 2016). Dallo stesso documento emerge anche che, nel frattempo, l’età degli operatori sanitari cresce. Se l’età media del personale nel 2001 era di 43,5 anni e nel 2014 arriva a 49,7 (uomini 51,7 donne 48,7), le previsioni per il 2019 pronosticano una media di 55,6 anni.
Nel 2014 sono 6.500 dipendenti in meno rispetto all’anno precedente; -2,7% rispetto al 2007. Un calo che prosegue anche nei primi 9 mesi 2015, periodo in cui si registra una contrazione dello 0,92% (altri 6.500 dipendenti circa). Scende anche il costo del lavoro: la sanità si colloca al secondo posto dopo il comparto della scuola. Nel 2014 la spesa complessiva per il comparto sanitario è stata di 39,126 miliardi (-0,9% rispetto al 2013, circa 390 milioni di euro). Il Conto annuale 2014 del ministero dell’Economia evidenzia anche come la retribuzione media per il personale del Ssn sia scesa lievemente (-0,3%) rispetto al 2013.
Calano i medici. I dirigenti medici a tempo indeterminato calano dai 113.803 del 2013 ai 112.746 del 2014 (-1.057), con una età media che è arrivata 52,83 anni (52,2 nel 2013). Lo stipendio medio è stato di 73.019 contro i 73.248 (meno 229 euro).
In calo gli infermieri che nel 2014 sono risultati 26.9149, contro i 271.043 nel 2013 (-1894). Sale anche per loro l’età media che si attesta sui 47,07 anni (nel 2013 era 46,35). In calo anche per gli infermieri le retribuzioni medie: nel 2014 a 32.430 euro contro i 32.528 euro del 2013 (-98 euro).
Crescono i precari: i medici precari sono 7.905, in crescita rispetto ai 7.409 del 2013. Stesso destino per gli infermieri: quelli con lavoro precario erano 9.884 nel 2013, mentre sono diventati 10.934 nel 2014 (1.050 in più).
Nonostante il recente recepimento della direttiva europea sugli orari lavorativi renda necessario un turnover più efficace e l’adeguamento del numero di personale sanitario alle sempre più crescenti esigenze di salute dei cittadini, questi dati evidenziano chiaramente i la politica a marcia indietro del nostro servizio sanitario nazionale. Mentre il ministro della Salute, Lorenzin propaganda nuovi concorsi e assunzioni, nel mondo reale le aziende sanitarie tagliano i servizi.
La normativa europea è stata così trasformata in una sorta di prezioso assist per le deboli casse del Ssn. Sfruttando il pretesto di sollevare il personale sanitario da carichi di lavoro stressanti, in realtà si risparmia sul costo del lavoro, si tagliano gli stipendi di medici e infermieri, portandoli ai livelli inferiori a quelli del 2013. Una spending review all’Italiana, in cui piuttosto che tagliare gli sprechi si preferisce tagliare sul lavoro, sul personale sanitario e dunque sull’offerta sanitaria e sui servizi. È questo dunque un altro passo in avanti verso la privatizzazione?

* specialista in Chirurgia generale, Chirurgia colorettale e del pavimento pelvico

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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