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Ferrara film corto festival

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Cambiano le stagioni – e cambia la Giunta – e oggi le biblioteche ferraresi rischiano grosso. Si può parlare, infatti, di una vera e propria emergenza, tanto che lo stesso sindacato si è fatto promotore di una petizione popolare ‘Per il rilancio delle biblioteche di Ferrara’.[vedi volantino in calce a questo articolo].Le firme si raccolgono:sabato 23 novembre, piazza Trento Trieste dalle 16,00 alle 19,00 e sabato 30 novembre dalle 16,00 alle 19,00 in via Garibaldi (vicino alla Feltrinelli).

Ma. per capire meglio i termini del problema, facciamo un passo indietro nella storia recente. Dopo una decina di anni piuttosto grigi, c’era stato ultimamente un risveglio di interesse. Due anni fa, proprio su questo giornale, peroravo la causa di ‘una nuova primavera delle biblioteche’ [vai all’articolo] mentre l’anno scorso registravo con favore la ‘riscossa’ delle biblioteche cittadine [vai all’articolo].

Sembrava insomma che, sul finire del mandato, l’’Amministrazione Comunale di Centrosinistra si fosse finalmente convinta che il sistema bibliotecario diffuso non era solo un tesoro prezioso da non disperdere, ma un campo da seminare a nuovo, un settore cruciale su cui riprendere a investire, un modo concreto per promuovere conoscenza e cultura e allargare gli spazi della democrazia e della partecipazione. C’era e c’è ancora molto da lavorare – e anche allora non risparmiavo critiche ai vecchi governi di Ferrara per aver a lungo tralasciato l’impegno per lo sviluppo del sistema bibliotecario – ma nell’ultimo scorcio del mandato di Tiziano Tagliani si vedevano  con chiarezza i segni di un risveglio. La fine dei lavori e l’inaugurazione della Niccolini, la bellissima nuova biblioteca per ragazzi, l’ambizioso progetto di una ‘Grande Biblioteca Rodari’ alle Corti di Medoro, l’impegno più o meno solenne a non diminuire, anzi ad aumentare il numero dei bibliotecari e operatori comunali, più soldi per l’acquisto del materiale documentario.

Avevo anche proposto, insieme a un folto gruppo di amici appassionati, la creazione di una biblioteca multietnica dalle parti del Grattacielo: per affrontare i problemi di quella zona aprendo uno spazio per il dialogo e l’incontro, invece di affidarsi ad una ‘soluzione militare’ [vai all’articolo]. Anche questo sogno si è recentamente avverato. Si è costituita l’associazione culturale ‘Biblioteca Popolare Giardino’ con più di 100 iscritti e la vecchia Giunta ha concesso in uso gratuito un negozio proprio ai piedi del Grattacielo. Così lo scorso maggio la biblioteca è diventata realtà. Una cinquantina di volonterosi volontari la tengono aperta al pubblico e organizzano decine di iniziative culturali e ricreative per adulti e bambini. Proprio qualche giorno fa la BiblioPopGiardino ha festeggiato i primi sei mesi di vita con una affollata castagnata.

Pareva quindi profilarsi un roseo orizzonte per le biblioteche di Ferrara. Purtroppo il clima è cambiato bruscamente: sta arrivando un inverno pieno di nuvoloni neri, tanto che Il nostro sistema sistema bibliotecario rischia nei prossimi mesi il collasso.  La petizione popolare (ad oggi sono state già raccolte oltre 500 firme) indica tre criticità e, insieme tre obbiettivi.

Pima di tutto, l’emergenza personale.  Anche per effetto di Quota Cento, a partire di quest’anno e nel corso del 2020 sonio previsti 10 pensionamenti, un quinto dell’intero personale addetto a biblioteche e archivi. Se non fosse garantito il turn-over integrale, l’assunzione di nuovi addetti al posto di tutti i pensionandi – e la Giunta di Alan Fabbri non ha ancora preso nessun impegno in tal senso – tutto il sistema andrebbe in tilt. Le biblioteche pubbliche rischiano la chiusura, o dovrebbero ridurre drasticamente  le ore giornaliere di apertura (e basta girare per l’Italia per vedere che già ora Ferrara non è certamente in cima alla classifica per ampiezza di orario).

In secondo luogo, la petizione denuncia il dietrofront del governo leghista sulla creazione della “Grande Rodari” e ne chiede con forza la realizzazione. La vecchia Giunta aveva stabilito che al piano terra delle Corti di Medoro (l’ex Palazzo degli specchi) sarebbe sorta una grande e moderna biblioteca per servire la zoa Sud di Ferrara dove risiedono 40.000 abitanti. Al posto della biblioteca e dell’auditorium, il sindaco Alan Fabbri ha deciso di ospitare il nuovo comando dei vigili urbani. Il progetto della grande biblioteca sembra accantonato: nessuna altra localizzazione è stata avanzata dal Comune. Allora “dove leggo?”, scrive il volantino dando voce agli abitanti di via Bologna.

Ma non basta assicurare il mantenimento della pianta organica e riprendere il progetto di una grande biblioteca nella zona Sud, la mozione chiede (prima di tutto al Consiglio Comunale e alla Giunta che secondo regolamento dovrà rispondere alle questioni sollevate dai firmatari) un vero rilancio del sistema bibloteche a Ferrara. Invece di chiudere una porta, occorre aprirne tante altre. Pensare alle biblioteche pubbliche come a un motore della democrazia informativa, come dei centri – disseminati in tutti i quartieri – dove offrire servizi e favorire l’incontro, il dialogo, la cittadinanza attiva.

Mentre scrivo questo articolo, un amico bibliotecario della Bassani di Barco telefona per dirmi che l’auditorium annesso alla biblioteca è stato chiuso sine die per inagibilità. Sul Carlino leggo che sindaco e vicesindaco insistono per chiudere piazza Verdi con un cancello anti-movida. Non tira una bella aria in città: le chiusure prevalgono sulle aperture. E le biblioteche? la petizione popolare chiede ai ferraresi di fare un passo avanti e alzare una mano.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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