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Presto di mattina /
La nube migrante nel pane

Presto di mattina. La nube migrante nel pane

La nube migrante dell’esodo, scesa sulla terra, è divenuta pane a Natale

Pane, dissi, pane
bianco la nuvola
che l’azzurro consuma;
come i bambini
e i vecchi mangiano
sbocconcellando,
e qualche briciola
cade nel regno
delle cose perdute,
dove vagano mute
alla cerca, bruciando,
le nostre anime;
pane bianco,
e ogni altro pane
d’azzimi e di focacce,
a ogni altro cuore
emigrante
verso le colline,
sono le nuvole bianche.
(Carlo Betocchi, Tutte le poesie, 146)

Piccola città di Betlemme, ‘casa del pane’ è il significato del suo nome. Natale è il pane disceso dal cielo, pane di vita venuto dal Padre, per una condivisione radicale con la nostra umanità, Parola fatta pane; pane vivo annunciato dagli angeli ai pastori, pane dei pellegrini verso la Pasqua, vero pane dei figli, pane di fraternità.

A Pasqua pane di pace, a Gerusalemme città della pace si farà pane spezzato e condiviso con tutti: “prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo”… voi siete il mio corpo. Il Natale ci fa radicati e fondati nella carità del pane che è Gesù, che nascendo si è impastato di noi.

Il senso cristiano della vita è farsi pane impastato, cotto, franto e condiviso, così una comunità cristiana che celebra il Natale di Gesù è chiamata a farsi pane moltiplicato nella città, i cristiani fornai ambulanti a sconfinare in essa, come Gesù il rabbi degli sconfinamenti, portando il suo vangelo che non conosce confini.

Così cercare il proprio posto nella città inizia con l’uscire e l’andare con coraggio a chi viene incontro, sapendo come disse papa Giovanni XXIII un mese prima dell’apertura solenne del Concilio Vaticano II, che “la Chiesa si presenta quale è e quale vuole essere, come la Chiesa di tutti e particolarmente la Chiesa dei poveri”.

Chiesa e mondo, chiesa e città allora sulle stesse strade, prossimi ai poveri. Cosa troveremo nella città dentro e fuori le sue mura? Tra le contorte e strette viuzze medievali e quelle ampie e diritte dell’addizione erculea? Un popolo ben disposto e tra la gente che cammina nell’oscurità vedremo lo stupore per il levarsi della luce.

Il Natale ci chiede di aver cura dello stupore, quello che rialza il coraggio di chi scopre che non sarà abbandonato per sempre. Il coraggio di rifare in noi Lui, ogni volta che ci manca.

L’augurio è così di avere lo stesso stupore e coraggio dei pastori e dei magi, quello stesso della gente per le vie della Palestina incontrando Gesù, stupore che ha raggiunto il culmine, il tempo pieno il mattino di Pasqua nell’incontro delle donne e dei discepoli con Gesù risorto, uno stupore e coraggio sconfinati e sconfinanti fino a noi per il loro buon annuncio.

Lui che mi dette con la vita il corpo,
questo campo robusto che assicura
l’anima, in cui alligna e matura la grazia,
Lui non ha avuto paura che mi guastassi,
che perdessi la fede: ed ha lasciato
che il nemico infierisse. Che cos’è
che voleva, allora, se non che alla fine
mi ricordassi che non si vive di solo
pane, e nemmeno soltanto di grazia,
ma anche di buio coraggio di quando
Lui può mancarci: e occorre rifarlo in noi,
e riconoscersi vivi nei gemiti
delle montagne squassate dai terremoti,
perché l’evenienze del mondo sono
infinite, le catastrofi miserevoli
e senza alcuna spiegazione plausibile
alla nostra esigenza d’amore. Lèvati
allora, e datti da fare col tuo
coraggio. Dio ti riconoscerà per suo.
(Ivi, 571).

Cover: Foto di <a href=”https://pixabay.com/it/users/drehkopp-10526936/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=3882218″>Andreas Böhm</a> da <a href=”https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=3882218″>Pixabay</a>

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Andrea Zerbini

Andrea Zerbini cura dal 2020 la rubrica ‘Presto di mattina’ su queste pagine. Parroco dal 1983 di Santa Francesca Romana, nel centro storico di Ferrara, è moderatore dell’Unità Pastorale Borgovado che riunisce le realtà parrocchiali ferraresi della Madonnina, Santa Francesca Romana, San Gregorio e Santa Maria in Vado. Responsabile del Centro di Documentazione Santa Francesca Romana, cura i quaderni Cedoc SFR, consultabili anche online, dedicati alla storia della Diocesi e di personaggi che hanno fatto la storia della chiesa ferrarese. È autore della raccolta di racconti “Come alberi piantati lungo corsi d’acqua”. Ha concluso il suo dottorato all’Università Gregoriana di Roma con una tesi sul gesuita, filosofo e paleontologo francese Pierre Teilhard de Chardin.

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