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“Nell’universo dell’utilitarismo, un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perché è facile capire l’efficacia di un utensile mentre è sempre più difficile comprendere a cosa possano servire la musica, la letteratura o l’arte”
(Nuccio Ordine)

LA BALLATA DEL VENTO

Ho visto alberi piegarsi
nuvole rincorrersi
vasi rotolare
Era il vento di oggi…

Io e lui seduti sulla panchina
nel sole, col sorriso abbagliante
sotto il baffo dispettoso

– questo vento –

Il nostro sguardo ammicca
e da fratelli
ci raccontiamo

Lui mi ha spiegato che non ha braccia, mani
non ha gambe
né bocca e voce
eppure sa farsi sentire
nella modulata danza…

Urla quando si arrabbia, brontola tenacemente
sibilante nella corsa, sgambettano le sue gambe
la tenera carezza del suo soffio, nell’incrocio di mani
sulle labbra il suo bacio d’addio.

Ho danzato con te in questo frastuono
ho atteso sulla panchina…
ma tutt’intorno era sceso il vuoto
nella silenziosa notte.

 

POLVERE DI NEVE

Ridente e leggiadra
la strada nel cielo
dove il bianco
riflette
un morbido e ovattato silenzio.
Pigia piano l’acceleratore
come a seguire il suono
melodico e dolce di un’arpa ancestrale.
Non c’è fretta nel suo andare…
Assapora l’odore
di quell’attimo del – Non ritorno –
Sorseggiando in quel fiume
non più mestizia
ma candore negli occhi
e sul viso
fiocchi di carezze
nella polvere di neve.

 

IL NULLA DI ME

Un’ampolla di ceneri
E il profumo del mare
Sarà l’essenza eterna
Ma nessuno sa
Nessuno saprà
Che quelle ceneri
Ieri
Bruciavano di vita
Laddove fiorivano margherite
In sterpaglie e rovi
Tendevano steli-spine.
Sul fondo del pozzo
Dove il buio
Arroccava la mente di fantasmi
Lì nel nulla
– Lascerò i miei silenzi –

VERRA’ L’AUTUNNO

Verrà l’autunno
con bruchi affamati
coltre di nebbie e fiumi ingrossati.
Tra gli ulivi, scheletri di cicale
ricordano l’estate, il tempo che va..
Spira il vento di scirocco
nel grido tombale, la vita – la morte
Ammaina le vele, la barca nel porto
ignota la sua destinazione.

Tina Fersino (Marittima in provincia di Lecce, 1956).
Non mi reputo una poetessa, scrivo da sempre pensieri e umori e osservo con passione ciò che è dentro e fuori di me che poi traduco in versi. Allo stesso modo ho anche la passione della fotografia. Non so quanto possa trasmettere agli altri con i miei scritti, ma scrivere per me è come liberarmi da tutto ciò che raccoglie la mia anima.
La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
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Benini & Guerrini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it