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Trascorrono i giorni ma il tema resta attuale. L’appello di Alessandro Gassman ai cittadini romani di prendersi personalmente cura del decoro cittadino affonda le radici in una sorta di eredità familiare. Già papà Vittorio infatti, 20 anni orsono, in una lettera a Giorgio Soavi (riemersa durante una passata edizione del Festival delle lettere, dal tema la “Lettera di pancia”, che quest’anno si svolge a Milano al Teatro Litta dall’8 all’11 ottobre), scriveva: “Come è brutta, Roma! Brutta di questa sua accecante bellezza, su cui risaltano i segni dello sfacelo come una voglia di barbabietola su un volto purissimo”. Era il 1995 e il grande attore scriveva all’amico una lettera piena d’amore e di odio per la città eterna, due decenni prima del tweet con cui il figlio Alessandro invita i romani a rimboccarsi le maniche e a ripulire la città, al grido di #Romasonoio.
Vittorio e Giorgio avevano intrattenuto un’interessante collaborazione epistolare raccontata nel libro Lettera d’amore sulla bellezza (1996), entrambi erano molto sensibili alla bellezza, quella dell’arte, dei quadri, della cultura, del mondo in generale. E Alessandro, degno erede di un padre ingombrante ma unico, sprona, fra le polemiche, i romani a fare di più. Dalla grande bellezza alla grande sporcizia, scrive qualcuno, mentre il New York Times riempie le sue colonne con i cumuli di rifiuti per le strade della Città Eterna. I romani hanno risposto postando sui social network fotografie della spazzatura di New York, ma il punto non è certo questo. “Nessuno vede più nessuno – si sfoga Gassman – gli intellettuali si fanno le pippe, i cafoni si ammazzano di fatica per illudersi di divertirsi nel tanfo dei night, nei cinema dal sonoro schifoso, nel pugnalarsi allo stadio. La televisione ha rimpiazzato la realtà (…) Credo che per uno come me, che ha sia pur modestamente lavorato sui materiali dell’arte, la bellezza non sia un optional ma un’esigenza, un irrinunciabile elemento dell’alimentazione. E tanti, per fortuna, la pensano ancora così, la partita non è ancora chiusa”. E allora spopola sul web la proposta da lui lanciata su Twitter: “Roma sono io. Armiamoci di scopa, raccoglitore e busta per la mondezza e ripuliamo ognuno il proprio angoletto della città”. Contro il degrado della città l’attore invita i romani a reagire, a darsi da fare, così come fanno da qualche anno i volontari di Re-Take (http://www.retakeroma.com/). Una valanga di adesioni e di commenti in poche ore.

Tanti applausi ma anche qualche critica, mentre il sindaco Marino ringrazia. C’è chi afferma che, pagando regolarmente le tasse, si vogliono e si pretendono servizi adeguati, che non è giusto, chi dice che l’immondizia reale sta nei palazzi della politica e del potere.
Noi pensiamo semplicemente che amare Roma significhi anche rispettarla a partire dai piccoli gesti quotidiani, avere senso civico nel non gettare qua e là resti di spazzatura che non si ha la pazienza di posizionare in un cestino. Bisogna solo essere un po’ più educati, e la politica deve anche imparare a mobilitare energie positive nelle città, in ogni città.
Agire e non parlare, passeggiare per tanta bellezza non solo pronti a fotografare un cassonetto strabordante ma raccogliere un rifiuto e metterlo al posto giusto, evitare di farlo cadere. Anche nelle città più operose i cittadini si riuniscono ogni tanto in gruppetti che tengono puliti i propri quartieri o giardini (si pensi al Subbotnik russo). E non è questione di volontariato che si sostituisce al pubblico ma di semplice gesto di cortesia, di educazione e di rispetto di se’ stesso e degli altri. Basta poco. Perché Roma siamo noi e anche tutte le nostre belle città. E l’onda impetuosa di Alessandro è partita, da lui ora impegnato in Uruguay per le riprese del film di Rocco Papaleo “Onda su onda”. Difficile fermarne forza ed energia. E a settembre lui ci sarà.

E nelle altre città? Roma è la punta dell’iceberg, ma si potrebbe tranquillamente parafrasare l’appello di Gassman estendendolo e traducendo il suo invito in un atto diffuso di responsabilità #lamiacittàsonoio.

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Il post pubblicato da Alessandro Gassman
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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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