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OGGETTO: risistemazione area ex MOF

Ill.mo Sindaco e Consiglieri Comunali,
in relazione alla nostra precedente comunicazione, in quanto cittadini residenti nella zona Rampari di San Paolo, Corso Isonzo, Acquedotto ci rallegriamo del dibattito che si è aperto su quanto riportato in oggetto, anche attraverso i media cittadini, perché è auspicabile che la sistemazione della zona possa avvenire col massimo consenso. Ci rallegriamo soprattutto del fatto che il progetto originario sia stato temporaneamente fermato per riflettere su una migliore sistemazione che tenga conto dell’evoluzione delle esigenze cittadine, rispetto al parcheggio multipiano concepito secondo concetti urbanistici e sociali decisamente superati, soprattutto dopo gli eventi degli ultimi mesi. Abbiamo in particolar modo apprezzato l’intervento del Consigliere Comunale Francesca Savini in una recente riunione del consiglio, durante la quale è stata sottolineata la necessità della revisione del progetto e della sistemazione dell’area secondo le nuove esigenze.
Non siamo meravigliati delle prese di posizioni di alcuni esponenti politici locali che si sono sollevati nella difesa di un progetto che evidentemente avevano negli anni appoggiato, ma l’avvedutezza politica dovrebbe consigliare di cogliere i cambiamenti e le nuove situazioni sociali ed opportunità economiche piuttosto che arroccarsi su posizioni superate per difendere idee non più adeguate.
Il problema è estremamente sentito dagli abitanti delle vie circostanti all’ex-mof per lo stato di abbandono nel quale si trova attualmente il parcheggio, così come le costruzioni adiacenti sul lato più interno, frequentate da uccelli e topi. È per questo motivo che alcuni abitanti, alla notizia del blocco dei lavori, hanno sentito la necessità di esprimere opinioni avverse, manifestate anche a noi direttamente, nel timore che l’attuale situazione si possa protrarre nel tempo.
Ma la volontà di cambiare non può avvenire un una direzione che rischia di essere peggiore dell’attuale con una costruzione di 50 ml sul lato di Corso Isonzo, 100 ml sul lato di Rampari di San Paolo e 8 ml di altezza (10 ml se si considera il blocco ascensori). Una colata di cemento di 40.000 metri cubi a ridosso delle Mura che va dalla Palazzina verde su Corso Isonzo recentemente ristrutturata fino a via Della Grotta. Un insulto visivo per gli abitanti dell’intera città e dei suoi visitatori, senza considerare l’uscita su via Rampari con l’inquinamento delle auto che dovranno fermarsi al semaforo all’incrocio con Corso Isonzo. Non si possono, inoltre trascurare i costi di gestione per illuminazione, pulizie, manutenzione e sorveglianza se si vuole evitare che l’edificio si presti, come spesso accade in questi casi a luogo di atti illeciti. Il multipiano generebbe 500 posti auto rispetto agli attuali 200. Ma liberando la parte del parcheggio dagli autobus nella parte che si affaccia su via Darsena si potrebbero liberare altri posti auto, ammessa e non concessa la necessità di disporre di una maggiore area per la sosta delle auto, visto che il parcheggio Centro storico su viale Kennedy è
sempre vuoto e si riempie solamente in circostanze particolari. Lo stesso ex Mof non è mai pieno pur non essendo a pagamento. Se dovesse mai esserlo si svuoterebbe ulteriormente a discapito delle vie circostanti.
Il progetto prevede l’abbattimento, con tutto lo spazio che c’è, di alcuni platani di notevoli dimensioni, presenti a ridosso di Corso Isonzo su un filare parallelo alla stessa via, all’interno del muro di cinta dell’ex mof. Riteniamo invece necessario mantenere ed integrare (laddove mancante) il filare di platani aumentando la fascia verde per mantenere l’effetto di “galleria verde” secondo il concetto di Città Giardino che andrebbe ulteriormente sottolineato ricostruendo
il circuito verde delle mura con elementi vegetali e paesaggistici, passando attraverso l’acquedotto, con piste ciclabili e pedonali nel rispetto delle norme di sicurezza, ora mancanti, per chi vuole percorrere l’intero circuito murario. In questo modo si creerebbe una barriera verde togliendo alla vista esterna delle abitazioni circostanti il parcheggio interno che andrebbe comunque sistemato con aiuole, richiami vegetali e pavimentazione a prato.
Le possibilità di spendere altrimenti parte dei finanziamenti del Piano Periferie sono molteplici: ad esempio. la riqualificazione di via Foro Boario (integrazione dei numerosi platani mancanti, come già fatto in Corso Isonzo); completamento della pista ciclabile sul lato nord tra via Sardi e via Bologna;riqualificazione di tutto la zona banchina sul lato sud ovest, dove parcheggi irregolari si alternano a tratti di marciapiede, a piccole zone verd) o il quartiere lato est di via Bologna tra l’Ippodromo e via Wagner (compresa l’area tra le e ferrovie), da non trascurare la Darsena che se venisse riqualificata per le passeggiate sul fiume favorendo la nascita di punti di ristoro darebbe
un’ulteriore spinta alla vocazione turistica della città. In definitiva verde, punti di ritrovo e svago al posto di cubi di cemento che soffocano la città visivamente ostacolando piuttosto che favorendo le attività sociali e ricreative. Ambiente non fine a se stesso ma al servizio dei cittadini creando migliori condizioni di vita e opportunità economiche

In tempi di Coronavirus e delle conseguenti necessità di distanziamento sociale si ritiene opportuno che gli spazi urbani liberi (da sempre liberi) siano mantenuti per le più diverse esigenze che dovessero insorgere o essere proposte quali spettacoli, cinema all’aperto, eccetera. Fiduciosi di poter essere ascoltati sull’argomento inviano vivi saluti:

Seguono Firme certificate dai documenti di identità:

1. Vittorio Ticchiati, 2. Roberta Galeotti, 3. Massimo Mastella, 4. Paola Guzzinati, 5. Michele Mastella, 6. Massimo Mandrioli, 7. Flavio Mandrioli, 8.Zaira Zucchi, 9. Debora Boni, 10. Antonella Cherubino, 11. Sergio Goffi, 12. Marzia Marzola, 13. Michele Cavallari, 14. Daniela Marmocchi, 15. Francesca De Sisti, 16. Milla Roma, 17. Massimo
Furiani, 18. Liliana Bacilieri, 19. Serafina Disclafani, 20. Andrea Brandolini, 21. Massimo Brandolini, 22. Maria Toselli, 23. Giovanni Fioravanti, 24. Renata Patrizi, 25. Anzio Contadini, 26. Roberta Cattolini, 27. Simonetta Danieli, 28. Maria Modena, 29. Rino Brina, 30. Davide Bruno, 31. Giorgia Legato, 32. Francesca Rosso, 33. Katia Frigato, 34. Silvia Burlacu, 35. Massimo Mantovani, 36.Bruna Zoppellaro Bozzato, 37. Giovanni Battista Ivo Bozzato, 38. Nella Graziutti, 39. Rosanna
Figliuzzi, 40. Anna Maria Monaci, 41. Cristina Secchi, 42. Gennaro Silvestro, 43. Mara Ballarin, 44.Franco Chiereghin, 45. Marcella Chiereghin, 46. Barbara Angelini, 47.Riccardo Loberti, 48.Cristian Fogli, 49.Daniela Stefani, 50.Francesca Parisi, 51.Maurizio Bertaglia, 52. Elisabetta Bottai, 53.Gabriella Prisco, 54. Luca Petrucci, 55. Angela Garatti, 56. Giorgio Prevedel

N.B. Rispetto alla precedente lettera le firme sono aumentate e sono in ulteriore aumento,

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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