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Quando si potrà farò, con chi vorrà, un giro per la mia città, in visita ai luoghi dove, nell’immediato dopoguerra, si è lavorato alla costruzione della partecipazione e della democrazia.

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C’era chi pensava, in quelle difficile condizioni, a una convivenza migliore di quella sperimentata, di quella avuta poi e anche di quella che abbiamo ora. Sarà un Itinerario ai luoghi del Centro di Orientamento Sociale in Ferrara (1946-1948). Una visita esterna, salvo Casa Romei. Gli altri luoghi – da me amati e frequentati – sono chiusi o li sento estranei, quando non ostili.

Il promotore
Silvano Balboni è appena tornato dalla Svizzera a Ferrara, agosto del ’45, prende la bici e va a trovare Aldo Capitini a Perugia. La novità sono i COS. Il Centro di Orientamento Sociale inizia a Perugia il 17 luglio 1944, con una rassegna delle posizioni dei partiti ricostituiti, o di nuova costituzione. Si tengono periodiche discussioni aperte a tutti, su tutti i problemi amministrativi e sociali. “Un’iniziativa felice che convocava molta gente e le autorità (il prefetto e il sindaco…), molto desiderata da tutti per l’interesse ai temi e per la possibilità di ascoltare e parlare”. Mai più uno senza l’altro, diceva Capitini. Balboni ha fretta di cominciare Sul “Corriere del Po”, 31 ottobre 1945, illustra l’esperienza del Cos di Perugia. Il 9 dicembre scrive a Pio Baldelli, che con Capitini collabora, annunciando la prossima apertura del Cos a Ferrara, con modalità analoghe. Ai programmi dei partiti esposti nell’incontro perugino Balboni aggiungerebbe quelli federalisti e degli anarchici. Ci vorrà più tempo del previsto.

1946 Auditorium comunale lunedì 4 marzo 1946 alle ore 18,15.
Prima riunione: i temi trattati sono diversi da quelli previsti. Ormai i partiti si sono visti. Lo spazio è alle domande. Nelle scatole di latte evaporato UNRRA si nota un foro stagnato, c’è manomissione? L’autolettiga della Cri funziona male. C’è responsabilità? Il mangime per i polli è troppo caro e così la crusca venduta ai Consorzi agrari. L’assistenza sanitaria è troppo frazionata (Eca, Onmi, assistenza bellica, antitubercolare, reduci) e i furbi ne approfittano. Perché idraulici, fumisti e stagnini non vengono a casa quando li chiami e costano così caro? Il problema delle strisce spartitraffico nel centro. Quali sono le prospettive dello stabilimento della Gomma sintetica?”.

Balboni spiega senso e finalità del COS: strumento di orientamento per le autorità, sulle esigenze del popolo, e per il popolo, per conoscere le possibilità di intervento, luogo di coagulo per importanti attività di cooperazione. C’è l’esempio del COS di Arezzo: ha promosso un prestito cittadino (90 milioni). Il successo del primo incontro è notevole. La gente è venuta ad una riunione non più solo per ascoltare ma ha parlato. Ha posto all’ordine del giorno una serie di temi, prendendo l’impegno di affrontarli. Balboni si preoccupa di dare immediata continuità ed una sede stabile all’iniziativa. La sede viene messa a disposizione.

Castello Estense, Sala del Consiglio, CLN provinciale, dal 12 marzo al 16 luglio alle 18.45
A tutte le domande poste viene data risposta convocando esperti e responsabili in incontri settimanali, sui quali i giornali riferiscono. Agli incontri Balboni, divenuto assessore comunale, porta il questionario che la Costituente invia ai Comuni e diffonde l’esperienza del Cos nelle delegazioni. Di rilievo la questione della ricostruzione di Pontelagoscuro. Il COS cambia sede e orario, con un recapito anche telefonico presso l’Assessorato.

Salone del Municipio 30 luglio 21.30 fino a dicembre
Si affrontano temi di grande interesse, come la riapertura del Teatro comunale, il Piano regolatore, il divorzio… Balboni, in costante contatto con Capitini, si appassiona a alla riforma religiosa. È stato al primo convegno perugino nell’ottobre, collabora all’organizzazione del secondo a Bologna e dedica gli incontri del Cos al Convegno Ferrarese sul problema religioso moderno.

Salone sopra il Teatro Nuovo: 17 dicembre 1946 – 11 marzo 1947
Allora, il Salone del Teatro Nuovo era sede dell’Università popolare, ma anche baladùr dei repubblicani. Vengono presentate 16 relazioni. Segue la discussione una media di 200 persone (molti i giovani e le donne). Il convegno desta attenzione e curiosità. Ne vengono date notizie sulla stampa. Del convegno Balboni cura e stampa un resoconto, diffuso in vari ambienti. Silvano, poiché Capitini non può intervenire nella data prevista, ne illustra il pensiero. Conclusa questa fase particolare riprendono i “normali” incontri nella sede istituzionale.

Salone del Municipio per tutto il ’47
In una lettera a Capitini del 3 maggio ´47 Silvano annota: “Il COS raggiunge la 50° seduta per la città e conta di affermarsi per essere ineliminabile anche dopo le prossime elezioni amministrative”.Vari temi di interesse cittadino e no vengono affrontati: burocrazia, toponomastica, riforma dell’esame di maturità, democratizzazione del Touring. Si segnala in particolare il tema dell’obiezione di coscienza, trattato da Andrè Trocmé, portato pure in diverse fabbriche cittadine e al Comune di Cento. Bisognerà attendere il 1972 per avere una legge la riguardo. Nonostante gli sforzi congiunti di Capitini e Balboni, che ha sostituito nel compito Baldelli, i Cos stentano a reggere e a diffondersi.

Teatro Comunale per le riunioni del ’48
Nel 1948 gli incontri, di preferenza al Teatro Comunale (ora intitolato al grande maestro Claudio Abbado, ndr.) si faranno più radi. Rilevanti il 6 febbraio la commemorazione di Gandhi tenuta da Silvano, il 23 maggio Giorgio Spini su Savonarola, il 23 settembre la quacchera Leta Cromwell sulla pace nel mondo. Siamo ormai in pieno clima elettorale. Nota Capitini nel suo scritto testamentario “Attraverso due terzi del secolo: “Non lo Stato antifascista, ma molto meno quello che seguì al 1948, erano in grado di valersi dei C.O.S. ed inserirli nella struttura pubblica italiana, ad integrazione della limitata democrazia rappresentativa del parlamento e dei consigli comunali e provinciali. Né le forze dell’opposizione di sinistra, tese nella speranza di una presa del potere, si curarono di apprestare uno strumento così elementare per la convocazione della popolazione e dell’opinione pubblica.”.

Il Convegno Nazionale a Casa Romei nel maggio del 1948

Nostalgia di Silvano

Dal 6 all’ 8 maggio del ’48, nella splendida Casa Romei, si svolge a cura del COS di Ferrara, Il più riuscito convegno nazionale di rinnovamento religioso.
Silvano Balboni muore a 26 anni il 7 novembre del 1948. Il COS, con la miglior democrazia prefigurata, non gli sopravvive.

Questo articolo è apparso anche sull’edizione online della storica rivista del Movimento Nonviolento [www.azionenonviolenta.it]

 

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Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali – argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni – e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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