Marcello Simoni, comacchiese, anche animatore culturale ben noto per la cultura in estate sui Lidi della riviera ferrarese. Praticamente inedito in Italia, aveva già pubblicato saggi storici e archeologici, sbarcò a suo tempo persino all’estero, in Spagna.
L’Impronta, infatti, casa editrice del gruppo Algada lanciò sul mercato spagnolo la sua opera prima: “L’enigma dei Quattro Angeli”, primo romanzo che viene da certo solco fantastorico attualmente in voga, tra “Il Nome della Rosa” di Eco e il “Codice Da Vinci” di Dan Brown, la stessa fantascienza di Evangelisti, particolarmente suggestivo e di forte audience per gli amanti della lettura. Benefico ritorno alla scrittura come mistero, reinventato in chiave moderna, su sfondi storici re-immaginati, quasi micro brainstorming alla ricerca di universi paralleli, secondo certe teorie quasi esoteriche della fisica contemporanea.
Poi, con l’opera prima in Italia, “Il mercante dei libri maledetti” (Newton Compton, 2012), medesima vincente cifra letteraria, ancor più raffinata ipnotica, è clamorosamente ‘esploso’ un bestseller all’americana quasi, vincitore del Premio Bancarella 2012.
Un successo francamente strameritato, per uno dei migliori nuovi scrittori contemporanei italiani, capace di mixare alta letteratura e appunto narrazioni di grande audience, fascino misterioso (oltre certa moda facile del ‘noir’), non a caso proveniente da aree prossime a Spina e agli etruschi, archetipi oggi parlanti tramite una penna – Simoni è anche storico/archeologo – non comune, non solo letteraria, ma potente e solida, in certo senso di diamante ‘scientifico’.
Ulteriormente, Simoni ha confermato la grande freschezza (e audience) dell’opera d’esordio in Italia, in particolare con i romanzi successivi (sempre per Newton Compton) fino al recentissimo, “L’abbazia dei cento peccati” (2014), ovvero “La biblioteca perduta dell’alchimista”, “Il labirinto ai confini del mondo” (con cui ha completato la trilogia inaugurata con l’opera prima italiana), “L’isola dei monaci “, Premio Lizza d’Oro 2013. L’ ultima opera, “L’abbazia dei cento peccati”, ambientata a Ferrara, Pomposa e Reims, è un nuovo vertice narrativo che ne fa oggi forse lo scrittore di punta ‘neostense’ e postmoderno: un delizioso fanta gothic all’italiana.
*da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Edition, La Carmelina eBook, 2012 [vedi]
Per saperne di più, visita il sito della New Compton [vedi], il sito del “Premio Bancarella” [vedi] e una recensione de “L’abbazia del cento peccati” [vedi].
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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