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Da: Ferrara Emmaus

Concittadini di Gorino, credo vi sia andata fin troppo bene! Non tanto per le dodici donne che vi siete rifiutati di accogliere, quanto per la enorme e sproporzionata risonanza mediatica che i mezzi di informazione vi hanno riservato. La grancassa mediatica vi ha utilizzato per alimentare uno scontro politico tanto chiassoso quanto inconcludente, per raggiungere chissà quali obiettivi.

A voi donne e uomini di mare vorrei dedicare queste parole tratte dalla prefazione di un libro di Robert Winder a proposito dei migranti che arrivano (‘Bloody Foreigners:The Story of Immigration to Britain’, 2013): ‘Possiamo sistemare il nostro sdraio sulle nostre spiagge, come spesso ci piace fare, e gridare alle ripetute onde; ma la marea non ci ascolta, né il mare si ritira’, per dirvi che non è con l’esclusione che abbiamo qualche speranza di ‘salvarci’ dall’’invasione’ dello ‘straniero’, ma come genere umano ci possiamo ‘salvare’ solo se sapremo investire nella conoscenza dell’altro e nell’inclusione sociale.

Come voi, sono profondamente contrario a questo modo di ‘gestire’ i flussi migratori, dando grandi opportunità a uomini e donne senza scrupoli, in Italia come all’estero, di lucrare sulle aspirazioni della povera gente.
E’ fin troppo evidente che oggi i migranti sono utilizzati come un’ arma per manipolarci, per distrarci da altre questioni politiche e sociali fondamentali, per orientarci verso chissà quali lidi e scelte.

Uomini saggi, nel 1948, in tempi non sospetti, in cui le mafie ancora non si erano accorte del guadagno che avrebbero potuto fare sul commercio degli uomini, scrissero la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’ Uomo: l’articolo 13, in particolare, ci ricorda che ‘ogni individuo ha il diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio e di ritornare nel proprio paese’.

Invece di alzare muri e barricate, dobbiamo costruire ponti, cambiando, questo si, le regole del gioco,
1. che oggi obbligano i migranti, da qualsiasi paese provengano, a fare domanda di asilo politico, anche senza averne di fatto le prerogative e la speranza di ottenerne un riconoscimento, come unica possibilità per rimanere legalmente e temporaneamente, nel nostro paese;
2. che permettono a privati senza scrupoli di lucrare, legalmente, sulla loro condizione;
3. che mettono nelle mani della criminalità organizzata e del caporalato nuove forze lavoro, persone disposte a tutto per sopravvivere.

Parliamone.

Gianni Belletti, Comunità Emmaus Ferrara

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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