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Dopo la pausa estiva riapre il 12 settembre la campagna abbonamenti della stagione di prosa 2015-2016 della Fondazione Teatro Comunale Claudio Abbado. Tornano sul palco estense grandi nomi dello spettacolo dal vivo e non, da Angela Finocchiaro a Gioele Dix a Paolo Rossi, e del teatro civile, come Marco Paolini e Ascanio Celestini. Autori e personaggi classici del teatro come Molière e Goldoni, Cyrano e Carmen, vengono riletti in chiave contemporanea per mettere in luce tutta la loro attualità. Infine la sperimentazione del ravennate Teatro delle Albe e le produzioni di compagnie affermate come il milanese Teatro dell’Elfo.
L’avvio di stagione è affidato a una commedia tutta al femminile, a Ferrara in prima nazionale: “Calendar Girls”, che vede per la prima volta insieme Angela Finocchiaro e Laura Curino, esponente di spicco della sperimentazione teatrale, dirette da Cristina Pezzoli. Poi due graditi ritorni: Gioele Dix nei panni del “Malato immaginario” di Molière, in una produzione che riprende l’allestimento cavallo di battaglia dell’indimenticabile Franco Parenti, e Jurij Ferrini, che nel suo “Cyrano de Bergerac” utilizza un linguaggio quasi cinematografico per sottolinearne la profonda contemporaneità. In gennaio vedremo il nuovo lavoro del Teatro delle Albe, “Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi”, e la giovane compagnia Il mulino di Amleto alle prese con “Gl’innamorati” di Goldoni con musiche originali dei Marlene Kuntz. In febbraio e marzo saliranno sul palco estense tre giganti del teatro italiano: Paolo Rossi, che prende spunto da uno dei lavori meno conosciuti di Molière, “La recita di Versailles”, per raccontare le “fatiche” dell’uomo di spettacolo con il supporto di una compagnia composta da 10 attori e 4 musicisti; Marco Paolini con “Ballata di uomini e cani”, tributo a Jack London; Ascanio Celestini con “Laika”, spettacolo in cui vestirà i panni di un Dio tornato sulla terra per vedere che ne è stato dell’umanità. Infine il Teatro dell’Elfo con il dramma di Arthur Miller “Morte di un commesso viaggiatore” e il gran finale con l’unica tappa in regione della “Carmen” del drammaturgo partenopeo Enzo Moscato e del regista Mario Martone, coproduzione della Fondazione del Teatro Stabile di Torino e del Teatro di Roma: nei ruoli principali Iaia Forte e Roberto De Francesco, mentre la partitura musicale di Bizet, rielaborata da Mario Tronco, sarà eseguita in scena dai musicisti/attori dell’Orchestra di Piazza Vittorio.
È difficile sintetizzare la molteplicità delle espressioni culturali e artistiche racchiuse nei dieci spettacoli di questa nuova stagione di prosa, ma è proprio questa “pluralità di accenti”, come scrive il direttore artistico Marino Pedroni nell’introduzione al calendario della stagione, a rendere “il teatro snodo della riflessione politica e sociale”. Gli abbiamo posto qualche domanda alla vigilia della riapertura della campagna abbonamenti.

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Il logo della stagione di prosa 2015-2016

Qual è la chiave di lettura della stagione di prosa 2015-2016?
Non essendo un teatro di tendenza o un teatro gestito da una compagnia, ma un teatro pubblico, “comunale” appunto, abbiamo come obiettivo quello di presentare un ventaglio di esperienze piuttosto ampio, tenendo comunque conto di alcuni valori. Innanzi tutto la proposta di testi e drammaturgie che, pur confrontandosi con il passato, vengono rimessi in scena con un occhio alla contemporaneità, quindi non una mera riproposizione, ma un richiamo al passato per dire qualcosa di proprio. Sto pensando al “Cyrano” di Ferrini o a “Morte di un commesso viaggiatore” del Teatro dell’Elfo. Un secondo elemento che cerchiamo sempre di inserire sono compagnie di rottura, che cioè tendono a costruire nuove forme di linguaggio teatrale. Quest’anno presentiamo Il mulino di Amleto, compagnia costituita da trentenni che porterà un allestimento di Goldoni, e il Teatro delle Albe di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, che abbiamo già avuto in passato con “Pantani” e torneranno con “Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi” che si richiama a Brecht e affronta tematiche legate al potere, alla democrazia e all’arte di estrema attualità. Da ultimo la chiusura con Martone, che verrà solo da noi per quanto riguarda l’Emilia Romagna e che abbiamo voluto inserire nonostante lo sforzo organizzativo che comporta perché è una rilettura intelligentissima della “Carmen”, sia dal punto di vista musicale sia dal punto letterario. Grazie a questa figura femminile emblematica di donna ogni volta riletta e scavata da grandi autori riusciamo anche far dialogare fra di loro i linguaggi delle stagioni del teatro: la “Carmen” è presente infatti anche nella programmazione della danza, con la coreografia della giovane sudafricana Dada Masilo. Un’operazione che faremo anche con la stagione di danza e quella lirica, che presenteranno entrambe l’opera wagneriana “Tristano e Isotta”.

Ci sono anche grandi nomi del teatro civile italiano
Sì, questo è un altro elemento del panorama ampio di cui parlavamo prima. C’è Laura Curino, un’esponente di spicco della sperimentazione teatrale italiana, che farà “Calendar girls” con Angela Finocchiaro. Poi avremo Celestini e Paolini, ma anche quello del Teatro delle Albe è un lavoro che affronta temi civili molto forti

Scorrendo il programma si nota però l’assenza di quelli che potremmo chiamare “appuntamenti con la storia”, in particolare ferrarese: sto pensando al centenario della nascita di Giorgio Bassani oppure al cinquecentenario della pubblicazione dell’Orlando Furioso. Sono solo appuntamenti rimandati al prossimo autunno oppure avete pensato ad altri spazi per queste ricorrenze?
Per quanto riguarda l’Orlando Furioso di Ariosto è solo un rinvio: la mostra a lui dedicata da Ferrara Arte aprirà nell’autunno 2016, perciò sia musicalmente sia sotto il profilo teatrale e laddove possibile coreografico ci siamo concentrati su quel periodo e quindi sulle stagioni 2016-2017. È vero che ci sono diversi anniversari e per quanto possibile cerchiamo di muoverci anche nella direzione di queste occasioni di riflessione, ma non partiamo da lì per costruire la programmazione: in altre parole non cerchiamo di inserire a tutti i costi spettacoli guardando il calendario degli anniversari, anche se c’è chi lo fa, l’elemento discriminante è l’interesse e l’approfondimento reale dei lavori. Per quanto riguarda l’Ariosto, per esempio, ho individuato alcune cose legate al teatro di figura, come i pupi siciliani dei Cuticchio, mentre per quanto riguarda Bassani mi è arrivato un copione di un drammaturgo sul “Giardino dei Finzi-Contini”: anche in questo caso potrebbe essere perciò un rinvio legato alla speranza di trovare un lavoro di valore e di qualità.

Tutte le informazioni su abbonamenti e biglietti su: www.teatrocomunaleferrara.it

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Federica Pezzoli

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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