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“Tu puoi raccontare questa storia perché sei un foresto”. È anche grazie a questo ‘lasciapassare’ se Simone Cristicchi, noto cantautore e vincitore del Festival di Sanremo nel 2007, è arrivato alla 180esima rappresentazione del suo spettacolo teatrale “Magazzino 18”. Un ‘via libera’ che Cristicchi, ospite al liceo Ariosto per un incontro con i ragazzi in preparazione allo spettacolo stesso svoltosi al Teatro de Micheli di Copparo giovedì 10 ottobre, confida essergli stato concesso dal custode dell’omonimo magazzino triestino, un luogo che egli considera “museo suo malgrado”, situato nel porto antico della città e colmo di tantissimi oggetti depositati, accatastati e abbandonati dalle migliaia di esuli istriano-fiumano-dalmati in viaggio dopo i trattati di pace del 1947.

cristicchi-magazzino-18Per Cristicchi e il suo spettacolo quella di Copparo è stata la seconda tappa ferrarese del 2015 (in occasione dello spettacolo di Cento del 6 febbraio lo avevamo intervistato [leggi] e recensito [leggi]). Il suo tour prosegue ininterrottamente da tre anni e ha visto staccare oltre centomila biglietti. “Un’esperienza che mi ha reso fiero di aver ridato la voce alle tante persone che sono state dimenticate nel tempo” ha affermato il cantante, con il suo classico stile serio e al contempo leggero e ironico, durante il racconto ai ragazzi delle origini di “Magazzino 18”.
Dopo i ricordi dell’infanzia romana e soprattutto i racconti di guerra del nonno Rinaldo, reduce della guerra di Russia, che “aveva sempre freddo e, d’estate con la copertina sulle gambe e d’inverno davanti al camino, mi raccontava le sue storie al fronte, dove le truppe combattevano contro il nemico e contro temperature che sfioravano i 50 gradi sottozero”, Cristicchi rivela di aver incominciato a voler “ascoltare e ricercare sempre più storie di uomini che la guerra l’avevano vissuta sulla loro pelle” proprio dopo la morte di nonno Rinaldo. E in questa ricerca per tutta la penisola ecco l’approdo a Trieste e la scoperta, appunto, del ‘magazzino’ e di tutte quelle vicende racchiuse in ogni singolo oggetto lì situato delle quali non si parla mai.
“Dopo quell’esperienza ho deciso di parlare di questo tema rimosso per diffonderlo soprattutto tra i giovani, poiché è importante che il passato venga tramandato e assicurato per iscritto in modo tale da renderci conto che, nonostante tutto, siamo fortunati a vivere un’epoca in cui la guerra non ci ha coinvolti direttamente” ha poi proseguito Cristicchi che, prima di portarlo a teatro, di “Magazzino 18″ ne aveva fatto una bellissima canzone contenuta nell’album “Padri di famiglia”.

Ad arricchire l’evento con qualche domanda è stato Flavio Rabar, presidente del comitato di Ferrara dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che ha ricordato l’importanza strategica di Ferrara in quegli anni nell’allestimento di uno degli oltre cento campi profughi sparsi in tutta Italia, sottolineando inoltre l’importanza del passaggio di Cristicchi con il suo spettacolo nei luoghi simbolo di queste vicende come l’Istria e la città di Fiume. Una piccola tournée, quest’ultima, accolta, a detta dell’autore, come “una liberazione da parte delle genti di quel popolo chiamate ancora ‘i rimasti’, un nome pesante come fosse un marchio di fabbrica stampato su ognuno di loro. Un evento importante se pensiamo che fino a poco tempo fa queste tragiche vicende non si potevano nemmeno raccontare”.
Spazio infine, partendo dall’omaggio a Sergio Endrigo – nativo di Pola – che Cristicchi mette in scena nello spettacolo, al ricordo dei tanti personaggi famosi, originari di quei luoghi, tra i quali Giorgio Gaber, Nino Benvenuti, Laura Antonelli, Ottavio Missoni, considerati quasi come simboli della rinascita di un intero territorio.
Al termine dell’incontro sono mancate le domande da parte dei ragazzi, forse appagati dalle spiegazioni forse intimiditi come in questi frangenti talvolta accade: ma la testimonianza di Cristicchi è stata intensa e a stimolare ulteriormente menti e cuori, ha contribuito poi la visione serale di “Magazzino 18”.

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Andrea Vincenzi

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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