La riscoperta del museo: pubblico, autorevole, indipendente
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di Paola Forlani
Si sta finalmente radicando la consapevolezza del museo come istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.
È necessario ricordare che delle nove Muse nessuna presiedeva alla pittura, alla scultura o all’architettura: il museo prende il nome da un consesso che praticava la poesia in tutte le sue varianti, il canto, il mimo e il teatro, la scienza e la storia. È l’uomo tutto intero, il vero progetto del museo. Le competenze specialistiche sono fondamentali: ma l’ago della bussola segue l’humanitas. Il museo è un’istituzione politica, un elemento cruciale nella costituzione della polis. E con le altre istituzioni politiche e religiose dell’Italia di oggi il museo condivide lo smarrimento, la confusione, a volte la corruzione, spesso il discredito.
Ma, proprio come loro, non può essere sostituito con qualcosa di meglio: come loro, per tornare a essere utile deve tornare a essere davvero istituzione. Indipendente, autorevole, obbediente solo alla scienza, alla coscienza, alla legge. Il museo non è una mostra. Non è effimero. Non si smonta. Non apre a singhiozzo. Non deve essere fagocitato, occultato, distrutto dalle mostre che ospita, né spolpato da quelle che alimenta. Deve essere un indirizzo sicuro: dove un cittadino sa che può trovare le opere che cerca. Né può ridurre la sua attività didattica alle mostre. Forse in questo momento dovrebbe rifiutarsi di accoglierle, promuoverle, fornirle di opere. È un contesto intellettuale, non un’attrezzeria di scena.
Le opere dei musei sono uscite, faticosamente, dal circuito economico. Hanno un senso nuovo. Un senso che non si vende e non si compra. Un museo che presta le sue opere a pagamento non è un museo. Un museo che noleggia le sue sale a pagamento non è un museo. Non si può servire a due padroni.
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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