Skip to main content

 Avrei potuto usare il più usuale sinonimo: la puzza. Ma, consapevole della nostra dizione ferrarese, non avrei voluto che si pronunciasse ‘pussa’; perciò, ecco la scelta più colta: ‘tanfo’, applicabile alla sfera culturale, morale, politica e ovviamente scritturale. Ma cominciamo da quello che più mi ha ‘stupito’ per usare una metafora riduttiva, ovvero la dichiarazione dell’on. Sangiuliano, ministro della cultura. Le informazioni sul ministro recitano:

«Gennaro Sangiuliano è un giornalista, saggista e politico italiano, dal 22 ottobre 2022 ministro della cultura nel governo Meloni. È stato direttore del quotidiano Roma di Napoli dal 1996 al 2001 e del TG2 dal 2018 al 2022 e vicedirettore del quotidiano Libero e del TG1 dal 2009 al 2018.
Nascita: 6 giugno 1962 (età 60 anni), Napoli
Istruzione: Università degli Studi di Napoli Federico II
Carica: Ministro della Cultura dal 2022
Capo del governo: Giorgia Meloni
Inizio mandato22 ottobre 2022».

Quindi non un incompetente, né tantomeno un ignaro della cultura. Eppure, leggere la sua dichiarazione al convegno FdI intervistato dal giornalista Pietro Senaldi lascia veramente di sasso, specie per chi, come lo scrivente, ha una certa cultura su Dante, avendolo insegnato per 15 anni all’Università di Firenze, che ha fatto parte della Società dantesca italiana e via ‘col tango’. Ma ecco la dichiarazione:

Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri: la destra ha cultura, deve solo affermarla… Quella visione dell’umano della persona la troviamo in Dante – ha aggiunto Sangiuliano – ma anche la sua costruzione politica credo siano profondamente di destra. Ma io ritengo che non dobbiamo sostituire l’egemonia culturale della sinistra, quella gramsciana, a un’altra egemonia, quella della destra. Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è dialettica”.

Questo proclama il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano nel corso della kermesse milanese di FdI, Pronti, candidati al via.

A questa ‘esplosiva’ dichiarazione rispondono molto perplessi alcuni importanti dantisti.

Franco Cardini sul QN Il resto del Carlino del 15 gennaio. A domanda precisa così risponde:

«… il suo discorso su Dante resta singolarmente astratto e contraddittorio. Il pensiero politico dantesco, in termini trattatistici, è valutabile principalmente attraverso un trattato latino, il De Monarchia, e uno – programmaticamente divulgativo, e per giunta in lingua volgare, il Convivio». Per concludere che se il pensiero di Dante potesse essere assimilato alla destra «di una ‘destra’ ben altra da quella verso la quale la Weltanschauung dei Fratelli d’Italia sembra fino ad oggi tendere».

Altro punto di tanfo è che la seconda carica dello Stato, Gnazio Larussa sia andato a una riunione di partito ignorando i suoi obblighi istituzionali, come se, è stato detto, Mattarella si fosse recato a un congresso Pd.

Altrettanto pungente il commento del filosofo Cacciari che, come è suo uso, oracolarmente esprime il suo giudizio sulla Repubblica del 15 gennaio 2023.  Nell’intervista rilasciata a Raffaella De Santis, alla risata del filosofo e all’interrogazione della giornalista risponde: «Non si può che ridere di fronte a esternazioni del genere, che tra l’altro ricorrono a categorie novecentesche, come destra e sinistra, che non mi sembrano molto aggiornate».

Cacciari rileva che l’idea di appropriarsi dei ‘fondatori della patria’ è propria alla destra storica, come ad esempio il fascismo in Italia o in Germania il nazismo, ma supponeva che questa impostazione fosse stata superata. Perché “retorica nazionalista”.

E al punto cruciale che è il giudizio di Sangiuliano così correttamente risponde: «Dante è un rivoluzionario, un eretico, un uomo contro tutti. Dante è esule nei confronti di qualsiasi casa politica consolidata del suo tempo, a cominciare dalla teologia politica ufficiale».

Riaffermando la solitudine politica di Dante, Cacciari propone un’idea di Dante che verificherò a breve nella più importante pubblicazione dell’anno dantesco vale a dire l’Inferno edito dalla casa editrice Salerno con il commento di Enrico Malato e di cui darò conto in una prossima recensione. Così il collega Giulio Ferroni dell’Università La Sapienza di Roma e dantista da lunghi anni scrive:

«Quella del ministro è un’affermazione priva di senso, che rivela una incredibile mancanza di senso storico e della letteratura. L’uso politico della cultura è diffuso a destra come a sinistra, ma questa mi pare proprio esagerata».

Il professore ricorda un episodio: «Nel 1921, per i 600 anni della morte di Dante, gli squadristi di Balbo andarono a Ravenna, pregarono sulla tomba di Dante. Poi cominciarono a picchiare i nemici, a chiudere le sedi dei sindacati. Ecco, forse il culto del Dante di destra nasce dall’uso che se ne è fatto, più che dalla sua vita».

Non è il caso qui di riportare il giudizio dei politici di parte, a cui è o sarebbe troppo facile rispondere con altrettanti e rovesciati commenti.

Lascio al “dibbattito” in corso questo aspetto.

A questo punto spero che il simbolico tanfo si sia diradato ed almeno produca una respirabile ‘aura’ dantesca. Lasciamo allora il tanfo di una sana traspirazione, o come mi viene suggerito “uno sgradevole olezzo” di corpi giovani, impegnati in competitive partite agli spogliatoi degli stadi o di qualsiasi altro luogo in cui la fisicità si esprime con sforzo e competenza.

E al limite, se i nostri calzini emanano odore sgradevole non si perda il tempo. Li si lavi immediatamente. E a chi impregna l’aria di ‘puzzette’ rimando alla visione di un meraviglioso film Qua la zampa dove sono i nostri pelosi a giudicare i nostri odori. Ma questo sarà un altro discorso.

Per leggere tutti gli altri interventi di Gianni Venturi clicca  [Qui]

In copertina: il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano (foto Agenzia Dire)

tag:

Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Comments (1)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it