Skip to main content

Quella degli insegnanti di sinistra è una specie che non si è mai estinta, ogni tanto ne viene avvistato qualche esemplare, di qui la necessità del loro censimento secondo la signora Cisint, sindaca di Monfalcone.
Si sa che i comunisti mangiano i bambini, mentre gli insegnati di sinistra li traviano. Solo che i primi si sono estinti da tempo, mentre i secondi sembrano essere sopravvissuti infrattati in qualche nicchia dell’habitat scolastico.
È strano, destra e sinistra pareva che fossero state dichiarate categorie svanite, appartenenti al passato e ora, invece, scopriamo che una di queste appella addirittura una specie di insegnante.
Insegnante pericoloso che avvelena e bullizza, a detta della sindaca Cisint, la gioventù del suo comune, tanto da chiamare in causa il garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza affinché provveda alla bonifica delle scuole.
Credo che il garante per l’infanzia procederà a riconoscere gli insegnanti di sinistra per esclusione, cioè in quanto non di destra o di centro, finendo per violare i diritti costituzionali della persona con un uso di dati sensibili non consentito dalla legge, nell’intento di tutelare i diritti dei minori.
Quando ancora insegnavo, andavo a scuola con l’Unità e scioperavo con la Cgil, tutti sapevano che ero di sinistra, i colleghi, gli alunni, le famiglie. Erano i tempi in cui governava la Dc, ma nessuno si sognava di additare gli insegnanti di sinistra.

Il problema dunque non sono gli insegnanti di sinistra, categoria comunque oggi difficile da definire, la questione vera è la relazione d’aula, il dialogo che l’insegnante ha con i suoi alunni e studenti, la libera espressione del proprio pensiero, la responsabilità del ruolo che si riveste come adulti e come testimoni di fronte ai più giovani che sei chiamato a crescere insieme alla famiglia e al territorio.
Per questo non c’è bisogno di schedature, ormai dilaga l’uso delle telecamere e dunque si dotino dell’occhio del grande fratello tutte le aule.
Additare gli insegnanti di sinistra è stupido, è pura propaganda, è un atto che dovrebbe produrre la reazione del ministro dell’istruzione e dell’interno, contro una sindaca che con la sua iniziativa viola uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, l’art 3 che non ammette discriminazioni di razza, di lingua, di religione e di opinioni politiche. Le parole della sindaca non avrebbero mai dovuto essere pronunciate, ma ormai questo paese ammette tutto e assiste rancoroso e incarognito alla distruzione della sua scuola.
Ha deciso di farsi male da sé, perché anche quando avrà distrutto la scuola, che dovrebbe essere il luogo per eccellenza di crescita e di formazione delle sue ragazze e dei suoi ragazzi, non gli resterà più nulla per costruire il futuro.
Si invoca invece il garante dei diritti dell’infanzia e della adolescenza, se mai lo stesso che solo un anno fa ha consentito alla sindaca di Monfalcone di escludere 76 alunni stranieri dalle classi dei due istituti comprensivi comunali. Pare che i bambini non si debbano toccare, ma se sono Rom o immigrati, non sono più tali.

La verità è che si vuole stendere un’aria soffocante, irrespirabile sul paese, da Bibbiano a Monfalcone, un’aria pregna di tanfo del passato: la sinistra manipolatrice di coscienze e di infanzie. Quella che in Emilia Romagna ha portato alla nascita dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali divenuti un modello mondiale, fino al Nobel assegnato alla scuola Diana di Reggio Emilia, quella che ha fatto uscire l’infanzia da secoli di silenzio.
Il disegno di Lega e 5 stelle può ingannare solo gli sprovveduti, ma non sfugge a chi della scuola e delle battaglie dalla parte dell’infanzia ha fatto la sua vita professionale e non solo.

Chi ha la mia età ricorderà il processo nel 1953 per i fatti di Pozzonovo in provincia di Padova. Nel 2011 su quei fatti è uscito un libro: “Angeli o demoni i nostri bimbi? Storia di una montatura anticomunista: il processo ai pionieri di Pozzonovo”.
Diciamo di trovarci di fronte a una strana coincidenza se oggi l’indagine di Bibbiano l’hanno chiamata “Angeli e Demoni”. Allora sette militanti comunisti furono accusati dal parroco di Pozzonovo di insegnare ai bambini dell’A.P.I. (Associazione Pionieri d’Italia) a bestemmiare ed altre cose disdicevoli. Il processo di Pozzonovo si concluse con la piena assoluzione degli imputati ed oggi, a oltre sessant’anni di distanza, la Chiesa ha chiesto scusa, riconoscendo che le accuse di allora erano solo frutto di una montatura ideologica. Per non citare il caso Braibanti che occupò le cronache negli anni sessanta.
Il poeta direbbe: “c’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico…”.

Questo è lo zeitgeist, lo spirito del tempo. Il Paese ha innestato la retromarcia: decrescita felice, dio, ordine, patria e famiglia si sono incontrati sulla strada del ritorno al passato, nostalgie di diversa natura si sono unite per contratto alla guida del Paese.
Non ci restano che gli insegnanti di sinistra, una riserva da salvare.

tag:

Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it