Skip to main content
Un momento dell’incontro al cinema Apollo

Hani Abbas, Khalid Albaih, Nadia Khiari, tre nomi importanti accomunati da una passione sfociata in un virale movimento di protesta. Tre vignettisti che, grazie alla capacità di illustrare le vicende dei loro Paesi, tra Africa e Medio Oriente, si sono fatti promotori di libertà attirando su di sè nemici potenti.
Interpellati dalla giornalista di Repubblica Francesca Caferri durante l’evento “Una risata ci salverà” in occasione del Festival di Internazionale, questi disegnatori hanno avuto la possibilità di raccontarsi, mostrare i loro lavori, dialogare sulla libertà di espressione e stampa nei Paesi islamici.

Hani Abbas, siriano attualmente residente in Svizzera, è stato un convinto sostenitore della rivoluzione in Siria. Spiegando perché oggi essere un vignettista sia un rischio grande, Abbas ha affermato che “la società nel mio Paese vive enormi problemi legati ai regimi dittatoriali che si impongono con violenza, discriminazione e censura; questo regime ha molta paura dei disegnatori come me o di poeti e scrittori perché abbiamo più potere di un esercito, noi infatti siamo in grado di diffondere idee. Ecco spiegato – continua Abbas – perché in Siria vengono rapiti così tanti artisti, incarcerati poi in prigioni misteriose: cercano in questo modo di impedire alla gente di pensare liberamente”.
Una delle caratteristiche dei disegni di Abbas è l’assenza di parole, una scelta dovuta al fatto che “nei miei disegni voglio infondere tutta la potenza degli eventi che ho vissuto, mostrandola e non spiegandola”.

(nella galleria alcuni lavori di Hani Abbas)

Un gatto di nome Willis è invece il protagonista dei lavori di Nadia Khiari. La fumettista tunisina ha raccontato e continua a raccontare la primavera araba in Tunisia e gli effetti di questo movimento di ribellione, affermando che “noi tunisini pensavamo di aver vinto; lo abbiamo fatto per metà, in modo fragile. Noi artisti ‘ribelli’ cerchiamo di scardinare i tanti tabù che sono rimasti nonostante la rivoluzione, che riguardano problemi morali più che politici, poiché non siamo ancora abituati alla democrazia e ancora dobbiamo imparare cosa sia”. Parla di “totale libertà” Nadia, una vittoria rispetto alle false promesse di cancellazione della censura sulla rete annunciate da Ben Alì prima della sua fuga durante le proteste.
Un successo dovuto principalmente alla rete, arrivato grazie ad una pagina Facebook anonima”. Per il futuro, annuncia “la prosecuzione giorno per giorno di una battaglia per la libertà incominciata nel 2011, la volontà di continuare a scuotere l’opinione pubblica tunisina, soprattutto per rispetto a chi, come tanti miei amici, è stato torturato o ha perso la vita solamente per aver esecitato la liberertà di esprimersi”

(nella galleria alcuni lavori di Nadia Khiari)

Una delle matite più scomode e in voga del momento è quella di Khalid Albaih, creatore di illustrazioni indigeste a molti governi. Il vignettista sudanese, emigrato a Doha per intuibili problemi connessi al suo attivismo politico, a differenza degli altri ospiti si dice “un’abitante del web, luogo dove ho trovato la massima libertà d’espressione possibile e ho potuto dare sfogo alla mia passione. Non ho mai lavorato per giornali – ha continuato Albaih – e grazie alla rete ho scoperto che molti altri attivisti prendono spunto dai miei lavori per andare oltre, dando così continuità A ciò che faccio”.
Anche Albaih parla della necessità di una scossa nelle anime dell’opinione pubblica, poiché “vorrei che il cambiamento arrivasse ovunque, che trasformi il nostro modo di pensare aprendoci gli occhi sul fatto che i bisogni di un siriano sono gli stessi di un italiano, e che alla fine il nostro unico bisogno è quello di giustizia sociale”.

(nella galleria alcuni lavori di Khalid Albaih)

tag:

Andrea Vincenzi


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it