• Home
  • RUBRICHE
  • Schei
  • Inflazione e Bce: l’operazione è perfettamente riuscita, il paziente è morto
Pubblicato il 2 Novembre 2022

Inflazione e Bce: l’operazione è perfettamente riuscita, il paziente è morto

Inflazione e Bce: l’operazione è perfettamente riuscita, il paziente è morto

Pubblicato il 2 Novembre 2022

Tempo di lettura: 5 minuti

  • Home
  • RUBRICHE
  • Schei
  • Inflazione e Bce: l’operazione è perfettamente riuscita, il paziente è morto

 

Inflazione: aumento dei prezzi. Fenomeno economico sulla bocca di tutti, ma che non produce i medesimi effetti nelle tasche di tutti.

Banca Centrale Europea (BCE): istituzione che, quando l’inflazione sale troppo, aumenta il costo del denaro.

In una memorabile scena del film Philadelphia, Tom Hanks – che interpreta il ruolo di un avvocato di successo – dopo essere stato licenziato dal prestigioso studio legale in cui lavora perchè sieropositivo, va da Denzel Washington, anch’esso avvocato nel film, per farsi rappresentare nella causa che vuole intentare al suo studio. Denzel Washington, avvocato meno in carriera del suo cliente, gli si rivolge ad un certo punto con le seguenti parole: “Ok. Adesso spiegamelo come se avessi soltanto due anni”.

Bene. Ci provo anch’io.

Se il mondo richiede un miliardo di mascherine ffp2 ogni giorno, e il sistema produttivo riesce a fabbricarne solo 800 milioni al giorno, ci sono troppe richieste di mascherine – e troppi soldi per acquistarle – in rapporto alla quantità disponibile. Visto che non ce ne sono abbastanza per tutti, chi se le aggiudicherà? Chi è disposto a pagarle di più.

Altro esempio. Covid 19, prima ondata. Lockdown. Il mondo si ferma. Per restare in contatto e non sentirsi totalmente escluse dalla socialità, le persone incrementano l’uso degli strumenti per interagire da remoto: personal computers, webcam, consolle, smartphone. Nel contempo, però, anche la produzione dei chip che servono a far funzionare pc, webcam, consolle, smartphone si ferma. In alcune delle nazioni dove il Covid ha colpito per primo – come la sconfinata Cina –  hanno sede alcune tra le maggiori industrie di chip o semiconduttori. La domanda si impenna, la produzione (quindi l’offerta) dei chip addirittura diminuisce. Risultato: i prezzi decollano.

Questi sono due classici esempi in cui la causa dell’inflazione è l’eccesso di domanda rispetto all’offerta dei beni.

Per rallentare l’aumento dei prezzi, la Banca Centrale fa costare di più i soldi, aumentando gli interessi da pagare per prenderli in prestito. Se ad una famiglia o un’azienda avere i soldi a credito costa di più, ne prenderà meno. Proiettando la cosa su grande scala, il sistema avrà meno soldi da spendere per comprare i beni relativamente “scarsi” rispetto alla loro richiesta (mascherine e chip), con il risultato che il loro prezzo si stabilizzerà, anzichè continuare a crescere.

Questi esempi, tuttavia, raccontano una verità molto parziale sull’attuale crisi dei prezzi. La verità completa la sa e la dice (un po’ in camuffa) anche Christine Lagarde, attuale Presidente della BCE: “Poiché molte delle fonti di inflazione oggi sono dal lato dell’offerta, le politiche del governo che aumentano l’offerta e reindirizzano gli investimenti sono necessarie per sostenere la crescita…Il modo in cui le politiche fiscali sosterranno le imprese e le famiglie nel difficile inverno che ci attende avrà un ruolo importante nella dinamica dell’inflazione. Sono necessarie misure mirate, temporanee e su misura per proteggere i redditi dei più vulnerabili”.

Ok. Adesso rispiegamelo come se avessi soltanto due anni.

Ci riprovo. Christine Lagarde e il suo board si percepiscono come un chirurgo e la sua equipe: hanno uno scopo, quello di rendere stabile la dinamica dei prezzi, così come il chirurgo e la sua equipe devono estirpare il male dal corpo del malato con gli strumenti che hanno: il bisturi. Lagarde si muove rigidamente nell’alveo dei compiti istituzionali della Banca Centrale Europea: allentare o stringere i cordoni della borsa (il costo del denaro) per non far decollare i prezzi. Quando Lagarde afferma che molte delle fonti di inflazione sono “dal lato dell’offerta”, sta dicendo due cose.

Primo: io Lagarde so perfettamente che l’inaudita impennata dei prezzi di gas, elettricità, petrolio non dipende da una penuria di questi beni, ma da una furiosa speculazione sui prezzi, che li ha fatti alzare ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Quindi il problema della attuale crescita dei prezzi è molto legato ad una distorsione dell’offerta, non ad un eccesso di domanda.

Secondo: quello che io Lagarde posso fare è agire sulla domanda (quanto costano i soldi), non sull’offerta. Quindi non chiedetemi quello che non mi compete. Chiedetelo ai governi.

Il meccanismo distorsivo che sta alterando il normale rapporto tra domanda e offerta, creando prezzi stratosferici sull’energia pur senza penuria dei beni energetici, è agito dai grandi fondi americani che si sono impadroniti (in termini proprietari e funzionali) della Borsa del Gas di Amsterdam (leggi qui sul non paper con cui l’Unione Europea ammette il clamoroso “errore” che ha aperto le porte alla speculazione).

L’equivalente, per la BCE, del paziente per il chirurgo, sono famiglie e imprese. Siamo noi.

Ok. Adesso rispiegamelo come se avessi soltanto due anni.

Nella tua famiglia le entrate sono fisse: stipendio, che è fermo (anche perchè nel 1985 la maggioranza degli italiani stabilì che era giusto non aumentare automaticamente i salari all’aumentare dei prezzi, NdA). Invece le uscite sono cresciute, e cresceranno ancora, per due ragioni fondamentali: la prima è che le bollette continuano a non rispecchiare il rapporto tra domanda e offerta, ma riflettono un prezzo virtuale, basato in massima parte sulle scommesse su quello che varrà l’energia domani. Un prezzo virtuale che diventa reale. Una follia. La seconda ragione è che c’è una parte della popolazione che può ricaricare sul proprio prezzo l’aumento dei propri costi, facendolo pagare almeno in parte a te, quando vai a fare la spesa. Sempre con lo stesso stipendio di prima. Come beffa finale: se vai in banca a chiedere soldi perchè le tue entrate correnti non ti bastano più per vivere, il denaro ti costa (per ora) il doppio di prima. Questa ultima conseguenza dipende da quello che ha fatto la BCE.

Quanto al ruolo della BCE nel calmierare i prezzi, potremmo quindi trovarci in una situazione del tipo: “l’operazione è perfettamente riuscita, il paziente è morto”. Ma il chirurgo Lagarde potrà sempre discolparsi dicendo: io ho fatto il mio lavoro, e tecnicamente l’ho fatto anche bene. Il paziente è morto? Non per colpa mia. E la cosa buffa è che non ha tutti i torti.

Per quanto tempo l’Unione Europea continuerà a trattare i suoi cittadini come quegli specialisti che si occupano della malattia e non del malato? Il dermatologo dà la pomata, l’otorino dà le gocce, lo pneumologo dà l’ossigeno, l’oncologo dà la chemio, il chirurgo taglia. E nessuno che si preoccupi di ascoltare quello che dice l’altro, e soprattutto nessuno che si preoccupi di ascoltare il paziente. Anche Christine Lagarde si occupa della malattia, non del malato. E così fanno i principali organi dell’Unione, e così fanno i singoli governi di questa Europa che non è mai nata. Ed esattamente come nelle strutture sanitarie, a morire prima sono i più poveri.

 

tag:

Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.
Periscopio

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica dell’oggetto giornale [1], un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare il basso e l’altocontaminare di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono” dentro e fuori di noi”, denunciare il vecchio che resiste e raccontare i germogli di nuovo,  prendere parte per l’eguaglianza e contro la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo..

Con il quotidiano di ieri, così si dice, ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Tutto Periscopio è free, ogni nostro contenuto può essere scaricato liberamente. E non troverete, come è uso in quasi tutti i quotidiani,  solo le prime tre righe dell’articolo in chiaro e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica, ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni” . Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e ci piacerebbe cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori) a tutti quelli che coltivano la curiosità, e non ai circoli degli specialisti, agli addetti ai lavori, agli intellettuali del vuoto e della chiacchera.

Periscopio è di proprietà di una S.r.l. con un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratico del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome ferraraitalia [2], Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Conta oggi 300.000 lettori in ogni parte d’Italia e vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma anche e soprattutto da chi lo legge e lo condivide con altri che ancora non lo conoscono. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Francesco Monini

[1] La storia del giornale è piuttosto lunga. Il primo quotidiano della storia uscì a Lipsia, grande centro culturale e commerciale della Germania, nel 1660, con il titolo Leipziger Zeitung e il sottotitolo: Notizie fresche degli affari, della guerra e del mondo. Da allora ha cambiato molte facce, ha aggiunto pagine, foto, colori, infine è asceso al cielo del web. In quasi 363 anni di storia non sono mancate novità ed esperimenti, ma senza esagerare, perché “un quotidiano si occupa di notizie, non può confondersi con la letteratura”.

[2] Non ci dimentichiamo di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno il giornale si confeziona. Così Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it


Commenti (3)

  • Grazie Nicola. Davvero un articolo splendido. Avendo solo 2 anni in economia… ho capito anch’io!

  • Anch’io da infante ho capito e ti ringrazio… Ma se la bce cura la malattia disinteressandosi del paziente, se la cura rischia d’esser più nefasta della stessa malattia, non sarebbe il caso di agire (politicamente) prima, cioè di intervenire finalmente sulle cause che hanno provocato la malattia, e non di agire tecnicamente dopo, cioè quando non rimane che arginarne gli effetti? In altre parole, perché non produrre leggi che evitino tali speculazioni? A chi giova una tale destabilizzazione delle società (speculatori a parte)? Ai governi non credo, a meno che essi stessi non siano ostaggio di qualcosa di più grande.

  • Caro Carlo,
    sì, sarebbe il caso. Posso solo fare ipotesi. Temo che i governi siano governati a loro volta. Non è una affermazione complottista. Intendo dire che l’espressione degli interessi di lobby ricche e potenti si proietti così potentemente sulle figure di certi uomini di potere (politico) da farne i ventriloqui di interessi fortemente privati, che attraverso la rappresentanza politica diventano pubblici.

I commenti sono chiusi.


L'INFORMAZIONE VERTICALE

CONTATTI
Articoli e informazioni a: redazione@periscopionline.it
Lettere e proposte di collaborazione a: direttore@periscopionline.it
Sostenitori e sponsor a:
Periscopio
Testata giornalistica online d'informazione e opinione, registrazione al Tribunale di Ferrara n.30/2013

Seguici: