Skip to main content

A ognuno il suo: Roma ha la Galleria Borghese, Milano il Palazzo reale e Ferrara il Palazzo dei Diamanti. Sono tutti e tre sedi di numerosissime mostre, che si susseguono quasi ininterrottamente, come in un luna park con sempre nuove e interscambiabili attrazioni. C’è chi si esalta gridando al successone, chi invece versa lacrime per la prostituzione dei monumenti.
Il Palazzo dei Diamanti, unico per la sua eccellenza architettonica, rientra tra gli edifici rinascimentali più conosciuti al mondo. Storica residenza ducale, nel 1842 il Comune lo acquista, sistemando al suo interno la Pinacoteca Comunale – che da allora non si sposterà più, divenendo poi Pinacoteca Nazionale – e la sede dell’Università cittadina.
Le continue mostre, che lo vedono protagonista da decenni, lo hanno decretato ormai come il luogo ferrarese per eccellenza dedicato a queste ultime. Mentre il primo piano, infatti, ospita la mostra permanente della pinacoteca, il piano terra è dedicato alle mostre temporanee, cioè esposizioni che per un determinato periodo di tempo stazionano in un preciso posto, dopodiché, se ciò è previsto, si spostano verso altri luoghi.

Le finalità principali di una mostra sono due: rimettere al centro dell’attenzione di studiose e studiosi, di tutto il mondo accademico, qualcuno o qualcosa di importante che è stato dimenticato o sottovalutato; e permettere, al maggior numero di persone possibile, di poter vedere dal vivo opere che normalmente si trovano dall’altra parte del mondo, ponendole a confronto con artiste e artisti coevi del luogo, oppure instaurando altri tipi di logiche. Se quest’ultimo scopo, forse, può essere oggi raggiunto anche grazie all’utilizzo di tecnologie avanzatissime, in grado di riprodurre molto fedelmente qualsiasi cosa, o anche grazie a persone esperte, che sfruttando le tecniche originarie, riescono a ricreare le opere con risultati del tutto interessanti, per il primo è sicuramente la mostra uno degli strumenti più efficaci. Attenzione, però, non è detto che debbano essere necessariamente le opere originali a essere esposte: anche in questo caso si può trattare di fedeli riproduzioni, necessarie a chi studia per poter capire il senso e il motivo di fondo dell’esposizione.
Dunque, il problema dove sta? Come sempre, sta nell’esagerazione. D’altronde, riuscire a mantenere l’equilibrio è uno sforzo continuo per noi esseri umani, anche a livello fisiologico: basta provare a rimanere in piedi qualche minuto, e si noterà come il nostro corpo in continuazione abbia bisogno di ricalibrare il peso per evitare di farci cadere.

Di fatto, organizzare una mostra serve (anche) a far carriera e a fare cassa. E si cerca di farlo a tutti i costi. Crediamo davvero che le migliaia di mostre che ci ritroviamo ogni anno in Italia siano tutte utili? Perché è questo il punto: una mostra deve essere utile. Utile al progredire della conoscenza, in senso generale e per ognuno di noi. Già Federico Zeri, in un articolo del 1996, si lamentava delle “pleiadi di mostre e mostriciattole, spesso insignificanti”, un male che da allora non avrebbe fatto altro che crescere a dismisura. In nome di una mera logica quantitativa, che fa delle visite e del turismo i propri dèi, si fa grande uso di ricostruzioni supertecnologiche e di luci strabilianti, capaci di illuminare in modi particolari e mai visti prima le opere d’arte, senza portare rispetto, in realtà, a ciò che il nostro passato ci ha lasciato.
Noi italiane e italiani non possiamo ridurci a tutto questo. Siamo noi che abbiamo cambiato il mondo in millenni di Storia. Le invenzioni italiane ci circondano ogni giorno, e senza di esse la vita moderna sarebbe impensabile. Viviamo nel Paese con la più alta concentrazione di ricchezza faunistica e floreale del globo, in un minuscolo fazzoletto di terra; viviamo nel Paese della dieta mediterranea, quella che fa più bene al nostro organismo; viviamo nel Paese dell’opera e della commedia dell’arte, esportate in tutto il pianeta. Possiamo inoltre vantarci di avere palazzi ed edifici straordinari, dove ospitiamo musei secolari e mostre temporanee. Non chiediamoci se, ma quali di queste sono davvero degne di prendere vita nel nostro Paese.

tag:

Ivan Fiorillo

“Lo Scettico”: un divulgatore non convenzionale alla ricerca della verità.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it