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Circa un mese fa chiudeva al pubblico uno dei monumenti simbolo della nostra città, Palazzo Schifanoia: dovremo aspettare altri due anni per rivedere turiste e turisti al suo interno. Ma sarà tutta un’altra storia: oltre a mettere in sicurezza il vulnerabile edificio contro i terremoti, il cantiere ci farà infatti trovare un museo completamente rinnovato, più fruibile, più attento ai suoi tesori e soprattutto accessibile a tutte le persone, senza più barriere architettoniche.

La noia, gli Estensi, la schivavano eccome, tanto da far costruire apposta un intero palazzo. Fu Alberto V, nel 1385, a dare il via ai lavori per l’erezione dell’unica Delizia estense destinata allo svago entro le mura cittadine. Famoso per il Salone dei mesi, uno degli esempi più alti del Rinascimento in Italia, Palazzo Schifanoia è però anche molto altro.
L’ala trecentesca e le sale del Quattrocento, dal 1898, ospitano la sede dei Musei civici di arte antica, una ricca raccolta di pezzi unici e rari, a testimonianza della storia cittadina e non solo. Il primo nucleo, la collezione lapidaria, venne formato nel 1735 a Palazzo Paradiso, ma il museo fu costituito solamente con l’acquisto di una collezione numismatica messa insieme da un presbitero. Un medagliere, questo, tra i principali della regione, con decine di migliaia di manufatti, grazie anche a numerose donazioni successive. Monete italiane, medievali e moderne, greche, romane, cartaginesi, pontificie, ma anche conii e punzoni della zecca di Ferrara. Non mancano persino medaglie eseguite da eccellenze del Rinascimento come Pisanello, che ritraggono alcuni membri della casata d’Este.
Dalla numismatica all’archeologia: il museo conserva pure importanti raccolte archeologiche derivate dall’accorpamento di ceramiche, greche, etrusche e romane, vetri, lucerne e bronzetti. Nel corso del Settecento tali raccolte vennero accresciute, fino ad arrivare all’acquisizione della collezione egizia, nel secolo dopo. Una collezione che non deriva da scavi diretti, bensì dal collezionismo, con reperti funerari e sacrali che coprono tutta la storia dell’antico Egitto, fino alla sua trasformazione in regno ellenistico. Al suo interno, un pezzo straordinario, non per l’eccezionalità nella realizzazione, ma per la sua rarità, in quanto proviene da un corredo funebre dell’Antico regno: la chiamano figuretta di fornaio. Sempre nel XVIII secolo abbiamo un’altra donazione, stavolta da parte di un cardinale, che offrì la collezione di gemme incise e il maggior numero di bronzi ancora presenti.

Un ulteriore fiore all’occhiello sono gli splendidi codici miniati, tra i quali non si possono non nominare la Bibbia commissionata da Borso d’Este per il monastero di San Cristoforo, con miniature di Guglielmo Giraldi, e l’incunabolo Decretum Gratiani, decorato da maestranze del tempo di Ercole I. Un’ulteriore collezione è quella degli avori, che contiene prodotti eterogenei di grande interesse, tra i quali alcune placchette con scene cortesi.

Il museo ha inoltre almeno un altro motivo di vanto: la sua collezione di ceramica ferrarese è una delle più importanti raccolte di pezzi realizzati tra la metà del Trecento e gli inizi del Seicento e se alcune costituiscono veri e propri pezzi unici per la mancanza di confronti simili, altre invece sono rare per la raffinatezza dei loro graffiti. La prima collezione di ceramiche venne acquisita nel 1935, una raccolta di oltre ottocento manufatti medievali, rinascimentali e moderni. Ma il museo, nella sua storia, ha avuto anche il fondamentale ruolo di deposito: nel secondo dopoguerra, dopo la soppressione delle opere pie, molti arredi sacri e dipinti ferraresi del Seicento e Settecento hanno trovato rifugio proprio qui, dove ancora oggi vengono tutelati. E se pensiamo alle sculture neoclassiche e agli stalli del coro della chiesa di Sant’Andrea, dove evidente è l’influenza della prospettiva introdotta da Piero della Francesca, l’eccezionalità non smette di stupirci.

Schifanoia è al momento chiuso. Ma i misteriosi personaggi del Salone dei mesi ci faranno compagnia per strada in queste giornate del Carnevale rinascimentale, rendendo ancora più unica una festa cittadina che solo Ferrara, sin da Ercole I d’Este, ci regala ogni anno.

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Ivan Fiorillo

“Lo Scettico”: un divulgatore non convenzionale alla ricerca della verità.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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