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Alla decima edizione della Web Conference di Parigi (10-12 dicembre) imprenditori e start up hanno cercato d’indovinare quali saranno le ulteriori trasformazioni di internet. Scott Huffman, dice: “Stiamo lavorando all’idea di una interazione con Google passando dalla tastiera all’uso della voce naturale con cui chiedere, per esempio, come va il tempo a Parigi e ottenere una risposta vocale”. Loic Le Meur aggiunge:“ Adesso c‘è la voce, digitare diventa una cosa superata e i giovani possono anche non imparare a digitare perché adoperano i loro iPads o i tablet. Il futuro è la voce”.
Sono tutti certi sul fatto che le tecnologie sapranno parlarci e che aumenteranno ancora la loro importanza nella nostra vita. James Siminoff afferma: “Ci aspettiamo questo: il telefono portatile sarà sempre più il nostro compagno quotidiano. Credo che l’internet ad alta velocità sarà come l’elettricità e l’acqua corrente nelle case”.
Il capo di Apple, Guy Kawasaki, propone una questione di prospettiva rilevante, affermando: “Vogliamo vedere le cose veramente di rottura e sapere quello che cambierà, come sarà il prossimo Google, il prossimo youtube. La risposta è: non lo so, so che investirò in questo settore”.
Questo il punto che mi interessa sottolineare: non si può aspettare la garanzia del ritorno per investire nel futuro. Si tratta di abbandonare l’idea delle previsioni, una gabbia inutile che spesso giustifica la pigrizia, soprattutto un’illusione infondata, in un mondo complesso come il nostro.
Investire nel futuro significa investire nella ricerca, investire nello studio, avviare nuovi progetti e sperimentare. Certo, è giusto sostenere che il Governo italiano dovrebbe investire una quota del PIL ben superiore al misero attuale 1,25%. Ma ciò non toglie che dovremmo trasmettere ai giovani il gusto per la scommessa. Investire nello studio è responsabilità di ognuno. Questo è l’unico messaggio possibile: non ci sono certezze (se mai ci sono state), viviamo in un tempo durissimo e abbiamo, però, la possibilità di coltivare la nostra intelligenza, con una quantità di stimoli in passato inimmaginabili. Gli esperti di mercato del lavoro argomentano, dati alla mano, che investire nello studio paga ancora, in termini di opportunità e di qualità del lavoro. Ma, a parte questo, studiare, è in sé gratificante e fa bene.

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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