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Sono passati tre anni dalla scomparsa di Paolo Morelli, autore e interprete dei successi degli Alunni del sole, da allora il fratello Bruno si è prodigato per mantenerne viva la memoria, contribuendo alla ristampa di quasi tutta la produzione musicale. All’appello mancava soltanto “Di canzone in canzone”, l’album uscito nel 1992 dopo una lunga pausa discografica. Il 9 ottobre 2016, anniversario della scomparsa di uno dei più grandi cantautori del suo tempo, quel disco è stato finalmente ristampato.

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Bruno e Paolo Morelli

All’epoca “Di canzone in canzone” non ebbe un grande riscontro in termini di vendita, soprattutto perché privo dell’indispensabile promozione dovuta a un gruppo che ritornava sulla scena dopo un’assenza di dieci anni. I passaggi televisivi furono pochi, limitati a una partecipazione di Paolo Morelli a “Domenica in” e a qualche apparizione sul circuito privato.
La Phonogram, una delle più importanti case discografiche dell’epoca, condivise il progetto e ne affidò la produzione a Massimo Di Cicco, fondatore degli storici Studi Titania di Roma. Le registrazioni si svolsero per un intero anno, un tempo considerevolmente lungo, giustificato dalla qualità del risultato tecnico e artistico ottenuto. La strumentazione utilizzata era ancora in gran parte analogica ma lo studio aveva iniziato a dotarsi di apparecchiature digitali, con il risultato di ottenere un suono tutt’oggi apprezzabile.
Nella copertina del disco, per la prima volta, il nome di Paolo Morelli venne disgiunto da quello degli Alunni del Sole, una scelta che ribadiva il ruolo creativo e cantautoriale dell’artista all’interno del gruppo.

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Foto di Paolo Morelli, all’interno del volumetto del CD

Di canzone in canzone
Il singolo “Di canzone in canzone” apre la tracklist dell’album, si tratta di una raffinata e sofisticata frase melodica che coinvolge l’ascoltatore. Il testo descrive un mondo fantastico, animato da fantasie, illusioni, pupazzi di legno, principi affascinanti e incantatori di canzoni. Simboli, espressioni e figure spesso presenti nei testi di Paolo, che ritornano simultaneamente come per ristabilire il contatto a lungo interrotto tra l’artista e il suo pubblico. Le parole hanno un percorso preciso, ogni frase raffigura immagini e pensieri, l’armonia ne facilita l’assimilazione.
“Giochi di bimba negli occhi tuoi” conduce all’interno di un mondo chiuso a chiave, un angolo nascosto dove la protagonista diventa regina nel mondo delle fate e compra la fortuna quando cade l’allegria.
“Dimenticarsi” è la sintesi dell’ispirazione di Paolo, un’eccitazione della mente che percorre tutto il disco, con armonie e ritmiche sempre attuali. È un piacere ascoltare l’inciso di questo pezzo e fantasticare sul significato delle parole: “… i sogni belli non finiscono la sera”.
La sovrapposizione tra chitarra a 12 corde a quella classica accompagna “Rosita”, il primo dei ritratti femminili dell’album, tra ritmi ed espressioni inconsuete: “Ma sono forse caduto in un altro pensiero che mi toglie il respiro ma mi sento più vero…”. Gli altri brani dedicati a nomi di donna sono “Lena” e “Francesca”, freschi profili di pensieri d’amore, quest’ultimo sottolineato da un suggestivo sax soprano in stile new age.

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La copertina del CD “Di canzone in canzone”

Una delle caratteristiche autoriali di Paolo Morelli è quella di porre elementi e situazioni tra sogno e realtà, senza disegnarne i confini ma riuscendo, con la scrittura, a muoversi a piacimento tra una dimensione e l’altra. Qui sta la sua grandezza, quella che comunemente viene chiamata vena poetica, ma che forse è qualcosa di più. È difficile entrare nelle pieghe dei suoi versi, conviene seguirli e lasciarsi guidare dalle immagini che riescono ad evocare.
In “Perché” il tema della solitudine affiora con il calare della sera, tra un treno che viaggia, i disegni sul viso e il desiderio di ricordi che non abbandonano mai le fantasie. Leggendo le parole del testo ci si accorge di quanto sia intrigante entrare nei pensieri dell’autore, rimanendo affascinati dagli accostamenti lirici e poetici. Grovigli di parole, similitudini, metafore e accostamenti ripetuti rendono unico uno dei pochi artisti in grado di rendere poesia la canzone. È questo anche il caso di “Donna”, forse un ricordo amoroso, e di “Sentimentale”, splendida nel suo intercalare: “Inconsapevoli di un’ora senza fine abbiamo scelto di fare di nuovo una storia tra noi due”.
“’O sole se ne jeva” è la sola canzone del disco in dialetto napoletano, eseguita da Paolo al pianoforte durante una puntata del Maurizio Costanzo Show. L’inciso, struggente e ispirato, ne fa una delle perle dell’album, un ricordo d’amore sopravvissuto all’impietoso passare del tempo.
Paolo Morelli accettò di ritornare in sala d’incisione a patto che venisse realizzato un lavoro come lui desiderava e il risultato conferma che raggiunse pienamente l’obiettivo.
Chi vi scrive ha più volte intervistato Bruno Morelli, il quale si rammaricava dell’indisponibilità del master di “Di canzone in canzone”. È facile immaginare la sua reazione quando il sottoscritto lo informò che era in possesso del rarissimo CD da cui poi è partita l’operazione di recupero. Ecco rivelato il motivo dell’inserimento del mio nome tra i crediti dell’opera.
Il CD è contenuto in un’elegante confezione, curata in ogni parte, con i testi dei brani e la riproduzione delle etichette a suo tempo poste sulle facciate del vinile. Scrive Bruno Morelli nell’ultima pagina del libretto: “Erano passati dieci anni e Paolo Morelli ritornava con le sue canzoni per continuare e raccontare che… i sogni belli non finiscono la sera”.

Sito ufficiale Alunni del Solehttp://www.alunnidelsole.it/

Paolo Morelli ospite al Maurizio Costanzo Show, presentazione “Di canzone in canzone”
https://www.facebook.com/federico.rigoni.1/videos/817385251661053/

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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