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La settima luna era quella del luna park, lo scimmione si aggirava dalla giostra al bar…”. Inizia così “La settima luna”; il primo brano dell’album “Lucio Dalla” del 1979, quello di “Anna e Marco”, “Milano” e soprattutto “L’anno che verrà”.
“Trilogia” è il cofanetto con i tre dischi che stravolsero la vita di Lucio Dalla: “Com’è profondo il mare” (1977), “Lucio Dalla” e “Dalla” del 1980. Le tre opere, prodotte dalla Rca Italiana diretta da Ennio Melis, segnarono in modo indelebile la discografia italiana. Il grande successo fu diretta conseguenza della maturazione dell’artista bolognese e della scelta di fargli scrivere i testi delle sue canzoni, al termine dell’importantissima collaborazione con il poeta Roberto Roversi.

Il box contiene i tre cd e il dvd di “Banana Republic”, il film del concerto portato in giro per l’Italia insieme a Francesco De Gregori e Ron nel 1979, oltre a un booklet di 150 pagine, con foto inedite, interviste e rarità. La prefazione è opera di Walter Veltroni, mentre il primo capitolo è scritto da Alessandro Colombini, il produttore dei dischi che cambiarono la vita a Dalla.
Sfogliando le pagine del libro si possono leggere i racconti di Gaetano Curreri, Ricky Portera, Michele Mondella, John Vignola, Renzo Arbore, Giovanni Pezzoli, per immergersi nel mondo di Lucio grazie a ricordi e curiosità, come quella di Ron: “… lo trovavo sempre accartocciato in un angolo, su un tappeto o un cuscino, rintanato a farsi venire delle idee”.

Com’è profondo il mare
Ennio Melis chiamò Alessandro Colombini invitandolo a Roma per ascoltare un nuovo brano di Lucio Dalla, si trattava del provino di “Com’è profondo il mare”. Il giorno dopo il produttore incontrò Ron, Dalla e Cremonini per conoscerli meglio e visionare quanto realizzato sino a quel momento. Nel suo ricordo Colombini afferma: “Erano canzoni eccezionali, la scrittura di Dalla, i suoi testi, davano incredibili emozioni”.

Lucio Dalla 1979
In occasione della realizzazione del secondo disco della nuova vita artistica di Lucio, si aggiunse Giampiero Reverberi che aveva già lavorato con Lucio Battisti, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Luigi Tenco e altri grandi della scena musicale. Reverberi scrisse e diresse gli archi di “Anna e Marco”, “Tango”, “Notte”, e “L’anno che verrà”. Il disco fu un successo clamoroso, tutti cantavano “L’anno che verrà” e “Cosa sarà”, il duetto con Francesco De Gregori preambolo di “Banana Republic”. L’album fu registrato negli Stone Castle Studios di Carimate, sotto le cure dell’apprezzatissimo tecnico del suono Ezio De Rosa, che ne realizzò il mix insieme a Colombini.

Dalla 1980
“Dalla” è l’album di “Balla balla ballerino” e soprattutto di “Futura”, anche questo fu un successo clamoroso, 8 singoli racchiusi in un disco, come forse soltanto Lucio Battisti era in grado di fare.
Racconta Colombini: “Nei dischi di allora erano le radio a scegliere i pezzi da trasmettere, anche se noi tentavamo di dare un indirizzo alle loro scelte. Cercammo disperatamente di non promuovere radiofonicamente “Balla balla ballerino”, una canzone che assomiglia a un jingle: appena l’ascolti la impari subito e così va a finire che le radio trasmettono solo quella e trascurano tutti gli altri pezzi. Non ci fu niente da fare, tutte le radio trasmisero “Balla balla ballerino”, poi, da sole si accorsero di “Futura”, “Cara”, e le altre”. Alla realizzazione dei tre lavori o ellepi, come si diceva all’epoca, partecipò Renzo Cremonini come produttore esecutivo e organizzazione.

Banana Republic – il film
Il film propone interpretazioni uniche di brani come “Disperato erotico stomp” di Dalla e “Bufalo Bill” di De Gregori, oltre all’arrangiamento a quattro mani di “Ma come fanno i marinai”. Come ha ricordato il fotografo Roberto Villa, presente al concerto inaugurale di Savona del 4 giugno 1979: “Così tra un assolo al clarinetto di Dalla ed un duo con De Gregori, per tre ore di grande musica popolare, un cocktail di Jazz e rock, di melodia italiana e ironia bolognese, era partito quel Tour”.
Nel booklet non manca un ricordo di Renzo Arbore, legato a quell’epico concerto: “Per la trasmissione Tv “L’altra domenica” registrammo i suoi concerti, compreso “Banana Republic”, uno spettacolo che mi affascinò moltissimo anche per lo straordinario gusto che accompagnava le esibizioni di Dalla, un gran parlatore e un grande inventore di gag e di spunti insoliti. Usava l’attacco di una canzone napoletana “Addio mia bella Napoli”, mentre con De Gregori si dibattevano con il rispettivo repertorio”.

Il cofanetto ha una veste pratica ed elegante, i dischi sono racchiusi tra la seconda di copertina e la quarta, in modo tale che estraendoli non si corra il rischio di rovinarli, come accade sempre più spesso nei packaging di ultima realizzazione.
Il libro raccoglie testimonianze preziose, utili per contestualizzare il lavoro di Lucio Dalla e il periodo storico in cui la Rca Italiana lo produsse. Leggere il booklet, mentre si ascoltano le canzoni, porta un po’ indietro nel tempo. Chi non conosce le opere del cantautore bolognese ha l’occasione di poterle apprezzare ed apprenderne la genesi grazie alle testimonianze rilasciate in prima persona dai protagonisti di allora. Il film di “Banana Republic” è un’importante operazione di recupero, la cui valenza è ben riassunta in una dichiarazione di Francesco De Gregori di qualche tempo fa: “…quel tour è ricordato come uno snodo fondamentale della musica italiana. Perché esiste il duetto che diverte te stesso e quello che diverte gli altri. È questo è il più raro”.

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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