Skip to main content

di Loredana Bondi

Ricorre in questi giorni l’anniversario della legge (la 1044 del 2 dicembre 1971) dello Stato italiano che ha istituito il servizio educativo dei Nidi sulla base di intenti davvero edificanti dal punto di vista sociale e culturale. E’ stata la prima forma di disciplina normativa e di fatto è rimasta per decenni pura enunciazione di principio causa finanziamenti assolutamente inadeguati per realizzare l’obiettivo originario.
Da allora, tante promesse e impegni di Governi e Parlamento si sono udite, ma non si è mai concretizzato l’impegno reale di investire nell’educazione e cura dei cittadini più piccoli. Perché questo obiettivo costa “troppo” per la comunità e, ad eccezione di qualche stanziamento all’interno della finanziaria di qualche anno fa con il Governo Prodi, non se ne è più parlato.
L’attuale Legge di stabilità non stanzia un euro per i servizi per la prima infanzia, mentre in altri paesi dell’Unione Europea, ad esempio la Francia, il finanziamento è pari al 50% dell’investimento. Gli Enti locali hanno tentato di arginare le grandi difficoltà finanziarie in cui si trovano, taluni aumentando le rette, altri esternalizzando (o addirittura chiudendo alcune sezioni di Nido), mettendo ancor più in crisi le famiglie che, già colpite dalla situazione economico-sociale, sono spesso costrette a ritirare i propri figli da scuola. La crisi prolungata produce un welfare incapace di difendere i diritti dei bambini e i servizi per l’infanzia; aumentano così le difficoltà dei Comuni e dei gestori privati a mantenere il sistema esistente.
Ecco perché il Gruppo nazionale Nidi e Infanzia, associazione di promozione sociale che opera a livello nazionale per la diffusione della cultura dell’infanzia e dei suoi servizi, ha organizzato anche quest’anno una serie di eventi pubblici che coinvolgono cittadini, genitori, bambini e operatori con incontri e un flash mob in tante piazze di città e paesi d’Italia per richiamare l’attenzione di tutti su questo grosso tema della vita della nostra comunità, proprio in occasione della ricorrenza della Legge 1044 del dicembre 1971 di istituzione dei Nidi e della Legge 444 del 1968 della Scuola statale dell’infanzia.
E’ l’occasione per ribadire la necessità di garantire ai bambini e alle loro famiglie un percorso educativo di qualità che richiede di essere consolidato e riaffermato con forza, perché rappresenta un patrimonio di risorse culturali, umane e professionali che sta correndo grossi rischi. Si chiede, quindi, ai Consigli Regionali e Comunali di pretendere dal Governo e dal Parlamento, in sintonia con le politiche europee, con i documenti della Commissione Europea e con l’esperienza consolidata dell’Ocse una serie di interventi:
primo, una nuova legge che garantisca il diritto all’educazione fin dai primi anni di vita e sancisca la continuità educativa 0-6 anni con il sostegno e potenziamento dei servizi per l’infanzia di qualità;
secondo, un welfare capace di salvaguardare i diritti di tutti i bambini, ricordando che là dove sta bene un bambino, stanno bene tutti;
terzo, la salvaguardia e lo sviluppo del patrimonio di servizi, di idealità, di cultura e concretezza che la crisi prolungata sta mettendo a rischio e con essa lo sviluppo dell’intero Paese.
La capacità di sviluppo, intelligenza e personalità dei propri cittadini è la ricchezza di un Paese. Iniziare dai più piccoli significa investire nel presente e nel futuro. Credo davvero che in Italia il percorso formativo non debba finire dopo, ma debba cominciare prima con Nidi e scuola dell’infanzia di qualità per tutti.

tag:

Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it