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In pochi giorni ha totalizzato oltre 5 milioni di visualizzazioni. Lo merita. Perché è meraviglioso, coinvolgente, travolgente, forte, immenso, doloroso, intenso e sexy.
Parliamo della stella del balletto russo Sergei Vladimirovich Polunin, che interpreta magistralmente “Take me to the Church”, del cantautore irlandese Hozier, successo musicale nominato ai Grammy Awards. La coreografia è di Jade Hale-Christofi, l’americano David La Chapelle lo dirige, in una serie di piroette acrobatiche uniche e sauté che aleggiano in uno spazio vuoto illuminato, una stanza bianca che contrasta con l’energia nera del blues. Polunin, chiamato il ‘bad boy’ del balletto russo, forse perché ha numerosi tatuaggi sul corpo perfetto, ma anche perché ha sempre fatto un po’ di ‘bizze’ nei teatri in cui si è esibito, indossa un collant color carne e un mosaico di tatuaggi che esibisce come in un quadro (nelle performances abituali sono solitamente coperti dal trucco). Solo con questi colori tenui e la forza e l’energia pura dei suoi muscoli, tiene lo spettatore incollato allo schermo, in una sorta di possessione spirituale. I movimenti forti e decisi, resi quasi eterei e leggeri dalla luce che filtra dalle finestre, esprimono perfettamente l’intensità emotiva del brano. Bianco e nero si rincorrono, l’energia vola sui passi leggeri, eterei.
Sergei Polunin, venticinquenne di origini ucraine, ha iniziato a danzare a 4 anni e all’età di 12 anni si era già diplomato al Kiev State Choreographic Institute. Dopo un passato al British Royal Ballet (ove era approdato all’età di 13 anni con una borsa di studio delle Fondazione Rudolf Nureyev, ma dal quale si era allontanato per l’eccessiva disciplina che non sopportava più), Sergei è oggi il primo ballerino allo Stanislavsky Music Theatre di Mosca e al Novosibirsk State Academic Opera and Ballet Theatre. Ha ricevuto numerosi premi, incluso lo Youth America Grand Prix nel 2006, è stato nominato Young British Dancer dell’anno 2007 e in lizza per il riconoscimento di miglior ballerino del mondo, nel 2014. La performance che sta facendo il giro del web lascia davvero senza fiato. Forse perché porta con sé, nella danza i demoni di una vita giovane ma non semplice.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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