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In questi terribili giorni, è impossibile apprezzare come una dote ciò che dovrebbe distinguere la specie umana dalle altre specie animali: la coscienza di sé, o consapevolezza. Noi siamo consapevoli di vivere. Noi abbiamo memoria. Noi possiamo scrivere la nostra memoria, fissarla per sempre. Dovremmo  essere consapevoli di quello che abbiamo fatto e di quello che stiamo facendo, a differenza delle altre specie, che si limitano a vivere. Invece trovo che la consapevolezza sia la nostra tara d’origine, la nostra dannazione eterna. Non vivremo abbastanza per sapere se arriverà un momento in cui la specie umana la smetterà di accendere i suoi fetenti roghi e di saltarci sopra. Oppure se un giorno accenderà un rogo troppo grande, inestinguibile, che infine la estinguerà.

C’era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci si immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta, conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l’altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che si ricorda“.
(Ray Bradbury: Fahrenheit 451)

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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