C’erano una volta, in un piccolo paese vicino ad una piccola città, dei bambini ed una scuola.
I bambini erano come tutti gli altri bambini: diversi gli uni dagli altri perciò unici.
Anche la scuola era come tutte le altre scuole ma anche lei era unica.
Certi bambini avevano un po’ paura della scuola ma ciò succedeva perché lei era grande, loro erano piccoli e ancora non si conoscevano.
Del resto succede così anche agli adulti, pure loro hanno un po’ paura delle cose che non conoscono, anche se non lo dicono. Tutti abbiamo paura di qualcosa e perfino il buio, che di solito spaventa, ha un po’ paura della luce e addirittura il rumore ha paura del silenzio.
Una volta che i bambini avevano imparato a conoscere la scuola, la paura scappava via e lasciava il posto alla voglia di andarci tutti i giorni.
Dentro la scuola i bambini facevano e pensavano tante cose, ne imparavano e ne insegnavano molte e si divertivano insieme ai loro compagni e ai loro maestri.
Dentro la scuola si facevano lezioni, collezioni e, ogni tanto, anche elezioni.
Vicino alla scuola, i bambini imparavano a saltare i fòssi perché questo li aiutava ad affrontare i rischi, a sconfiggere le paure e a conoscersi meglio.
Dentro la scuola i bambini imparavano a non saltare i fóssi perché le maestre e i maestri gli insegnavano a vedere le cose anche da altri punti di vista e, ad esempio dopo un litigio, chiedevano: “Cosa avresti fatto tu se fóssi stato nei panni del tuo compagno?”
Un giorno come gli altri, in quella scuola e in quel paese successe una cosa brutta.
Le notizie scritte sui giornali e dette alla televisione dicevano che stava arrivando una piccola creatura invisibile con una corona stregata in testa che aveva il vizio di volerla mettere addosso a tutti quelli che incontrava per farli diventare più deboli.
Anche se nessuno l’aveva mai vista, tutti si chiedevano perché facesse questa cosa brutta.
Qualcuno diceva che voleva dominare il mondo perché tutti quelli che hanno la corona in testa vogliono comandare.
Qualcuno diceva che era il suo modo di fare amicizia perché quelli che hanno la corona in testa non hanno amici veri.
Qualcuno diceva che quella creatura non contava niente perché oramai quelli con la corona in testa contano meno di quelli che hanno il pelo sullo stomaco, il cuore di pietra e i soldi in tasca.
C’era addirittura anche qualcuno che diceva che quella creatura non esisteva perché nessuno l’aveva mai vista coi suoi occhi.
Per sicurezza, il ministro della scuola di quel paese decise di chiudere le scuole per proteggere tutti e non far ammalare nessuno.
I bambini, come pure i loro maestri e le loro maestre, furono costretti a rimanere chiusi in casa ed erano tristi perché si sentivano soli senza i loro amici e le loro amiche.
La scuola fu costretta a rimanere chiusa ed era triste perché, senza bambini, si sentiva un vuoto dentro.
Tutte le sere, la televisione diceva quante persone erano già state “incoronate” da quella creatura e tutti quei numeri facevano venire ancora più paura a tutti.
Con il passare del tempo però degli studiosi coraggiosi, a forza di fare delle prove dentro laboratori super protetti, scoprirono che quella creatura non era invincibile: ci si poteva difendere e, forse, la si poteva anche sconfiggere.
Infatti loro pensavano che anche lei avesse paura di qualcosa.
Quando quegli studiosi spiegarono in televisione e sui giornali come ci si poteva proteggere da quella magia, dissero:
“Regola numero 1. Questo incantesimo è come la puzza di calzini che ti entra dentro nella testa: bisogna coprirsi bene il naso e la bocca con una mascherina.
Regola numero 2. Questo sortilegio è come il fango sporcaccioso che rimane fra le dita e sotto le unghie: bisogna lavarsi le mani molto bene col sapone.
Regola numero 3. Questa stregoneria è come le puzzette che si fanno col sedere quando si è troppo vicini agli altri e poi tutti dicono: “Bleah! Che schifo! Ma chi ha fatto una scoreggia?”: bisogna stare ad una certa distanza dagli altri”.
Quegli studiosi coraggiosi dissero anche che presto si poteva scacciare quella creatura perché stavano preparando una medicina che toglieva la corona dalla testa di tutti quelli che volevano comandare sugli altri.
In questo modo la gente di quel paese e anche i bambini cominciarono ad indossare la mascherina, a lavarsi spesso le mani e a stare un pochino più lontani gli uni dagli altri. Così tutti quanti iniziarono ad avere meno paura perché avevano cominciato a conoscere questa creatura invisibile ma soprattutto perché vedevano che quelle regole funzionavano e gli “incoronati”, per fortuna, erano sempre di meno.
Non era facile rispettare quelle tre regole ma quei bambini capirono, anche grazie ai loro genitori, che solo così si sarebbero potuti ritrovare ancora insieme ai loro amici.
Quei bambini capirono che certe cose, anche se non si vedono, ci sono lo stesso: è il caso della creatura misteriosa con la corona in testa ma anche del desiderio e della paura di andare a scuola che c’è anche se non si vede, come pure della tristezza, della felicità, della rabbia, dell’allegria, della voglia di abbracciarsi e di tante altre cose.
Scoprirono anche che le cose che non si vedono ma ci sono si devono raccontare facendo sentire che sono dentro di noi, se si vuole che gli altri capiscano che ci sono davvero.
Anche la scuola capì che senza bambini non serviva più a niente.
In quei giorni in cui era sola, era talmente triste che aveva pensato addirittura di diventare una discoteca.
Non lo fece perché tutte le volte che guardava i cartelloni con i disegni dei bambini ed i loro autoritratti, appesi sulle pareti delle aule, si emozionava così tanto che le sue finestre piangevano lacrime di nostalgia.
Non lo fece anche perché cominciò a vedere un viavai di insegnanti che misuravano, che spostavano, che appiccicavano, che sistemavano e questo le fece pensare che qualcosa stesse per succedere.
La scuola aveva ragione: qualcosa stava per succedere. Lo sentiva la scuola, lo sentivano i bambini, lo sentivano i genitori e lo sentivano anche i maestri.
Stava per succedere qualcosa di importante, di meraviglioso, di incredibile: i bambini sarebbero tornati a scuola!!!
Finalmente, quel giorno arrivò ed assomigliava proprio ad una bella giornata come quella di oggi…
Come finisce questa storia io non lo so… anche perché questa storia non ha un vero e proprio finale; potrebbe averlo, se lo volesse, ma non ce l’ha.
Potrebbe finire con un “…e vissero tutti felici e contenti senza la corona in testa” ma non ci crederebbero nessuno, neanche i bambini.
Potrebbe finire con la creatura invisibile con la corona in testa che scivola su una buccia di banana, cade su una cacca di cane, si sporca, diventa riconoscibile così le mosche la vedono, la catturano e la portano nella loro prigione di cacca puzzolente.
Potrebbe finire con una bella creatura con le ali che si innamora della creatura con la corona e insieme volano via lontano e la scuola diventa un supermercato dove i bambini ci vanno a fare la spesa con i loro genitori per comprare il formaggio col sapere, il minestrone scientifico, la macedonia di congiuntivi e congiunzioni e le frottole fritte.
Potrebbe finire con la scuola che si riempie di bambini di legno che stanno sempre fermi, zitti, non si ammalano mai e i maestri non sanno più cosa e a chi insegnare.
Potrebbe finire con un super eroe che arriva su un astronave a forma di bombolone, sconfigge l’essere invisibile sparandogli con il suo cannoncino alla crema e tutto torna come prima.
Oppure questa storia potrebbe finire con quei bambini che ritornano finalmente a scuola… ma allora non sarebbe una fine ma l’inizio di un’altra storia che è tutta da inventare e da costruire insieme.
È proprio così: questa storia, in verità, sta solo cominciando e come continuerà dipenderà da tutti quelli che vogliono farla proseguire bene: dai bambini ai genitori, dai maestri al ministro della scuola, dalla creatura invisibile agli studiosi coraggiosi.
A tutti quelli che vogliono continuare questo viaggio, deve essere chiara una cosa: non si incontreranno super eroi, streghe, maghi o fattucchiere ma soltanto bambini e adulti che insieme vorranno imparare, vorranno conoscere, vorranno divertirsi e, soprattutto, vorranno imparare a conoscere divertendosi.
In questa scuola che va a cominciare
non ci sono supereroi a cui telefonare.
Ci sono insegnanti, genitori e bambini
che desiderano un futuro senza confini.
Ci sono lezioni che si possono imparare
altre invece che si sceglie di insegnare.
Ci sono desideri e speranze a volontà
che vogliono migliorare questa realtà.
In questa scuola che va a cominciare
c’è un mondo nuovo: è tutto da fare.
Se anche tu, con noi, lo vuoi costruire
non devi far altro che unirti e partire.
Non serve il biglietto, vieni anche tu,
partiamo insieme, coraggio, salta su!
Ferrara film corto festival
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dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.
Mauro Presini
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it