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Per le edizioni La Voce della Dardagna, poi riediti in trilogia per Schifanoia editore (Ferrara) con i titoli “Il re della terra”, “Il golem”, “Viaggio astrale”, Giorgio Stefani, originario di Milano, poi stabilitosi a Ferrara, presentò a suo tempo (fine anni ’90) “Hope e la pietra di luce” (I racconti del manoscritto) ovvero narrativa neo-fantastica e neo-esoterica: un tourbillon scorrevolissimo ed avvincente tra i fantasmi cibernetici di Calvino, l’archetipo di “Praga città magica”, alla luce e soprattutto di certa alchimia più scientifica, l’affascinante archetipo del Golem, “Adamo” dei robot contemporanei di Asimov o dei replicanti di “Blade Runner”.
La scrittura, tuttavia, trasparentemente ottocentesca alla Hoffmann, sempre in bilico tra sogno letterario, profezia visionaria e realtà storica. E curiosamente, l’edizione originale del Golem di Stefani, apparve in forma grafica stile manoscritto elettromeccanico… con tutto il mistero antico dell’alchimia e dell’odierna computer science
Una fase letteraria probabile vertice di Giorgio Stefani, focalizzata su certo fantastico quasi ante litteram, il futuro anteriore come Comunicazione attraverso l’esca narrativa, con esiti eccelsi. Autore inoltre di “Black and Blues” (poemetto neo-beat, Schifanoia, 2002) e con L. Govoni di “San Giorgio e il drago: teletrasporto magico (con antifona e cinque sequenze)” (Schifanoia, 2001) ecc.
Giorgio Stefani sperimentò anche l’editoria proprio con Schifanoia per qualche tempo, di particolare levatura e professionalità “classica” con esiti notevoli: tra poesia, narrativa e saggistica stessa, tra – ancora – fantastico, post-realismo e futuribile.
Come editore promosse, ad esempio, alcuni autori poi di buona fama local e global, da Luigi Bosi a chi scrive, lo stesso Maurizio Oliviero (un avvincente libro sulla Spal), Riccardo Roversi, ecc. E pure il fantascientifico Ray Groundhog segnalato anche da Fantascienza.com/Il Corriere della Fantascienza [vedi].
Più in generale, in particolare la trilogia quasi tecno-magica di Stefani, oggi, a distanza di anni, suona come una affascinante semi-anticipazione o parallelismo laterale di certo ritorno a certo sublime nuovo medioevo pur aggiornato, in certo senso tra gli stessi Evangelisti e Simoni, lo stesso Dan Brown, relativamente parlando (all’epoca dello Stefani scrittore, oggi ritiratosi sull’Appennino, il grande Eco post “Nome della Rosa” in grande spolvero e anno zero in Italia di certo trend): un autore, riassumendo, in tal senso da riscoprire, a Ferrara penalizzato da certi confini poco estensivi.

Per saperne di più visita il catalogo della Schifanoia editore [vedi].

* da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Ediiton-La Carmelina ebook [vedi]

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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