Sono momenti, durano poco. Ma te li ricordi ed è facile che si ripropongano, soprattutto se sono di trascurabile infelicità. Francesco Piccolo si aggira divertito tra le contraddizioni che ci colgono e che gli altri ci fanno notare. Nulla di grave, per carità, solo quel sorriso un po’ tirato di chi viene beccato per una sciocchezza. Evitabile, trascurabile, ma averci pensato prima.
Un po’ di tristezza la mettono anche gli addobbi natalizi dopo Natale, non sapere se la luce del frigo si spegne quando è chiuso e tutte quelle persone gentili che ti costringono a esserlo di conseguenza. Le recite scolastiche, le feste di compleanno degli amichetti dei figli da cui tutti gli adulti vorrebbero scivolare via inosservati ma che inchiodano per ore a un chiassoso pomeriggio di tempo perso per sempre.
E poi c’è qualcuno che ti fa notare che potevi vestirti meglio o che non ti dice di mangiare se, per una volta, sei servito per primo. Sono piccoli imbarazzi, seccature, momenti che incrinano entusiasmi precedenti o situazioni al limite della civile convivenza, come stare in due sotto l’ombrello.
Disubbidire al navigatore provoca un misto tra narcisismo e sadismo, la voce pseudo femminile ti rincorre e ti implora di ascoltarla, ma tu ti diverti a farle ricalcolare il percorso a vuoto, così, per il gusto di fare il contrario di un comando preordinato e molto sicuro di sé. Poi ti dispiace, però solo per un momento.
La vita quotidiana è piena di contrapposizioni accidentali che fanno bene e male allo stesso tempo e chissà se si ride o se si piange di più. Ma sono solo momenti trascurabili e, quando torneranno, ci sorprenderanno sempre allo steso modo.
“Momenti di trascurabile infelicità“, Francesco Piccolo, Einaudi, 2015
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Riccarda Dalbuoni
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