Skip to main content

All’ora dei pasti una serie di ‘odorosi’ messaggi ci vengono propinati da una dissennata pubblicità che tende a togliere qualsiasi traccia di odori/puzze dal nostro corpo. Così seriosamente ci dicono che un tale prodotto ‘specializzato nell’assorbenza’ ci impedirà di sentirci a disagio in determinate situazioni; d’altronde con enfasi ci assicurano – con relativa immagine – che avremo ascelle da baciare senza restare turbati dall’emissione feromonica, mentre si fruga con pennellucci ad usum micosi lo stato dei piedi.
Il corpo può solo emettere odori virili. Si mescolano i sudori dei calciatori che urlando salivano abbondantemente o strusciano le loro immani puzze l’un contro l’altra, mentre il linguaggio dei segni li fa correre incontro alla gloria tra un levarsi e mettersi bagnatissime (di sudore) magliette ambitissime dal pubblico festante.
Sapremo allora che usando una pasta speciale potremo fissare le nostre traballanti dentiere e che, se vorremo profumare il nostro corpo, si usi quel profumo francese impeccabilmente pronunciato con modalità inglese.
L’uso della tecnica ci sommerge, ci rende schiavi perché non possiamo più permetterci di espanderla come sottolinea un sottile filosofo assai discusso come Umberto Galimberti. In che modo potremo almeno capire quale sia il nostro destino tecnologico? Sempre Galimberti sottolinea che nel mondo antico la divinità è follia e che la difesa dell’uomo antico, che non crede in un al di là, è dotarsi di ragione e con la ragione evitare di conoscere il destino, vivere cercando di mettere un freno a quel divino che uccide l’uomo e lo rende natura e cosa. Ecco perché il traditore del segreto degli dei, Prometeo, viene punito per avere rivelato all’uomo il senso di un destino e aver loro donato la ragione.

Ma che c’entra Prometeo con la tecnologia e con gli odori e con – e qui sta il punto – i risultati elettorali?
Credo sia stata impresa largamente condivisa quella che ci ha visti seguire ogni possibile trasmissione televisiva in attesa che la tecnica tra exit poll e altre diavolerie ci dicesse o meglio ci predicesse, novello oracolo di Delfi, il risultato finale. E tra un pensoso commento o una battibeccante intervista ci siamo immersi nel flusso dei messaggi pubblicitari descritti. Così la pensosità di Renzi, che perdeva minuto dopo minuto la sicurezza del leader per passare dall’ego triumphalis al noi coinvolgente i risultati non brillanti, alla svagata Raggi, che sembrava Cenerentola al ballo dopo che il principe le ha infilato la scarpina, al sempre più mesto ‘attaccapanni’ Fassino incredulo del responso, alla sicumera di de Magistris, finalmente abbiamo capito che i risultati delle amministrative beffardamente o sfiduciatamente non condiviso da almeno il 40% degli aventi diritto erano soprattutto il prodotto di una tecnica che sempre di più allontana il cittadino votante dal risultato finale.
Su tutto il resto aleggia il cattivo odore, le puzze, i rimedi di chi non sa se sia la follia degli dei o la ragione prometeica ad avere il meglio sul nostro destino di cittadini.

Così con ancora negli occhi l’immagine di un famoso attore americano che esalta le virtù dei nuovi apparecchi che scaricano migliaia di selfie al secondo, tra sarabande di giga byte ci accorgiamo del destino fragile e pericolante di un sistema fondatore della democrazia che si chiama politica.
‘Basta minga’, come si diceva un tempo, esplorare il futuro tecnologicamente impostato sui ‘ballottaggi’ – altro terribile termine che ci fa credere di essere padroni delle scelte democraticamente impostate – rivolgerci all’ilare commento di ‘mitraglia’ Mentana, che come il dio dà la parola ai suoi proni sottoposti e agli invitati – sempre quelli – o ai più cauti conduttori di Rai Tre (perfino la Bianca Berlinguer!!!) in attesa di giudizi che non siano risolti con la technè.
Quel che resta del giorno è una confusa poltiglia che emana più puzze che odori mentre ci prepariamo e ci appassioniamo al prossimo round elettorale sapendo che il vincitore ci amministrerà in nome e in funzione di un appena più nutrito 50% che si è recato a votare.
E ancora ‘basta minga’ che mi dica, con soave e finta ingenuità, Debora Serracchiani che bisogna pensare in positivo. Basta lamentarsi!
Ma chi si lamenta? Lasciateci almeno stupire. Come per esempio che a Bologna, perfino a Bologna, il modello Pd è andato in crisi.
O tempora o mores gigionava Cicerone qualche secolo fa.
A proposito, in nessuna delle amministrazioni al voto si è parlato di cultura. A mio avviso altrettanto importante degli asili.
Ma questo è un altro capitolo assai più misterioso.
E col viso infuriato dell’ex sindaco di Venezia, il filosofo Cacciari (quello vero non quello immortale di Crozza), vaghiamo sperduti tra puzze e odori indistruttibilmente legati a questa fase della nostra vita local/global.

tag:

Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it