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Due tipologie umane si contrappongono nell’agone politico: gli estremisti fondamentalisti e i cosiddetti uomini ragionevoli. Nella precedente rubrica ho parlato dei primi, ora vorrei dedicarmi ai secondi. Sgombriamo il campo da un equivoco: il bersaglio non è la razionalità che, ovviamente, è un bene prezioso nella vita privata e pubblica. Ma, come recita il titolo di questa rubrica, esistono diversi tipi di ragioni.
Il mio obbiettivo polemico è ben descritto da Ernesto Rossi: “Se gli uomini ragionevoli avessero avuto la prevalenza in passato, vivremmo ancora in tribù, facendo sacrifici umani per placare le divinità infernali, e facendo lavorare gli schiavi come animali.” E’ il gruppo raccolto attorno a Mario Pannunzio che, sulle colonne del Mondo negli anni cinquanta, chiedeva all’anemico mondo liberale italiano: “Date ai liberali un leader insofferente della mediocre ragionevolezza borghese!”.

Se meditiamo sulle conquiste fondamentali della moderna democrazia, si può constatare che la separazione dei poteri, il suffragio universale, le Costituzioni, lo Stato di diritto, la libertà di coscienza, la tolleranza, il pluralismo, lo stato sociale, la parità di genere, i diritti di ultima generazione, cosa sono state se non tutte pazzie per la maggioranza delle persone ragionevoli di quei tempi? Mentre oggi sono accettate dai molti e da ciascuno…

In questo tempo, fra gli elementi che paralizzano la volontà di innovazione nel campo della politica e della vita pubblica vi è l’abdicazione delle classi dirigenti rispetto alla loro funzione di pensare in grande e di realizzare nel concreto la svolta necessaria. E’ prevalsa la sciagurata cultura dell’emergenza che costringe ogni ragionamento nella prigione del dilemma: o si fa così, oppure salta tutto! Ci si rende conto che questa logica sta spegnendo la creatività della grande politica, in Italia e in Europa? Quella che mette una barriera fra interesse privato e impegno per il bene comune?
Le conseguenze sono sotto i nostri occhi da troppi anni: cadono le regole (il Parlamento ridotto come un saloon del Far West) e dilaga la corruzione; incerti i diritti di ciascuno; potenti le lobby di ogni tipo; forti le mafie, dichiarate ed occulte; invaso il mondo politico da politici senza vocazione; annullata quell’etica della responsabilità che richiama ciascuno alla fedeltà ad un progetto e non ad un capo bastone; dissipata l’idea stessa di interesse generale e di giustizia. La vera emergenza è fare penetrare dentro questo mondo una vigorosa lotta culturale e ideale che ridia valore e concretezza ad un possibile e radicale cambiamento.

Stia attento, quindi, il potere politico, alle conseguenze dei propri atti. Non è detto che essi siano tutti prevedibili o previsti: la corda è tesa al massimo. E’ in corso da tempo un logoramento di quella coscienza generale cui è affidata la conservazione dello spirito di libertà e del patto su cui si fonda il legame sociale. Quando il potere prevarica o è impotente di fronte alle ingiustizie; quando la propria immagine si svincola da ogni controllo e rispetto delle regole fino allo scandalo di un pregiudicato che dirige un partito, o ad un responsabile organizzativo che fa suoi 25 milioni di euro del finanziamento pubblico…. può accadere che qualcosa muti nel profondo dell’ethos pubblico. E tra la persona ragionevole che si piega all’obbedienza e il potere distante, può farsi largo l’individuo disperato che non faticherà a trovare il demiurgo pronto a guidare lui e il Paese verso l’abisso.

Fiorenzo Baratelli è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

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Fiorenzo Baratelli

È direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara. Passioni: filosofia, letteratura, storia e… la ‘bella politica’!

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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