Skip to main content
19 Settembre 2020

Albertino Canali e il canarino

Tempo di lettura: 4 minuti


Pubblichiamo questo bellissimo articolo/racconto con un po’ di ritardo, scusandoci con l’autrice.

Siamo a fine Agosto il periodo più impegnativo per i trebbiatori.
Lavoriamo dalle cinque di mattina fino alle nove di sera. A volte mangiamo un panino sulla macchina e non ci fermiamo nemmeno per pranzo. Tutti i campi di granoturco devono essere sistemati adesso. A Pontalba si trovano enormi distese di granoturco che va raccolto e sgranato. L’agricoltura è l’attività prevalente di questo paese. Una volta all’anno il prete benedice tutte le macchine agricole, dopo la messa del ringraziamento.

Sono le otto di sera e miracolosamente sono riuscito a finire di lavorare tutti i campi che vanno dalla cascina dei Faverini fino alle rive del Lungone. Scendo dalla raccogli-sgranatrice e salgo sulla mia jeep. non vedo l’ora di tornare in via Santoni Rosa, andare in casa e farmi la doccia.
La strada dai campi a casa è breve, viaggio per circa un quarto d’ora e poi giro a desta sull’angolo dove c’è la forneria di Camilla, ed ecco via Santoni in tutto il suo splendore. Una via corta in cui abitano poche famiglie, le case sono basse, qui non esistono i condomini. Li ho visti in città e li ho trovati bruttissimi. Le case di campagna hanno tutte cortile, portico e orto. Nei cortili ci sono spesso cani e gatti che convivono pacificamente, bambini che giocano, donne che stendono i panni sui fili che vanno da un pilastro all’altro del portico, attrezzi, macchine, vecchi mobili, casse per la legna e cespugli.

Parcheggio sul pezzo di carreggiata privato che si trova davanti al mio portone. Scendo dalla macchina con la tuta sporca e appiccicata alla mia pelle come se ci avessi messo del Vinavil. Infilo la chiave nella toppa del portone per aprirlo e poi mi fermo perché sento uno strano rumore. Viene dal cortile dei Del Re. Ma chi c’è nel cortile dei Del Re a quest’ora? E cosa sta facendo?.
Invece di entrare in casa, salto il muretto, attraverso la strada e entro nel portone della casa di fronte.

Chi ti vedo? Costanza che sta trascinando un grosso vaso verso la parte più a nord del cortile. Le ortensie! Avrei voluto scappare, Costanza si sta di nuovo dedicando alle sue ortensie. Ha appena fatto una grossa fatica per trascinarne un vaso con un cespuglio nel punto del cortile che lei ritiene più adatto.
Me ne sarei andato volentieri, ero anche sporco e stanco, ma ormai era troppo tardi.
“Ciao Albertino Canali, hai finito di lavorare per oggi?”
“Si” le rispondo e non aggiungo altro.
“Potresti aiutarmi a spostare le ortensie? Mi manca un vaso, è quello laggiù. Prendilo e portalo qui.”
Vado  a prendere il vaso e lo porto vicino all’altro.
“Non devono stare troppo vicini! Si ibridano”.
E poi comincia a tirare il vaso un po’ avanti e un po’ indietro e ripete la stessa operazione più volte.
“Ma cosa stai facendo?”
“Sistemo le ortensie”.
Sono su una brutta strada, devo cambiare argomento subito, prima di soccombere sotto il peso di queste piante.
“Oggi ho lavorato i campi dei Faverini, sono arrivato fino al Lungone”.
Lei si ferma e mi guarda. “Hai per caso visto un cadavere?”
Un cadavere?” forse il cambio di argomento non è andato a buon fine, ma di quale cadavere sta parlando?
“Luisa ha detto che hanno trovato un cadavere in un campo, c’era un morto vicino alla riva di un fosso. Suo marito l’ha visto, ma non ha detto nulla. Aveva paura di finire in qualche guaio.”
Oddio. Poi prosegue: “Il corpo era pressochè intatto, doveva essere morto da poco.”
“Io non ho visto nulla, l’avranno già portato via.” Dico.
“Già, allora non c’è più.”
“Ma ti dispiace?”
“Si.”
“Perche?”
“Perchè magari era un senza tetto, un barbone e allora lo si poteva seppellire là dov’era morto e farci una bella lapide. Io non tralascerei l’importanza del luogo dove uno muore. A maggior ragione se è vicino a un fosso. Magari è andato là perché voleva morire proprio là. E allora perché non lasciarlo dov’era?”
Ma io che ne so, oltretutto non mi sembra molto da serata estiva parlare di un cadavere.
“Molto sereno stasera” dico.
“Si, si vedranno le stelle”.
Smettiamo di parlare e pensiamo entrambi alle stelle.
Ma quanto sono belle, lontane e misteriose le stelle. Ma quanto brillano qui a Pontalba dove di notte c’è poca illuminazione artificiale.
“Forse si vedrà qualche stella cadente, in Agosto è facile, prepara un desiderio da esprimere” le dico.
“Vorrei un canarino.”
Questo  è il desiderio di Costanza, tra tutti i desideri possibili lei vorrebbe un canarino.
“Perché un canarino?”
“Perché è vivo e canta e salta e vola e ti riconosce pure. Cosa vale di più? un milione di dollari o un canarino? “
Alla fine non so mai quale sia la risposta giusta. La saluto, torno verso casa, poi mi giro e la guardo. Ha ripreso a manovrare il vaso di ortensie.

tag:

Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it