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I testi di Ferraguti scritti per sé, i familiari e gli amici, hanno elementi ritmici, ricchezze descrittive, che rendono sensazioni irresistibili e memorie palpitanti. Le poesie e prose sono spesso scherzose allegre e musicali.
La presente lirica esprime con limpido realismo (Stéη chì fin dmaη matina… ), un travolgente incontro sensuale.

L’amór int un canvàr

Uη sól ch’al bruśa e uη cald da far sćiupàr!
E nu, dsvastì da festa,
a faśévn’a l’amór déntr’a ‘η canvàr…
Sót’a la cópa, ai braz… sót’a la testa
agh avévan di spròch e dill furmìgh…
mo av pós źuràr
che se aηch agh fus sta’ dgli arvéd, dgli urtìgh,
o ‘na fasina fata ad spiη zarvìn,
iη s’avrév psèst dsturbàr
più che un góz d’acqua int un tinàz pin d’vin!

E méntr’am dsfava che a pareva ad zira
ciapàndm’ancora a brazacòl l’am fa:
“Mo briśa andàr a ca’!
Stéη chì fin dmaη matina…
Tant… l’os l’è danà!
A jéη pèrs, chi sa n’dóv, la mié cadnìna
e il tò bragh gli è za śléśi e invardumà… !?“

L’amore in un canapaio
Un sole che brucia e un caldo da scoppiare! / E noi, vestiti (svestiti?) a festa, / facevamo l’amore dentro un canapaio… / Sotto la nuca, sulle braccia… sotto la testa / avevamo rami e formiche… / ma vi posso giurare / che se anche ci fossero stati dei rovi, delle ortiche, / o una fascina fatta di spini cervini, / non ci avrebbero potuto disturbare / più di una goccia d’acqua in un tino pieno di vino! /

E mentre mi scioglievo che parevo di cera / avvinghiandomi ancora con le braccia al collo mi fa: / “Ma non andare a casa! /Stiamo qui fino a domattina… / Tanto… è fatta! / Abbiamo perso, chissà dove, la mia catenina / e le tue braghe sono già lise e sporche di verde…!?”

Tratto da: Alfonso Ferraguti, Al cantón di sticch, Ferrara, Associazione dei Dottori in Agraria, 1967.

Alfonso Ferraguti (Marrara 1912 – 1980)
Laureato in Agraria, direttore di un Centro per la Frutticoltura, collaboratore de L’Agricoltore Ferrarese (organo dell’Ispettorato dell’Agricoltura), imprenditore agricolo lui stesso.
Tutta la produzione di poesie, rime, traduzioni dell’autore, uscita nelle raccolte ‘Na manèla (1960), Al cantón di sticch (1967), I crisantém (1975), I mié sié pitùn (1977) oltre a Novelle e ‘Na fola pr’i mié putìn è disponibile nel volume antologico Falìstar (1981), corredata da annotazioni esplicative della grafia dell’autore.

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce regolarmente ogni venerdì.
Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui]

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Ciarin


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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