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Io dovrei parlare con qualcuno di bravo, sicuramente esistono professionisti ottimi e molto competenti, ma i terapeuti di cui abbisogno sono, purtroppo, tutti morti. Si. Perché io avrei necessità di una rinfrescata, un aggiornamento da parte di professori del calibro di Karl Marx, Antonio Gramsci, magari Giuseppe Di Vittorio, certamente Enrico Berlinguer e Pietro Ingrao, ma anche mio padre o a limite mia bisnonna.

Vorrei chiedere a loro come posso ancora, testardamente, ostinatamente, definirmi comunista in questo assurdo blob futuristico del primo ventennio del XXI secolo. Vorrei sul serio sentire la loro posizione, perché alle volte mi imbatto in compagni più stalinisti di Stalin, incontro posizioni talmente lontane da me che mi fanno venire dei dubbi sul mio sesso politico. Certo, direi che è inutile sottolineare la mia abissale lontananza politica da ogni forma di pensiero di destra, anche il più moderno e moderato, il mio assoluto anti moderatismo, la certezza di non essere rappresentato da qualsivoglia forma di centrismo, dall’essere molto lontano dal centrosinistra, ma spesso non mi rappresenta neppure più la sinistra radicale, di cui io sono elettore.

E allora? Proprio per questo motivo vorrei essere preso in carico da qualcuno dei professori che ho sopra nominato, ma pure da altri, Ernesto Guevara De La Serna, Jean Paul Sartre, Pablo Neruda, Nazim Hikmet, Pier Paolo Pasolini, Rosa Luxenburg, Lucio Magri, solo per citarne una minima parte.

Cosa vorrei dire in queste mie cicliche turbe sul chi sono, cosa mi rappresenta … un fiorino? Vorrei scavare nel significato antico delle parole, essere un compagno, un comunista (per sintetizzare) del secondo millennio cosa significa? Credo di essermi imbattuto in un percorso dattilografico irto di spine.

Nel secolo scorso, questi termini avevano una accezione univoca, ben identificabile da circa un terzo della popolazione italiana e da milioni di persone nel mondo. Ora questa nostra vituperata bandiera è sbrindellata in tanti sfilacci ed esposta ai venti dell’oblio.

Partirei, tanto per non farmi mancare nulla, dalla infame guerra in Ucraina. I perché sono molti, spesso camuffati, le ragioni di un conflitto che cova dal 2014 con migliaia di morti, prima dell’invasione, non possono essere nascosti. Ma ciò non toglie che esiste un invasore e un invaso, Putin non può essere scusato da una parte seppur minoritaria dei Partiti Comunisti nel mondo. Il Partito Comunista Russo farnetica in un suo documento, facendo una analisi storica limitata e semplificatoria delle ragioni che debbono risalire addirittura ai tempi dell’Unione Sovietica. L’imperialismo russo è un atto che va contro ogni tipo di concezione socialista di internazionalismo e abbattimento dei confini e delle frontiere.

“Non più confini, non più frontiere, ma solo al mondo rosse bandiere”.

Ho citato un esempio eclatante di estremismo di un gruppo politico che a mio avviso non può fregiarsi della parola compagno. Nulla centrano con me, come nulla ha mai centrato Stalin, dittatore sanguinario e il più grande sterminatore di comunisti nella storia del mondo. Lenin lo considerava poco intelligente e persona pericolosa, tra i suoi collaboratori non era per nulla un elemento di spicco, peccato che alla sua morte sia divenuto suo erede con la violenza. Poi, tanto per rimanere nella patria del socialismo realizzato (non quello reale che è rimasto chiuso nelle pagine del Capitale), l’odio che una parte della sinistra radicale nutre per la figura, per me rivoluzionaria, di Gorbaciov.

Un esponente comunista/sovranista (a parere mio pure reazionario) di casa nostra ha postato la sua felicità per la morte dell’ultimo segretario del PCUS con l’immagine di una bottiglia che si stappava, dicendo che era in fresco dal 1991. E quindi, per l’esimio proto comunista de noartri quale era la colpa di Gorbaciov? L’aver voluto riformare un sistema irriformabile? Avere voluto rendere trasparente un sistema torbido dove il Politburo decideva la sorte di milioni di cittadini? Avere reso più liberale un sistema liberticida? E quindi, proseguo con le domande al vento, in tanti compagni ritengono l’Unione Sovietica di allora la patria dell’uomo nuovo (mai nato, se non in casi singoli di persone eccezionali) e della libertà? E quindi Putin, figlioccio di Eltsin, reazionario e capital iper liberista è per qualcuno il paladino dell’antiamericanismo? Dimenticando il fatto che furono gli stessi americani e l’occidente tutto a brindare alla salute dello zar, in quanto aguzzino e killer del morente socialismo sovietico.

Perché al mondo non esiste un imperialismo buono e uno cattivo.

Fortunatamente sono 42 i partiti comunisti nel mondo che criticano aspramente l’intervento armato Russo in Ucraina, mentre pochi sostengono l’indifendibile posizione del Partito Russo che abbraccia la tesi della denazificazione dell’Ucraina con le armi. E’ uno scontro fra reazionari dove ovviamente, indipendentemente dai se e dai ma, chi invade uno stato sovrano ha torto. A nessuno questa invasione ricorda le mille guerre imperiali degli Stati Uniti per decomunistizzare l’America Latina, l’Indocina e svariate parti del mondo?

Giuro, mi sento una particella di sodio nell’acqua oligominerale della pubblicità.

Certo che lo so che ora in Italia ha appena giurato il governo più a destra dei tempi in cui c’era lui. Ma nel mio essere fuori tema per vocazione, stavo parlando d’altro.

Credo fermamente che il professarsi comunista nel mondo d’oggi, non ci connoti più come popolo, o come masse lavoratrici, ma ci disperda in mille rivoli, che abbracciano i due estremi dell’arco parlamentare, fino a diventare, in taluni casi, più realisti del re, con posizioni talmente contrapposte da mettere dalla stessa parte della barricata progressisti e reazionari, mentre occorre essere da una parte o dall’altra della barricata, se non si vuole diventare la barricata (Vladimir Ilʹič Lenin).

In questo mio articolo che consapevolmente ritengo patologico, vorrei concludere affermando che il marxismo non è morto: ha avuto un blocco dello sviluppo a causa di una grave mancanza di teste. Dalla morte del filosofo di Treviri e per quasi tutto il secolo breve la classe operaia, le masse lavoratrici hanno avuto una dignità rappresentativa, individuata nei tanti partiti comunisti e socialisti, anche in occidente e soprattutto in occidente, lottavano per il popolo. Ora quella dignità non c’è più. Il percorso evolutivo di un ideale, che ci saremmo pure accontentati fosse rimasta un’idea, muore a Padova nel 1984. Da quel giorno in poi, non solo in Italia, il proletariato e le sue evoluzioni hanno smesso progressivamente di essere rappresentate. Poi, mi rivolgo agli studiosi marxisti o marxiani di oggi, perché avete fatto diventare il pensiero del ragazzone di Treviri un dogma? Lui certamente non avrebbe gradito.

Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”
(A.G.)

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Cristiano Mazzoni

Cristiano Mazzoni è nato in una borgata di Ferrara, nell’autunno caldo del 1969. Ha scritto qualche libro ma non è scrittore, compone parole in colonna ma non è poeta, collabora con alcune testate ma non è giornalista. E’ impiegato metalmeccanico e tifoso della Spal.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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