Skip to main content

In una fase politica convulsa e faticosa stanno passando inosservate alcune azioni del governo che a mio avviso sono fondamentali e meritano di essere condivise: mi riferisco ai reati per danni ambientali.
Poco tempo fa infatti (per la precisione il 4 marzo) il Senato ha approvato con 165 voti favorevoli, 49 contrari e 18 astenuti il ddl sugli ecoreati (DDL 1345-S). Il provvedimento dopo le modifiche apportate ora ovviamente deve tornare all’esame della Camera, ma speriamo faccia presto perché sono stati introdotti i nuovi reati di inquinamento ambientale, di disastro ambientale, i delitti colposi contro l’ambiente, il traffico e l’abbandono di materiale radioattivo e molto altro. In particolare, il nuovo delitto di inquinamento ambientale (art. 452-bis) punisce con la reclusione da 2 a 6 anni e la multa da 10.000 a 100.000 euro chiunque, abusivamente, cagiona una compromissione o un deterioramento, significativi e misurabili delle acque o dell’aria o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo, ma anche di un ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna. Evviva, era ora! Anzi, per me sono ancora leggere queste pene.
Per il suo perfezionamento è ovviamente necessaria la causazione di un danno ambientale; inoltre la norma contempla la non punibilità per chi, pur commettendo reati di inquinamento e disastro ambientale, si adopera a ripristinare lo stato dei luoghi inquinati (il cosiddetto “ravvedimento operoso”).
Si tratta di un reato relativo a danno e di evento che prevede anche un requisito di illiceità speciale (riferito alla condotta) consistente nel fatto che l’azione delittuosa, per essere tale deve essere abusiva e prevede, comunque, la riduzione da un terzo alla metà della pena per chi si adopera a ripristinare lo stato dei luoghi e di un terzo per chi collabora con la magistratura. Insomma ci sono tanti paracaduti, ma intanto è un grande passo avanti. Un altro emendamento riguarda infatti la confisca delle cose che costituiscono il prodotto o il profitto del reato o che sono servite a commettere il reato.
Il delitto di disastro ambientale (art. 452-ter) punisce con la reclusione da 5 a 15 anni chiunque, abusivamente, cagiona un disastro ambientale; così come è stato introdotto dal Senato il delitto di omessa bonifica, per punire, con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 20.000 a euro 80.000, colui che, essendovi obbligato per legge, per ordine dl giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica.
Speriamo che gli eco furbi capiscano che si sta cominciando a fare sul serio.
E’ tanto tempo che non si fa niente. Prima esisteva solo il Codice civile (art. 2043 e 2050) e si parlava di danno ambientale senza definirlo (qualunque fatto doloso, criteri di valutazione, costo del ripristino, gravità del danno, etc). Solo da alcuni anni si è iniziato a parlare di responsabilità per colpa e poi vi erano tempi lunghi per verificare l’effetto del danno, spesso mancano gli strumenti di controllo, spesso il danno è così grande che non si definisce l’importo né si trova il colpevole. Insomma poca serietà. Speriamo ci sia un nuovo futuro pieno di onestà e di rispetto ambientale. Occorre ristabilire un clima di fiducia, rendere trasparenti i processi decisionali, effettuare delle analisi credibili, aver rapidità, certezza e efficacia dei controlli: cose ovvie che ancora non si verificano né si pretendendo con la dovuta convinzione.

tag:

Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

La redazione e gli oltre 50 collaboratori scrivono e confezionano Periscopio  a titolo assolutamente volontario; lo fanno perché credono nel progetto del giornale e nel valore di una informazione diversa. Per questa ragione il giornale è sostenuto da una associazione di volontariato senza fini di lucro. I lettori – sostenitori, fanno parte a tutti gli effetti di una famiglia volonterosa e partecipata a garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano che si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori, amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato 10 anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato Periscopio e naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale.  Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 

Oggi Periscopio conta oltre 320.000 lettori, ma vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it