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In Italia la libertà di stampa è importante, ma fino ad un certo punto

In Italia la libertà di stampa è importante, ma fino ad un certo punto

In Italia, Sigfrido Ranucci, il responsabile della principale (unica?) testata giornalistica pubblica d’inchiesta, Report, viene salutato sotto casa da una bomba che gli fa esplodere l’auto. Vive da anni sotto scorta: non si contano le querele, molte di esse palesemente temerarie, contro di lui. Il mondo politico ed economico interessato dalle inchieste di Report, salvo rarissime eccezioni, ha reagito sempre nello stesso modo: querelando, insultando, screditando, sbeffeggiando, minacciando Ranucci, spesso dagli scranni di un’istituzione. La RAI ha reagito minacciando di chiudere il programma, o più subdolamente di non firmare più le manleve o le polizze di assicurazione.

In Italia, Giorgia Meloni, presidente del consiglio, lascia dopo qualche minuto la conferenza stampa sulla manovra di bilancio piantando in asso tutte le testate. Nello stesso giorno, rilascia al Sole 24 Ore un’intervista esclusiva sulla manovra di bilancio. L’intervista viene pubblicata nello stesso giorno in cui i redattori del Sole 24 Ore si mettono in sciopero precisamente perché il direttore del giornale, Fabio Tamburini, ha affidato l’intervista ad una “collaboratrice esterna”, Maria Latella, facendo uscire il giornale in spregio alla decisione dell’assemblea dei redattori. Si chiama crumiraggio esterno, ed è un comportamento antisindacale, punito dalla legge (d.lgs 81/2015 art.14). Il comitato di redazione testualmente scrive:  “si approda a una deriva distopica nella quale gli intervistati si scelgono gli intervistatori con il beneplacito del direttore”. Quel giorno il giornale esce, oltre che con l’intervista a meloni, con diciotto pagine di contenuti probabilmente scritti dall’intelligenza artificiale, giusto per dare un assaggio del possibile futuro.
I giornalisti del Sole 24 Ore sono tuttora in sciopero. Per chi non lo sapesse, l’editore del Sole 24 Ore è Confindustria.

In Italia, tale Incoronata Boccia, attuale capo ufficio stampa Rai, dichiara pubblicamente che non c’è nessuna prova che Israele abbia mitragliato civili a Gaza, più altre amenità sui set cinematografici allestiti dai gazawi. In poche parole ha esplicitato la ragione per la quale, guardando i telegiornali della tv di Stato, non si capisce nulla dello sterminio in atto a Gaza e dell’occupazione violenta in Cisgiordania. Non si deve capire nulla, perché la realtà è troppo imbarazzante per uno Stato, l’Italia, che vende armi a Israele, compra armi da Israele ed ha appaltato la cybersecurity a Israele. Se voglio farmi un quadro più completo di quello che succede in Israele e Palestina, addirittura alcuni giornali israeliani mi aiutano molto più della grande stampa italiana.

In Italia, Bruno Vespa intervista un attivista della Global Sumud Flottilla e afferma: “posso dire che non ve ne fotte niente di portare aiuti alla gente?”. Sì, lui lo può dire. Vespa può dire quello che vuole, al massimo rischia una scritta sull’ascensore di via Teulada.

In Italia, Fanpage pubblica sul web un’inchiesta sulla gioventù di Fratelli d’Italia, realizzata attraverso persone infiltrate tra gli attivisti, in cui emergono razzismo, antisemitismo e fascismo a profusione. La reazione di Meloni è: “infiltrarsi nelle riunioni dei partiti politici è da regime”.

In Italia, se un presidente degli stati uniti ti tratta come una prostituta di lusso, la grande stampa non fiata, né fiata la diretta interessata, che anzi sorride compiaciuta. Se un sindacalista afferma che la diretta interessata si è fatta trattare come una dama di corte, la grande stampa afferma che il sindacalista è un sessista.

In Italia, Roberto Saviano e Rosaria Capacchione sono stati minacciati di morte direttamente in un’aula di tribunale per le loro inchieste sul clan dei Casalesi. La Corte di Appello ha confermato le blande condanne in primo grado: tra un anno i condannati sarebbero liberi (Bidognetti no, ma perché rimarrà in carcere per altri reati).

In Italia, e credo solo in Italia, può accadere che un orgoglioso erede politico dei promulgatori delle leggi razziali, Maurizio Gasparri, depositi in Senato un disegno di legge che intende punire manifestazioni di pensiero contro il sionismo, rendendole equivalenti all’antisemitismo, e promuovere corsi obbligatori di rieducazione filoebraica nelle scuole e università. Manca solo che il ministro fascista della Giustizia Arrigo Solmi, che chiese a tutti i magistrati una dichiarazione di non appartenenza alla razza ebraica per continuare a lavorare, resusciti e chieda ad ogni giudice una dichiarazione di purezza semita.

In Italia, i principali mezzi di informazione su carta stampata sono nelle seguenti mani: Corriere della Sera, Urbano Cairo (anche proprietario de La7); Repubblica, la Stampa -più una galassia di radio- GEDI (famiglia Agnelli);  Il Messaggero, il Mattino, Francesco Gaetano Caltagirone (il più potente immobiliarista italiano, grande investitore in Generali); Libero, Il Tempo, Il Giornale, Antonio Angelucci (il più potente proprietario di cliniche private in Italia, parlamentare con il record di assenze). Tra i grandi giornali, l’unico controllato in buona parte dagli stessi giornalisti che vi scrivono è il Fatto Quotidiano. (nb anche “il manifesto” è in mano alla cooperativa dei giornalisti e tecnici stampatori ma stampa meno copie dei sopracitati, le cui vendite peraltro sono in caduta libera, tranne il Fatto che è l’unico a incrementare le copie vendute).

Reporters Sans Frontières stila una classifica annuale della libertà di stampa nel mondo (qui) che si basa sull’analisi di una serie di indicatori:  contesto politico, legale, economico, socio-culturale e sicurezza dei giornalisti. In questa classifica, la Norvegia è prima, l’Italia (peggiore tra i paesi occidentali d’Europa) quarantanovesima. Israele è in posizione 112 su 180. Fra le peggiori, in compagnia di Nord Corea e Afghanistan, ci sono Russia e Cina. Cito Anne Bocandè, direttrice di RSF: “Per la prima volta nella storia dell’Indice, la libertà di stampa è al suo minimo storico. Gli attacchi fisici contro i giornalisti sono le violazioni più visibili della libertà di stampa, …ma la pressione economica rappresenta un problema grave e più insidioso” a causa della “…concentrazione della proprietà, alla pressione degli inserzionisti e dei finanziatori, e a un sostegno pubblico limitato, assente o distribuito in modo poco chiaro. I media di oggi lottano tra preservare la propria indipendenza editoriale e garantire la propria sopravvivenza economica…. Quando i media sono in difficoltà finanziarie, vengono trascinati in una corsa per attrarre pubblico a scapito di un’informazione di qualità, e possono cadere preda degli oligarchi e delle autorità pubbliche che cercano di sfruttarli. Quando i giornalisti sono impoveriti, non hanno più i mezzi per resistere ai nemici della stampa: coloro che promuovono la disinformazione e la propaganda”.

Per parafrasare l’ormai celebre motto di un ministro della repubblica, in Italia la stampa libera è come il diritto internazionale, importante ma fino ad un certo punto: fino al punto in cui non rompe le scatole.

 

Photo cover: prima pagina de La Stampa del 9 luglio 2024, che annuncia il decreto del governo Mussolini sulla censura della libera stampa

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, anche se lo stipendio fisso lo ha portato in banca, dove ha cercato almeno di non fare del male alle persone. Fa il sindacalista per colpa di Giorgio Ghezzi, Luciano Lama, Bruno Trentin ed Enrico Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.

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