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Ausmerzen

Ausmerzen

Ho difficoltà a scrivere cose intelligenti, non ovvie, non reiterate, parole che oltrepassino la vergogna dello scriverle.

Scrivere, parlare, agire, sono però una pulsione irrefrenabile di fronte all’annientamento della popolazione di Gaza in particolare e di quella Palestinese in generale. Un genocidio è in atto: una parola ancora non sdoganata da tutte le menti, in tanti anche a sinistra continuano a provare fastidio nei confronti di un termine incontrovertibile. Il governo di Israele gode di una impunità mai riscontrata per nessun altro stato, se non gli Stati Uniti, forse anche maggiore. Le sofferenze che gli Ebrei hanno subito in quanto comunità religiosa, hanno sicuramente pochi pari nella storia dell’umanità. Molto prima dei nazisti, i figli di Abramo hanno subito delle persecuzioni, avvenute per la stragrande maggioranza per mano di popolazioni europee e non arabe. Gli Ebrei ebbero lo stigma dei loro avi che, secondo le sacre scritture, mandarono a morte Gesù Cristo il Nazareno, figlio della Palestina e padre della Sacra Romana Chiesa. Da lì, cioè duemila anni fa, nasce la storia. Detto questo, le stesse popolazioni occidentali, dopo avere contribuito in parte all’Olocausto perpetratosi in Europa (e non in oriente) dal 1941 al 1945, Olocausto che ha visto il macello di sei milioni di esseri umani in Germania, Italia, Francia, Polonia, Austria, Russia, per pulirsi la coscienza hanno stabilito la necessità di creare uno stato per il popolo di Israele. Da molto prima della seconda guerra mondiale comunità di Ebrei si trasferirono in Palestina, o Israele che dir si voglia. Ma è il 14 maggio 1948, quando il presidente del Consiglio nazionale ebraico Ben Gurion proclama la fondazione dello Stato di Israele. Ed è un anno dopo che il popolo Palestinese si accorge di non avere più una patria: nel dicembre del 1949 inizia la “catastrofe”, la Nakba, molto, molto simile al più conosciuto Esodo, ma con valore ben diverso agli occhi del mondo. Quasi un milione di persone senza una casa, senza una terra, senza la propria storia. E da lì inizia una sequela di massacri senza fine, dove esiste un invasore e un invaso (già sentite queste parole vero?). Tra le fila Palestinesi nasce e cresce una resistenza armata, partigiana dal loro punto di vista, terrorista dal punto di vista dell’occidente. Tentativi di dialogo e accordi ci sono, il più famoso è quello tra Arafat e Rabin, meglio conosciuto come accordo di Oslo, dove venne riconosciuta l’Autorità palestinese su parte di Gaza e della Cisgiordania. Accordi violati poi da entrambe le parti, che sfociarono nell’eclatante assassinio di Yitzhak Rabin da parte di un colono israeliano di estrema destra.

Da non dimenticare la lotta intestina tra Al Fatah (di ispirazione socialisteggiante) e Hamas (nazionalismo religioso di estrema destra) avvenuta nel primo decennio del ventunesimo secolo, dove gli Stati Uniti e buona parte del parlamento israeliano parteggiavano per la formazione terroristica di Hamas.

Poi venne il 7 ottobre 2023, quando Ḥamās lanciò il più grande attacco terroristico in territorio israeliano dai tempi della guerra arabo-israeliana del 1948, uccidendo circa 1.200 persone e prendendone in ostaggio circa 250. Un macello, una carneficina, una falla nel sistema di difesa israeliano, considerato il più efficace e sofisticato del mondo.

Da quel giorno sono passati circa sessantamila morti, di cui diciottomila bambini, decine di migliaia di corpi ancora sotto le macerie; alla macabra contabilità mancano i morti per fame, malattia, mancata cura, circa due milioni di persone in preda a fame, carestia e malattia. Dall’ottobre del 2023 sono state sganciate su Gaza ottantacinquemila tonnellate di bombe, rendendo la striscia “un territorio non adatto alla vita umana” come da dichiarazione ONU del 2025. A breve inizierà l’operazione di terra per spianare definitivamente quella terra fino al mare Mediterraneo.

Il governo nazista (non conosco un altro termine per definire chi perpetra la pulizia etnica in maniera sistematica e scientifica) di Israele, in molti suoi elementi ritiene non esista un palestinese innocente, che sia uomo, donna o bambino. Quindi l’estinzione di un popolo è l’obiettivo dichiarato. Esistono voci di dissenso in Israele? Sicuramente sì, ma sono poche e insufficienti, le manifestazioni contro Netanyahu sono per la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas, non contro il genocidio della popolazione di Gaza.

E le altre guerre? Ucraina, Africa, il Mondo intero? Sono una aberrazione della malvagità umana, non degna di respirare l’aria di questo pianeta, ma a Gaza non c’è una guerra, c’è un tiro al bersaglio. Bombe, fucili di precisione sui bambini, giornalisti e indigeni affamati sono lo sport dilagante tra le fila dell’esercito “più umanitario del mondo”. Persone considerate meno di animali, annientate come esseri infestanti: così si classifica un popolo da parte degli invasori. Non è abbastanza? Ma Israele è una democrazia … ricordo che nel ’20 e nel ’30 furono votati pure Mussolini e Hitler. Il Sud Africa dell’apartheid era democratico? Quali sono le differenze con l’Israele di oggi? Credo che il democraticissimo occidente faccia troppi sconti ad uno stato guerrafondaio per definizione, dove viene confuso il diritto alla difesa con l’annientamento etnico di un altro popolo.

Ausmerzen (sradicare, estirpare): pure questa l’ho già sentita da qualche parte. Davvero nel ventunesimo secolo esistono vite non degne di essere vissute?

Photo cover tratta dal sito euromedmonitor.org

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Cristiano Mazzoni

Cristiano Mazzoni è nato in una borgata di Ferrara, nell’autunno caldo del 1969. Ha scritto qualche libro ma non è scrittore, compone parole in colonna ma non è poeta, collabora con alcune testate ma non è giornalista. E’ impiegato metalmeccanico e tifoso della Spal.

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