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‘L’occhio della gallina’, autoritratto cinematografico

Un film-denuncia di chi va controcorrente con una parola d’ordine: resistere

Proiettato al SalinaDocFest, L’Occhio della gallina, di Antonietta De Lillo, classe 1960, è l’autoritratto di una regista relegata ai margini dell’industria cinematografica dopo un lungo contenzioso giudiziario, iniziato nel 2004, legato alla distribuzione del suo film di maggior successo, Il resto di niente, che avrebbe potuto consacrarla al grande pubblico.

‘Colpevole’ di avere criticato l’Istituto Luce per aver distribuito il suo film in sole 20 copie, la De Lillo si vede citata in giudizio per diffamazione dallo stesso Istituto, con una richiesta di danni per 250.000 euro. La vicenda giudiziaria durerà quasi 10 anni, con ragione alla regista che ne esce provata ma resistente.

Superare l’isolamento

Antonietta De Lillo ripercorre la propria carriera partendo dagli inizi, tra reportage, giornalismo, televisione e la voglia di fare il cinema a Roma, dove ha lavorato in molti ruoli, da fotografa di scena ad assistente operatrice. Grazie all’incontro con Giorgio Magiulo, giovane operatore Rai che sognava il cinema. Perché alla regista piace seguire le sorti delle persone e aiutarle a realizzare i loro sogni.

“Mi sono detta, sai che c’è, mi trasferisco a Roma e vediamo un po’ come si fa questo cinema”. Antonietta De Lillo

Il film-documentario, di 93 minuti, è un intenso e accorato racconto di vita fatto di interviste, ricostruzioni e archivi personali, cinematografici e televisivi, che mostra le difficoltà di chi va controcorrente e la creatività e la resistenza necessarie a reinventarsi con i mezzi a propria disposizione.

Questi frammenti di archivi e video sono direttamente proiettati sulle pareti dello studio che De Lillo sceglie come set, circondata da collaboratori e dalle figlie. Una sorta di lavoro collettivo, rappresentato anche dal lancio del format del ‘film partecipato’, o di ‘documentario di remix’ di materiali preesistenti.

Tra una sequenza d’archivio e una dichiarazione di oggi, una gallina anarchicamente si aggira per le stanze, facendo ironicamente da alter ego alla regista, che rivela il senso del titolo: un capovolgimento della visione, che assomiglia all’esperienza paradossale di emarginazione vissuta. Il capovolgimento è insito nel funzionamento dell’occhio della gallina che si chiude al contrario, dal basso verso l’alto.

Così, mentre il cinema le viene negato, De Lillo ne riafferma le doti culturali e artistiche, raccontandolo anche come strumento di cura e antidoto contro l’ingiusto isolamento, con un importante ruolo comunitario, culturale e politico.

Un diario forte ed esaustivo che insegna a non mollare mai, a trovare la forza e la spinta per la creatività sempre e ovunque.

Resistere

Antonietta De Lillo racconta di essere nata fortunata: mai era stata una bambina che di fronte a un negozio di pasticcini desiderasse qualcosa che non poteva avere.

Ma trovarsi di fronte a diritti negati è stato per lei pesante, un vero capovolgimento.

Raccontare l’ingiustizia è il suo modo di resistere, in una società ormai disabituata ad ascoltare e aiutare a trovare la verità. Oggi, si passa davanti a problemi e fragilità e si fa finta di non vedere. Anzi, spesso, ci si volta dall’altra parte.

Aprire la propria casa di produzione, Marechiaro film, è il suo modo di resistere in un mondo che non sta a sentire.

Note di regia

La strada scorre veloce dietro di me, poi il buio. Guidavo il motorino quando un ufficiale giudiziario mi investì con la sua auto. Avevo 23 anni. È stato in quel momento che la mia storia con il cinema e con la giustizia è iniziata. Pensai che dai soldi dell’assicurazione avrei potuto fare un film e, insieme al mio compagno dell’epoca, decidemmo di organizzarlo. In realtà il risarcimento non arrivò mai ma riuscimmo lo stesso a realizzare nel 1985 il nostro primo lungometraggio, esordio felice, premio speciale ai Nastri d’Argento e candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento come migliore opera prima. Così è cominciata la mia carriera come regista e produttrice, caratterizzata dalla creazione di film liberi e indipendenti, ma con l’inizio del nuovo millennio è cambiato tutto. Mi sono trovata in un mondo per me completamente alieno e da allora, per tutto questo tempo, ho avuto una sola frase in testa, suggeritami da un’amica per me molto cara: Non fermarti mai!

L’Occhio della Gallina vive dell’emozione di trovarmi dall’altra parte della telecamera per la prima volta nella mia carriera. La narrazione è in bilico tra memoria e presente, realtà e immaginario, per questo ho scelto un linguaggio ibrido tra finzione e cinema del reale.
La forma cinematografica dell’autoritratto mi permette di porre l’emotività in primo piano, anche rispetto ai fatti, seppur violenti e unici nel panorama cinematografico, che hanno caratterizzato i miei ultimi vent’anni di carriera. La particolarità del film è da una parte la ricostruzione delle tappe più importanti di una lunga battaglia giudiziaria che si è svolta dentro e fuori le aule del tribunale, dall’altra la forza di un racconto dal vero, che non è una storia chiusa ma ancora in divenire, dove tutto ancora sta accadendo e può accadere, davanti allo sguardo dello spettatore. (Antonietta De Lillo)

Antonietta De Lillo

Nasce a Napoli il 6 marzo 1960. Inizia la sua carriera professionale come fotoreporter per diversi quotidiani e settimanali. Nel 1985, dirige con Giorgio Magliulo il suo primo lungometraggio Una casa in bilico, vincitore del Nastro d’Argento come migliore opera prima e del Premio Casa Rossa al Bellaria Film Festival. Nel 1990, è al suo secondo film, Matilda, sempre realizzato in collaborazione con Giorgio Magliulo. Tra il 1992 e il 1999, firma numerosi documentari e video ritratti tra i quali: Angelo Novi, fotografo di scena La notte americana del dr. Lucio Fulci. Nel 1995 dirige Racconti di Vittoria, Premio del Sindacato Critici Cinematografici alla 52° Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1997 dirige Maruzzella, episodio del film collettivo I Vesuviani, e nel 2001, Non è giusto, presentato al 54° Festival del Cinema di Locarno. Nel 2004, dirige Il resto di niente, evento speciale alla Mostra del Cinema di Venezia e vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui tre candidature ai David di Donatello, il Premio Flaiano come migliore sceneggiatura e cinque candidature ai Nastri d’Argento. Nel 2007, fonda Marechiarofilm, società di produzione e distribuzione con cui nel 2011 realizza, in qualità di ideatrice e curatrice del progetto, il primo film partecipato in Italia, Il Pranzo di Natale, primo di una lunga serie di film partecipati insieme a tantissimi giovani collaboratori e collaboratrici. Nel 2024 il suo ultimo documentario, L’occhio della gallina, viene presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Pubblicato su Taxidrivers

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’, Roma Film Corto Festival), è vicepresidente di Ferrara Film Commission e segue la comunicazione del Ferrara Film Corto Festival ‘Ambiente è Musica’. Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Congo, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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