Bergoglio e Gorbaciov, eccentrici potenti:
questo mondo non era fatto per loro
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Bergoglio e Gorbaciov, eccentrici potenti: questo mondo non era fatto per loro
Trovo suggestiva la tesi che accosta il cardinal Bergoglio, divenuto Papa Francesco, a Michail Gorbaciov, parlando di entrambi come dei demolitori di quell’impalcatura statale, imperiale o religiosa della quale avevano scalato i gradini fino al loro vertice. Da una parte l’Unione Sovietica, dall’altra la Chiesa Cattolica. La cosa curiosa è che coloro che tracciano questo parallelismo danno al medesimo una connotazione negativa, mentre personalmente gli attribuisco una valenza positiva, per quanto drammatica.
Sono consapevole del fatto che la mia affermazione possa suonare superficiale, per qualcuno addirittura offensiva. Superficiale magari lo è, ma come le considerazioni di coloro che pontificano, appunto, sull’argomento senza esserne degli studiosi (cioè quasi tutti); offensiva perché una visione profondamente riformatrice del responsabile massimo dell’ Impero (poi divenuto “comunista”) più esteso del mondo con 15 repubbliche, o del Papa di una Chiesa che raduna più di un miliardo di fedeli e 25 chiese di diritto proprio, non può che portare sconvolgimenti tali da cambiare per sempre, qualche volta in peggio, la vita di molte persone. Effetti più accostabili ad una rivoluzione che ad una riforma.
Un elemento che mi fa pensare che un uomo sia nel giusto è quando viene attaccato frontalmente dai fanatici o dai puristi di una parte e della parte opposta.
Bergoglio per alcuni era l’Anticristo, un emissario del demonio nella casa di Dio, un eretico dell’ ortodossia dottrinale. Per altri era un conservatore nei costumi e un opaco custode dei più torbidi segreti della Chiesa. Gorbaciov per molti fu un innovatore timido e maldestro, che lasciò le riforme a metà peggiorando il tenore di vita del suo popolo; per altri fu il distruttore unilaterale della cortina di ferro, il liberalizzatore che aprendo la porta agli indipendentismi ridusse la Russia a paese minore, favorendo l’espansione della Nato fino ai suoi confini.
Questa polarizzazione dei giudizi non tiene conto di un problema gigantesco eppure basico, che accomuna il cursus di queste due personalità, e che entrambi si trovarono a dover affrontare: per arrivare a diventare Papa, per arrivare a diventare il presidente del PCUS, quanti debiti dovresti pagare a gente convinta di vantare dei crediti nei tuoi confronti? Quando arrivi in cima, pensi che siccome sei diventato il capo e hai una visione potrai condurre facilmente in porto le riforme che hai in mente? Pensi che essere arrivato in vetta sia gratuito?
Qualcuno pensa che fosse un gioco da ragazzi per il Papa riformare lo IOR? Bergoglio, appena divenuto pontefice, aveva istituito un gruppo di lavoro per la riforma dello IOR, salvo poi rendersi conto che lo IOR non è riformabile, perché non puoi bonificare una falda inquinata fin dalla sua roccia d’origine. Qualcuno pensa che sia una passeggiata liberare la Chiesa dai preti pedofili? Gli abusi sono quasi tutti di tipo omosessuale. Però quando Bergoglio conferma che le relazioni omosessuali non sono allo stesso livello di quelle eterosessuali (per il disappunto delle organizzazioni cattoliche gay) è un reazionario. Quando non riesce a debellare la piaga (temo diffusissima) dell’abuso sessuale sui minori, nonostante promulghi una normativa che punisce anche la negligenza nelle denunce, ed abolisca il segreto pontificio nei casi di violenza sessuale, è un debole, anzi un ipocrita. Ricordiamo che il defunto cardinale George Pell, accusato di violenze sessuali in proprio e di insabbiamenti di violenze altrui, condannato e poi prosciolto in terzo grado, era divenuto sotto Bergoglio il responsabile e riformatore delle finanze vaticane, ma dopo le condanne Bergoglio dovette rimuoverlo dall’incarico. E’ semplice dentro il Vaticano separare nettamente il bene dal male? Separarlo all’interno della stessa persona? Ancora: qualcuno ritiene fosse agevole per Bergoglio rivelare la verità sul caso Orlandi, ammesso che la conoscesse? Che fosse facile fare tutto questo perché in fondo eri il Papa, e assommavi su di te i tre poteri che in uno Stato laico sono separati? (Che fosse facile, intendo, se tenevi al fatto di “fare ritorno alla casa del padre” di morte naturale). Se sei il Papa e vuoi riformare la Chiesa, ci sarà sempre un mucchio di gente che si sentirà mortalmente minacciata nel suo potere o nei suoi privilegi (più o meno torbidi); quindi riformare si avvicinerà per definizione a rivoluzionare.
Quanto a Gorbaciov. Tentò di fare qualcosa che al tempo stesso era necessario e prematuro. Necessario, perché il muro di Berlino sarebbe crollato lo stesso e il patto di Varsavia sarebbe defunto lo stesso, e la stessa Unione Sovietica sarebbe deflagrata ugualmente sotto i colpi degli irredentismi e dei fanatismi, e l’economia sovietica non avrebbe retto a lungo senza un’apertura a metodi di accumulazione del capitale e distribuzione del reddito che superassero l’economia pianificata. Tutte queste cose sarebbero accadute lo stesso, prima o poi. Gorbaciov provò a farle accadere prima. Aveva una visione anticipatrice degli eventi, ma le cose che aveva in mente di fare, di accelerare o di accompagnare erano troppo grandi per una persona sola, per quanto visionaria.
Ma quindi, se Bergoglio e Gorbaciov hanno distrutto più di quanto hanno costruito, se non sono riusciti, se non in piccola parte, a realizzare le riforme che avevano in mente, dove sta la peculiarità del loro lascito? Oggettivamente, sta nel fatto che hanno costruito o tentato di costruire un ponte di pace in mezzo ai marosi di una geopolitica sull’orlo di una guerra atomica, sia negli anni ottanta sia adesso. Gorbaciov è stato il principale artefice del disarmo nucleare culminato nel 1987 con il trattato che eliminò gli arsenali a medio raggio, firmato assieme a Ronald Reagan. Bergoglio è stato l’unico Capo di Stato a invocare la diplomazia invece della guerra, a dichiarare che la pace si fa preparando la pace, ed è rimasto inascoltato, spesso ridicolizzato in vita, salvo naturalmente essere blandito subito dopo morto. Soggettivamente, sono due statisti che hanno fatto il primo passo senza aspettarsi qualcosa in cambio. Niente do ut des. Intanto do, per primo. Una follia agire così, dentro le relazioni di potere. In questo senso possono essere considerati dei giocatori d’azzardo. Ma a differenza di Trump, che gioca a poker con la vita delle persone e lo fa in una logica puramente mercantile, l’azzardo di Bergoglio e Gorbaciov è consistito nel fidarsi delle persone, anche del nemico, facendo la prima apertura di credito (Gorbaciov) o indicando agli altri potenti (Bergoglio) che senza comprendere – non giustificare – le ragioni di un conflitto non si inverte la logica della guerra. Ricordiamoci che a Gorbaciov nel 1991 fu promesso che la Nato non si sarebbe spinta un centimetro più a est dell’ex Germania Orientale (chi sostiene che questa sarebbe una balla, può leggere qui un interessante articolo sull’argomento). Ecco: se c’è un azzardo che posso rimproverare a questi due eccentrici potenti è stato quello di essersi fidati delle persone. Questo mondo non è fatto per gente come loro.

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Nicola Cavallini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
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