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Non si sa se sia più misterioso il futuro che le attende o il passato da cui provengono. Le storie del primo romanzo della trilogia “Muchachas” di Katherine Pancol (Bompiani, 2014) sono vite di donne in fuga o tremendamente paralizzate dalla paura.
Hortense, Joséphine, Zoé, Léonie e Stella amano, stanno in bilico tra rinuncia e azzardo, ma riescono anche a compiere l’inaspettato. Stella e Léonie, soprattutto. Le loro vite ne hanno dietro e dentro altre, legami di sangue riscoperti o spezzati solo grazie al tempo. Stella e Léonie sono madre e figlia, unite nella violenza subita da un uomo bruto, Ray, che ha fatto della mortificazione agli altri il gusto della propria esistenza. Lui crede di averle distrutte dentro per possederle per sempre, ma entrambe riescono a fuggire, con l’anima anche se non il corpo.
Stella è giovane e bella, non capisce perché tutta quella violenza domestica, non capisce cosa possa impedire questa assuefazione al male. Qualcuno, un giorno, le dirà che sta solo in lei decidere se essere felice e che, se ci riuscirà, sarà la più forte.
Stella fa domande fino a risalire alla verità su Ray, nulla potrà mai più legarla a lui, la verità sarà la sua forza, finalmente sente parole che chiariscono e non che offuscano. Stella può ricominciare e scrollarsi di dosso tutto quel dolore, il maleficio è finito e può darsi nuovi obiettivi, “abbiamo tutti, a un certo punto della vita, il privilegio di afferrare un inizio di felicità. Vogliamo tutti prenderlo delicatamente e farlo durare il più a lungo possibile. È questo il difficile, farlo durare”.

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Katherine Pancol

Léonie ha un segreto che l’ha resa libera pur nella schiavitù di Ray, ha passato tutta la vita cullando ciò che nessuno sapeva e che lei aveva vissuto: una manciata di giorni d’amore, di emozioni e di rispetto, a questo ricordo si aggrapperà ogni istante, anche quando sarebbe stato meglio morire sotto le percosse e le umiliazioni di Ray. Fu per Léonie una parentesi brevissima, l’unico momento di vita vera, l’unica intimità che Ray non avrebbe mai potuto violare, Ray non l’avrebbe mai saputo. Non ce ne sarebbero stati altri di giorni così, ma quel ricordo le valse per sempre. La verità rivelata, dopo tanti anni, a Stella diventerà liberatoria anche per Léonie, verrà finalmente spezzato tutto il male subito.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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